domenica 31 luglio 2011

Articolo di repubblica su situazione braccianti Nardò

http://bari.repubblica.it/cron​aca/2011/07/31/news/nard-19847​161/?ref=HREC1-5
Seguiteci e sosteniamo la lotta dei braccianti,i quali sappiamo non essere schiavi e con la loro forza e consapevolezza dei rischi stanno portando avanti una battaglia e ovviamente siamo al loro fianco,per il lavoro per i diritti e per la libertà.
Avanti uniti possiamo cambiare,divisi possiamo solo obbedire e noi non vogliamo obbedire alla schiavitu del capitalismo!

sabato 30 luglio 2011

[BSA NAZIONALE] DA NARDO': CON LA CAMPAGNA "INGAGGIAMI CONTRO IL LAVORO NERO" SCIOPERO DEI LAVORATORI BRACCIANTI!

 Nardò, Lunedì 1 agosto 2011
Anche questa mattina praticamente nessuno è andato a lavorare nelle campagne di Nardò. Il primo sciopero completamente auto organizzato dei lavoratori braccianti, tutti immigrati, che raccolgono pomodori ed angurie in Puglia continua. Dalla Masseria Boncuri, ci dicono che i braccianti si sono organizzati e si sono divisi i compiti tra loro, utilizzando moltissimo i cellulari riescono a rendere efficace uno sciopero che in Puglia non si era mai visto. Il tutto avviene attraverso forme pacifiche di relazione tra pari, che dimostrano come, al di la dei facili slogan l’auto organizzazione rompe il paternalismo di chi per decenni ha visto i migranti come soggetti dipendenti da assistere senza mai dargli la possibilità di prendere voce. Lo sciopero inoltre mette insieme rivendicazioni di diritti, salari, e rischieste di accoglienza degna, un terreno di lotta inedito e replicabile in molte parti del paese.

Nardò, 31 Luglio 2011 

Ieri mattina nella campagna di Nardò è successo qualcosa di sorprendente. Quaranta lavoratori migranti stavano raccogliendo pomodori per 4 euro a cassone, un'ora circa di lavoro. Quando il caporale chiede loro di svolgere un'ulteriore mansione, esigono un adeguato aumento di compenso. Ovviamente non lo ottengono, e fin qui niente di inedito. Ma a differenza delle altre, questa volta tutti e quaranta i lavoratori decidono di non prestarsi all'ennesimo sopruso e di propria spontanea iniziativa abbandonano il campo interrompendo la raccolta.

Da vent'anni in queste campagne si assiste ad uno strutturale e diffuso fenomeno di sfruttamento di centinaia di stagionali migranti. Le condizioni di indigenza e la drammatica precarietà in cui vivono li spingono a sperare, ogni mattina, di essere reclutati dai caporali per paghe da miseria. La quantità di forza lavoro disponibile eccede di gran lunga la reale necessità di impiego, producendo un effetto di livellamento verso il basso dei compensi e della qualità delle condizioni lavorative. In altri termini, per ogni migrante che rifiuta di lavorare per pochi euro l'ora, ce ne sono altri dieci pronti ad implorare di essere reclutati pur di guadagnare almeno i soldi per mangiare.



Ma ieri mattina i migranti della Masseria Boncuri hanno fatto fronte comune incrociando le braccia in un'unica protesta. Per la prima volta li abbiamo visti radunarsi in assemblea e definire i punti salienti delle proprie rivendicazioni. Li abbiamo guardati con compiaciuto stupore mentre nominavano tra loro un rappresentante per ogni comunità: sudanesi, francofoni, nord-africani sono riusciti a superare le differenze di etnia e condizione lavorativa stabilendo una piattaforma comune di richieste e contestazioni. Denunciano lo sfruttamento del lavoro nero e il sistema dei finti ingaggi che consente ai caporali di far lavorare più migranti irregolari sotto un unico ingaggio falso. Pretendono il rispetto dei compensi definiti dal contratto provinciale, stabilendo un minimo sindacale di 6 o 10 euro a cassone a seconda della varietà di pomodoro. Chiedono alle autorità competenti di effettuare in modo sistematico i controlli nei campi ed esigono un impegno reale per l'avvio di meccanismi di incontro tra domanda e offerta in grado di eliminare l'intermediazione del caporalato tra imprenditore e operai. Rivendicano diritti, finalmente consapevoli del ricatto cui ogni giorno si sottopongono e decisi a scioperare finché non vedranno segnali concreti di un'inversione di rotta.

La protesta iniziata ieri è stata completamente spontanea e autogestita. Oggi buona parte dei lavoratori sono rimasti presso la Masseria rifiutandosi di andare a lavorare. La campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero” già dall'anno scorso prevede pratiche, oltre che di assistenza e accesso ai servizi, di sensibilizzazione e informazione dei lavoratori rispetto al fenomeno del lavoro sommerso e alle normative contrattuali vigenti in agricoltura, che speravamo potessero fornire gli strumenti necessari per una presa di coscienza collettiva dei migranti in quanto specifica categoria lavorativa sfruttata. Oggi possiamo dire che dalla consapevolezza dei diritti esigibili possono nascere principi di autorganizzazione che, se tutelati da una presenza concreta e di supporto, trovano il terreno favorevole per permettere ai braccianti di ribellarsi alle condizioni di schiavitù su cui si erge gran parte del sistema agricolo italiano. Auspichiamo che le rivendicazioni emerse fino ad ora siano l'inizio di un processo di emancipazione che a partire dal basso venga riconosciuto dalle istituzioni competenti. Dal campo di accoglienza per braccianti di Nardò è nata un'esperienza che ha prodotto risultati concreti in termini di emersione del lavoro nero che crediamo possa essere un valido modello replicabile anche altrove.

Brigate di Solidarietà Attiva


venerdì 29 luglio 2011

Ragazze e ragazzi della BSA attivi nella realtà precaria

Abbiamo inviato spesso la nostra presentazione come associazione di volontariato,federata a livello nazionale da altre associazioni territoriali,le quali hanno autonomia piena nei propri territori.
Abbiamo composto uno statuto più aperto e ampio possibile,per non ricalcare strutture esistenti come piramidali,ma essere umili e come parola d'ordine:"L'ultima/o arrivata/o conta quanto il primo/a che ha fondato la BSA".

Con questo modello ci si presenta spesso in maniera generale,mostrando un gruppo solido a livello nazionale,concreto e deciso col motto "Prima fare e poi parlare".
Ma facciamo una considerazione più completa e personale su chi compone questa Brigata,chi sono le ragazze e ragazzi,che ne fan parte e portano avanti progetti,sostengono lotte e discutono in modo tecnico di problematiche molto sentite,ma poco gestite in questo nostro paese (vedi immigrazione,indigenti,casa,piani regolatori,speculazione ambientale)!
Comincerei da una grande presenza di donne (65%),molti giovani e di varie estrazioni ideologiche.
Detto questo vorrei fare un appunto molto più serio sulla situazione dei componenti di questa associazione;molte/i di noi sono studenti (universitari e non),ricercatori,lavoratori autonomi,dipendenti privati e pubblici,disoccupati e in maggioranza precari!
Molto spesso vediamo persone affaccendate nelle cause più nobili,ma poi veniamo a sapere che ricevono compensi oppure lo fanno a perdi tempo,mettendo così in risalto uno status di volontariato,denigrandone l'originale propensione alla solidarietà.
Abbiamo ragazze che lavorano e studiano,ma trovano il tempo per andare in questura,prefettura per cercare verità e giustizia per quei migranti sbattuti da un capo all'altro del paese.
Ragazzi e ragazze le quali ferie diventano una settimana nel campo di Nardò,oppure come quando eravamo  a L'Aquila,dove non si sono risparmiati nel lavoro quotidiano,lasciando per un momento da parte studi e famiglia,per dare quella solidarietà sociale,storpiata dalle dirigenze della Protezione Civile.
Ragazzi dedicati agli studi all'interno della BSA,prendendone spunti e donando le proprie capacità alle cause che sosteniamo,come i ragazzi che stanno partendo adesso per Lampedusa.
Persone il cui esercizio pricipale è diventata discussione e la ricerca di verità sociali nascoste e qualche volta dimenticate nelle giornate di depressione lavorativa.  
Così portiamo avanti i progetti senza guadagnarci un centesimo, i soldi che ci arrivano,vengono ripartiti nelle lotte,nei progetti vedi osservatorio a Lampedusa e Nardò (solo per citare i più importanti).
Quando si fanno serate di autofinanziamento o presentazioni in giro per l'Italia,le facciamo con le nostre risorse ci rimborsiamo i biglietti dei viaggi tra di noi,perchè crediamo che uniti possiamo cambiare,ma divisi possiamo solo obbedire.
Non è uno sfogo anzi è un modo di ricordarsi chi siamo e perchè facciamo quel che facciamo,non abbiamo nessuna intenzione di entrare in politica,siamo concentrate/i sulla situazione attuale nella quale tutte i/le briganti sono coinvolti/e.
Siamo vittime di questo sistema capitalista e non cerchiamo la via liberista per risolvere problemi parziali o individuali e vista la composizione femminile e giovanile,vogliamo attaccare questo sistema in vista della prospettiva futura difficile e qualora decidessimo di non affrontare il presente con le nostre  energie,rischieremo di svegliarci in un futuro dove lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo,sarà legge,dove sanità e scuola pubblica saranno un retaggio del passato e così via.
Non volendo nemmeno pensare alla distruzione della dignità umana leviamo le nostre coscienze laddove speculatori,banchieri e governanti corrotti cercano di dirigere le nostre vite ingabbiando le nostre menti nelle futilità mondane.
Noi siamo fuori da questo gioco,il nostro gioco è più resistente nei fatti e più soddisfacente nei risultati.
Niente ha più valore del rispetto e libertà di pensiero,parole che alcuni/e trovano ancora demagogiche proprio perchè alcuni impongono la demagogia del capitalismo o militarismo come risoluzioni ai problemi mondiali!
 
AVANTI BRIGATE 
Giuliano Ciapetti

Israeliani non conformi al governo dell'ultra destra militare si muove qualcosa?

INDIGNATI ISRAELE: BASTA FONDI AI COLONI

Sempre più israeliani si chiedono se sia giusto finanziare la colonizzazione mentre migliaia di famiglie affogano nei debiti a causa del carovita e degli affitti in aumento. I medici hanno eretto una tenda di protesta sotto l’ufficio di Netanyahu per salvare il sistema pubblico di assistenza sanitaria.

di MARIO CORRENTI


Gerusalemme, 29 luglio 2011, Nena News – «Non riesco a capire perché tanti soldi pubblici debbano andare a coloni e agli insediamenti (nei Territori palestinesi occupati, ndr) mentre i nostri ragazzi in Israele non hanno lavoro e risorse per costruirsi un avvenire». A pronunciare stamani queste parole non è stato un israeliano di sinistra o un attivista e dei diritti dei palestinesi ma T.T. (ha chiesto l’anonimato), una tour operator di Gerusalemme Ovest. «I coloni hanno tutto o quasi gratis – ha aggiunto T.T. – come l’istruzione per i loro figli e i trasporti, pagano meno tasse e godono di tanti privilegi. E a pagare per loro siamo noi che versiamo le tasse allo Stato».



Parole che non sono frutto di un rifiuto ideologico della colonizzazione e degli abusi che subiscono i palestinesi sotto occupazione. Ma sono ugualmente pericolose per il governo di Benyamin Netanyahu che dell’intransigenza, della colonizzazione ebraica nei Territori occupati, della discriminazione verso i cittadini palestinesi di Israele e dell’attacco con leggi liberticide alla società civile democratica, ha fatto il suo programma sino ad oggi. Le considerazione fatte da T.T. sono la spia dell’attenzione crescente che gli israeliani della classe media mostrano verso l’enorme flusso di capitali pubblici che il governo dirotta verso le colonie e danno degli interessi del resto della popolazione. Condannata dalle risoluzioni internazionali e combattuta dai palestinesi, la colonizzazione cominciata ad incontrare opposizione, per ragioni economiche più che per quelle politiche, anche in quella parte di israeliani che raramente si pongono interrogativi sulla condizione di chi vive sotto occupazione militare e non simpatizzano per i palestinesi.

accampamento degli indignati a Tel Aviv
Il carovita e la protesta degli indignati di Tel Aviv e di altre città, si stanno rivelando il tallone di Achille di Netanyahu che per oltre due anni ha badato ben poco alla situazione interna del suo paese per concentrarsi sui modi e le strade per impedire la realizzazione dei diritti legittimi dei palestinesi. Il primo ministro pensava di potersi garantire un nuovo mandato puntando sull’abituale «pericolo esterno» e non ha visto che la classe media israeliana – il serbatoio di voti che lo aveva portato alla vittoria elettorale nel 2009 – è stata travolta dall’aumento del costo della vita, dai salari bassi e dal lavoro sempre più precario. Un errore che potrebbe rivelarsi fatale se il sindacato, mettendo da parte la sua inspiegabile cautela, deciderà di cavalcare la protesta popolare contro la politica economica del governo.
Ci sono anche i medici assieme agli «indignati». L’Associazione dei medici di Israele, dopo aver guidato una marcia di protesta fino a Gerusalemme, ha eretto una tenda davanti all’ufficio del premier per chiedere che venga impedita la fine del sistema pubblico di assistenza sanitaria e che la salute dei cittadini non venga affidata soltanto ai privati (con costi altissimi). Il presidente dell’associazione, Leonid Eidelman, intende consegnare a Netanyahu (che è ministro della salute ad interim) una petizione a sostegno della sanità pubblica firmata da decine di migliaia di persone. Molti medici, incluso Eidelman, fanno lo sciopero della fame da alcuni giorni. Almeno mille giovani medici hanno preparato lettere di dimissioni se le richieste presentate al governo non verranno accolte.  All’ondata di proteste si associano ogni giorno nuovi gruppi. Decine di psicologi e psichiatri, per le stesse ragioni, si sono uniti agli indignati di Tel Aviv in Viale Rothschild. Anche le madri sono scese in strada con i passeggini per protestare contro l’alto costo dei nidi di infanzia e manifestanti ieri sono saliti ssul tetto della Borsa di Tel Aviv, per contestare la concentrazione della ricchezza, il potere dei monopoli, la sperequazione nei redditi e a favore del rilancio dello stato sociale.

Le tende e gli striscioni di Viale Rothschild
Intanto la protesta per il caro-alloggi ha raggiunto anche la popolazione palestinese di Israele già gravemente discriminata, specie nel mondo del lavoro. A Baqa Al-Gharbiya vicina alle linee con la Cisgiordania, gli abitanti hanno eretto un accampamento sotto la direzione del Comitato Pubblico cittadino e dei movimenti giovanili. I palestinesi di Baqa denunciano la demolizione di case arabe e l’alto costo dei terreni e accusano Netanyahu di guardare solo ai bisogni della maggioranza ebraica.

mercoledì 27 luglio 2011

LAMPEDUSA:Nascerci è un sogno,viverci è un sacrificio,ma andarsene è un delitto!

Lampedusa,22/07-27/07/2011


Arrivato nell'ultima giornata del Festival mi sono accorto del legame importante uscito dal lavoro di aiuto da parte della BSA,coi briganti Francesco Sargentini (BSA Perugia) e l'ultimo acquisto Luca Milazzo (BSA Toscana).
I ragazzi e le ragazze di ASKAVUSA sono rimasti entusiasti non solo per il lavoro di accompagnamento e costruzione del Festival prima durante e dopo,ma per la loro grande capacità e tranquillità dimostrata nei rapporti sul campo in perfetto stile Brigata.
Il festival non è andato male,così dicono gli organizzatori della 3° edizione con nuove adesioni.
L'ultimo giorno alla BSA,prima dello spettacolo teatrale,lasciano lo spazio per un intervento sulla situazione Nardò e la campagna INGAGGIAMI CONTRO IL LAVORO NERO con maglia a seguito,comunicato letto da Sargentini e mia spiegazione sulla questione BSA in generale.
Prima della fine (ci tengo moltissimo a dirlo),sono stati elencati tutti i partecipanti alla manifestazione ed uno degli applausi più lunghi è stato rivolto proprio alla BSA coi suoi rappresentanti Luca e Francesco.

Nella casa c'è una ragazza di Firenze Francesca Materozzi,ha lavorato dentro l'ARCI e oggi ne collabora da esterna,poiché fino al 30/09/2011 l'ARCI ha avuto il consenso dal ministero dell'Interno per accedere al CPSA di Contrada Imbriacola,dopo una battaglia che durava dal 2007. Ci si reca due volte al giorno cercando di fare dei report seri sulle condizioni dei circa 580 migranti presenti (compresa la ex base Loran,dove però all'interno di questa non può entrare).
Francesca conosce bene il mondo dei rifugiati,inclusi quelli che abbiamo aiutato in Via Slataper,conosce tutte coloro che lavorano in questi ambiti,quindi mi sono sentito un attimo più tranquillo sotto questo aspetto,dirige due volte alla settimana uno spazio a“RADIO INSIEME” di Prato dove parla della situazione dei migranti e avrei chiesto di fare un intervento come BSA Toscana sulla situazione del monitoraggio e lavoro coi migranti a livello regionale e nazionale.

25/07/2011 presidio a pochi metri dall'ingresso del CPSA Contrada Imbriacola con 60 persone,sono state effettuate delle interviste,in una di queste anche il sottoscritto a nome BSA,le più significative quella a Francesca e alle volontarie di Terres des Hommes,le quali riportano integralmente le problematiche dei presenti all'interno avendo il permesso di accesso continuativo,la realtà interna con una maggioranza di minori,condizioni igieniche impossibili,alcuni di loro sono in condizioni sanitarie compromesse,non vengono curati come si deve,cosiderando che a Lampedusa non c'è un ospedale vero e proprio,quindi solo nei casi più drammatici vengono portati in un ambulatorio del posto.
Parlano di detenzioni fino a 68 giorni senza una risposta,senza la possibilità di usare lamette per la barba e shampoo,proibite da un'ordinanza arbitraria interna per impedirne il suicidio di alcuni di essi,tutto perchè essendo provati nel corpo e nella mente da una condizione d'indigenza e di indifferenza non sanno davvero cosa pensare,tra poco comincerà anche il Ramadan e molti di loro non vogliono farlo all'interno della struttura e stanno pensando di chiedere addirittura di tornare da dove sono venuti.
Una donna Nigeriana porta i segni delle violenze subite nel suo paese e a oggi non ci sono le condizioni per darle un permesso,quindi il suo destino pare sia quello del CIE,per poi magari finire di nuovo nelle mani dei suoi aguzzini.
Il ripetersi dell'assenza dello stato di diritto,continua nella sua direzione,tanto che molti dei ragazzi dentro il centro chiedono di sapere il perchè sono in un carcere,visto che non hanno commesso alcun reato e se il reato consiste nell'essere stranieri il responso è solo uno:sono rei a vita in uno stato che non li riconosce come umani.
L'ultimo sbarco per adesso è avvenuto il 20/07/2011,300 persone quasi tutti uomini e da quel giorno non è arrivato più nessuno,quindi per adesso non sappiamo quanto li tratterranno ancora e soprattutto dove li manderanno.

Sono arrivati tre avvocati penalisti da Milano dell'associazione Todo Cambia Luca,Stefano e Valentina,che si occuperanno per una settimana delle pratiche per agire in forma legale;due giorni fa sono stati arrestati 3 ragazzi per aver tentato la fuga dal CPSA stanno così valutando anche questa situazione. Stefano conosce  Nives,quindi siamo entrati in perfetta armonia,direi che c'è un bel gruppo solido e le notizie arrivano,il monitoraggio e intervento continua a ritmo sostenuto e sono coinvolti in modo più deciso anche i ragazzi/e di ASKAVUSA,i quali a dicembre vorrebbero far partire il progetto LAMPEDUSA D'INVERNO.

Su questo punto mi soffermo un attimo perché come BSA saremo tenuti al corrente di tutto ciò che accade sull'Isola e a Francesco è venuta in mente un cosa un pò strana,ma secondo me molto in stile BSA,fare una festa di Capodanno a Lampedusa,una bella fetta di Briganti da tutta Italia,la proposta (tutta chiramente da valutare assieme)ha portato entusiasmo nelle file di Askavusa i quali ci hanno proposto di girare un documentario su di noi,chi siamo,come nasciamo e come gestiamo i nostri progetti con questa grande passione che ci lega così diversi,ma così solidali e attivi.

Sono venute delle/i ragazzi/e da tutta Italia Palermo,Trieste,Treviso,come aiuto al festival,monitoraggio e soprattutto una di loro Alessandra (parla arabo),ha girato il video sul presidio e appena lo ha montato ce lo manderà.

La situazione di Lampedusa a tratti tragica da molti punti di vista,partendo dal turismo calato visibilmente del 70% coi lampedusani arrabbiatissimi col governo e le loro propagande,non hanno un'area per la separazione dei rifiuti,l'acqua arriva nei container via mare per bere va comprata,la benzina e gasolio rispettivamente a € 1,84 e € 1,74 al LT,di scuole superiori esiste solo il liceo scientifico e per assurdo non c'è un liceo per il turismo,la grande dipendenza dal porto e dall'aereoporto per qualsiasi evenienza,sul primo abbiamo anche delle criticità a riguardo,visto che proprio in questi giorni non siamo riusciti a partire col furgone dall'isola a causa del maltempo,quindi 5 giorni senza partire coi mezzi dall'isola e con arrabbiature varie non solo dei turisti,ma anche dei pescatori i quali si chiedevano del come mai non partono navi così grandi quando loro escono puntualmente a pescare verso la sicilia con barche molto più piccole,senza dimenticarsi dell'ulteriore aggravamento della situazione turistica e per ultimo già detto prima la mancanza dell'ospedale il quale ribadisco nei colloqui coi lampedusani oltre ad essere una negazione del diritto alla salute,anche un'offesa agli abitanti di un'isola con 5000 residenti fissi e il non servizio mostra tutta la falsità di uno stato liberista e capitalista.



In questo ultimo nostro intervento abbiamo messo in campo la nostra essenziale capacità di analisi,di mediazione fra l'osservatorio di Palermo,Askavusa e ragazze/i intervenute al festival abbiamo portato avanti il nostro obbiettivo guardando a 360° sulle problematiche di questo paese in preda al delirio istituzionale propagandistico e disumanamente assente nelle problematiche sociali,dal basso come sempre saliamo proponendo pratiche semplici e ripetibili,un passo alla volta anche in memoria di Peppino Impastato e a coloro che lottano per un futuro migliore.
Giuliano Ciapetti BSA Nazionale

venerdì 22 luglio 2011

Nardò,il far west nei campi di angurie

21 luglio 2011 —   pagina 11   sezione: BARI
NEL Far West dei campi d' angurie di Nardò arrivano anche le pistole. Dopo un paio d' anni di relativa calma nelle distese su cui si spaccano la schiena gli extracomunitari, il 2011 torna annus horribilis, di prezzi crollatie costo del lavoro ridotto al minimo storico, di guerra tra poveri per assicurarsi l' ingaggio e guerra tra le aziende per cercare di piazzare sul mercatoi frutti della terra. La tensione è alta sotto il sole del Salento. E i racconti che ogni sera fanno gli immigrati di rientro alla masseria Boncuri, dove è stato allestito un campo di accoglienza gestito dai volontari di "Finis terrae" e delle "Brigate di solidarietà attiva", lo dimostrano. Parlano di caporali che sorvegliano le squadre, gli stessi che molti raccoglitori hanno già visto sui campi fotovoltaici di Tecnova, ma anche di altri uomini, che girano armati lungo i filari per vigilare affinché le aziende concorrenti non mettano in atto azioni di sabotaggio. Pochi giorni fa un italiano è stato assalito da un vicino di podere con una pala meccanica che gli ha provocato un taglio alla gola: portato in ospedale, la ferita gli è stata ricucita con 15 punti. L' aria è pesante, perché il mercato è senza regole: Grecia e Turchia hanno invaso i banchi a prezzi stracciati e i leccesi sono rimasti a bocca asciutta. Persino nei supermercati del Salento arrivano frutti dall' estero e le aziende locali gridano alla crisi, aspettando di ricevere dall' Unione europea i sussidi destinati a chi è stato danneggiato dal batterio killer. Il batterio, quaggiù, in realtà non si è proprio visto, ma la scelta di lasciare marcire molta parte della produzione ormai è presa. E il lavoro, in queste condizioni, ritorna nero come negli anni passati. Di colorato ci sono solo le magliette distribuite dai volontari, nell' ambito della campagna "Ingaggiami", insieme ai volantini scritti in quattro lingue sui quali sono elencati i diritti del contratto provinciale di lavoro: assicurazione contro gli infortuni, contributi per la pensione, indennità di disoccupazione. Inoltre acqua, che dovrebbe essere distribuita gratuitamente nei campi, e assistenza sanitaria. Sugli stessi volantini è riportato anche il tariffario, secondo cui un' ora trascorsa a raccogliere angurie deve essere pagata 8,82 e la giornata (6 ore e 30 minuti) 57,34 euro. I pochi che hanno ottenuto l' ingaggio, però, stanno in campagna dall' alba al tramonto e ricevono dai 4 ai 6 euro all' ora. Si lavora il doppio e si guadagna la metà, alla faccia del contratto. - CHIARA SPAGNOLO

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/07/21/nardo-il-far-west-nei-campi-di.html

martedì 19 luglio 2011

NO ALL’ASSEDIO DI GAZA!


 
LIBERTA’ SUBITO PER GLI INTERNAZIONALI SEQUESTRATI DA ISRAELE!
La Marina israeliana ha abbordato la Dignité, il battello della Freedom Flotilla 2 riuscito ad eludere il blocco greco ed a dirigersi verso la Striscia di Gaza assediata. I diciassette passeggeri e membri dell’equipaggio sono stati sequestrati e portati, con la loro nave, nel porto israeliano di Ashdod.A bordo della Dignité si trovano attivisti francesi, greci, svedesi e canadesi, oltre ad una troupe di Al Jazeera ed alla giornalista israeliana Amira Hass, del quotidiano Haaretz.La Freedom Flotilla Italia invita a manifestare contro questo ennesimo crimine dello Stato di Israele e per esigere l’immediata liberazione dei pacifisti sequestrati illegalmente, come illegale è l’assedio israeliano della Striscia di Gaza, dove oltre un milione e mezzo di persone sono costrette a vivere in un’immensa prigione a cielo aperto.
Per FIRENZE l'Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus ha dato comunicazione alla Questura che:
GIOVEDI' 21 LUGLIO 2011 - DALLE ORE 17,30 ALLE 19,30 - DAVANTI ALLA PREFETTURA DI VIA CAVOUR, SI TERRA' UN PRESIDIO DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE E PER PROTESTARE CONTRO IL BLOCCO NAVALE MESSO IN ATTO DALLO STATO DI ISRAELE NEI CONFRONTI DEI CONVOGLI CHE PORTANO AIUTI UMANITARI ALLA POPOLAZIONE DI GAZA; BLOCCO CHE HA  IMPEDITO ALLE NAVI DELLA FREEDOM FLOTILLA II DI PARTIRE DAI PORTI DELLA GRECIA E CHE SI E' CONCLUSO CON L'ABBORDAGGIO ARBITRARIO E ILLEGALE  - IN QUANTO AVVENUTO IN ACQUE INTERNAZIONALI - DELL'IMBARCAZIONE FRANCESE AL-KARAMA -DIGNITE'.
La Marina Israeliana abborda pacificamente la  Al-Karama dopo che aveva dichiarato di non voler approdare al porto di Ashdod..
PACIFICAMENTE ? essere prelevati da militari in assetto di guerra ,  in acque internazionali,  da una barca civile umanitaria…….può mai essere un atto definito pacifico? 
Pacifico solo perchè non li hanno massacrati come fecero lo scorso anno, con i nove attivisti della Mavi Marmara?
VERGOGNA ISRAELE, E VERGOGNA COMUNITA’ EUROPEA, USA, ONU E TUTTI COLORO
CHE SI ERGONO A DIFESA DELLA LEGALITA’ INTERNAZIONALE E
CHE PERMETTONO ATTI DI GUERRA NEL MEDITERRANEO CONTRO CIVILI.  
VOGLIAMO NOTIZIE DEI NOSTRI COMPAGNI SEQUESTRATI IN MARE! SUBITO!

22 Luglio 2011 Incontro tra gli occupanti di Via Slataper e il quartiere


Venerdì 22 luglio dalle 18:30 in poi in Piazza Tanucci a Firenze,apericena a offerta libera,proiezione del video sul Kulanka e musica fino alle 22,iniziativa per incontrarsi tra cittadini e cittadine del quartiere di Rifredi e i rifugiati politici Eritrei,Somali,Etiopi e Liberiani in tutto 97 persone con bambine/i piccole che vogliono dare vita ad un vero e proprio contatto umano e di rispetto verso il quartiere e i suoi abitanti.
Siete tutte/i invitati a partecipare ad un momento sociale d'impatto anche per dimostrare alla giunta comunale che i rifugiati ci sono e non possono essere trattati come pacchi postali,così come non può dimenticarsi dei lavoratori ATAF,delle precarie scuola,degli indigenti che abitano nelle occupazioni e soprattutto per ricordarsi di Firenze come una città che si è liberata dal fascismo da sola e merita rispetto per la sua storia politica e sociale.
BSA Toscana

Abir Aramin è stata colpita alla testa, ma nessuno le ha sparato.

http://www.kibush.co.il/show_file.asp?num=47668di Nurit Peled-Elhanan 
Domenica 10 luglio 2011, 8 Tammuz, è stato apposto il sigillo dell’approvazione giuridica sul libro The King’s Torah [1] dall’Alta Corte di Giustizia d’Israele che ha sentenziato che la bambina Abir Aramin, di 10 anni, alla quale tre anni fa ad Anata  venne sparato alla testa, è stata colpita da una pallottola che proveniva da un fucile sconosciuto, sparato da soldati o da polizia sconosciuti. Il proiettile che venne ritrovato sotto il suo piccolo corpo non ha trovato casa e si può anche porre fine alle ricerche.
                     abir-what happened

In altre parole: l’Alta Corte ha autorizzato lo spargimento del sangue di tutte le bambine palestinesi, inviando un chiaro messaggio ai soldati/polizia delle Forze di Occupazione Israeliane – l’assassinio di bambine palestinesi, in modo particolare di quelle che stanno comperando caramelle a un chiosco vicino alla scuola alle nove del mattino, non è un crimine. Nessuno è stato punito e nessuno sarà punito. Le accuse della procura, cioè, dei genitori, dei testimoni oculari, dell’organizzazione Yesh Din, le prove e le deposizioni – non si sono fatte strada nelle orecchie dei giudici [donna]. Non sono madri anche loro? 
Questa sentenza è il culmine di una campagna progettata e oliata evidentemente in modo splendido per rendere ammissibile l’uccisione di palestinesi che è stata condotta da decenni fino ad ora sui giornali, nei discorsi politici, nella letteratura e nel canto, nei piani militari, nella formulazione del codice etico dell’esercito e nei libri di testo che spiegano che tutti i massacri di palestinesi fin dal 1948 sono giusti per gli ebrei, per la democrazia ebraica e per la conservazione della maggioranza ebraica nello Stato di/Terra di Israele nel lungo, breve e medio termine. Questa campagna ha avuto impulso fin dal massacro di piombo fuso e di fosforo a Gaza di due anni fa. Sin da allora tutti hanno trovato giustificazioni e spiegazioni razionali per l’omicidio di palestinesi. Ufficiali dell’esercito in pensione e ufficiali che non lo sono si presentano di fronte a scolari e studenti in programmi di preparazione militare, o solo persone che vogliono andare a dormire la notte con la coscienza pulita, e illustrano loro che l’esercito più morale al mondo non fa nulla senza una giustificazione di “valore” etico-morale, per cui se ai bambini palestinesi viene fatto del male durante un’operazione militare giustificata da un punto di vista etico-morale, colma di valori che traboccano di moralità, allora è certamente il male minore, un’ingiustizia necessaria, strappi imposti dalle circostanze, una necessità che non è da condannare – che non deve mai essere condannata. Poiché l’uccisione di palestinesi viene compiuta sempre nel nome del diritto – internazionale o nazionale, o nel nome della legge della Torah, nel nome dei valori sublimi di preservare la vita umana dei non-palestinesi, nel nome della Guerra al Terrore, del conseguimento dei risultati militari, del principio della dissuasione, che viene sempre giustificato e spiegato con parole che non includono mai la componente umana. Palestinesi morti rappresentano un bersaglio, un obiettivo, un “settore”, un’operazione, un’azione, una procedura. 
E infatti i giudici [donna] dell’Alta Corte – sono madri anche loro? – non condannano l’assassinio, non chiedono punizioni per i soldati che hanno allungato il fucile fuori dalla jeep blindata e l’hanno puntato alla nuca di una bambina che stava comprando a un chiosco delle caramelle con una mano, mentre con l’altra teneva per mano la sorella, e hanno sparato con precisione, un colpo che ha lasciato una mano sollevata, stretta alla mano di Arin, e il resto del piccolo corpo di Abir disteso sulla strada vuota e polverosa. Non hanno condannato il fatto e richiesto che i soldati o la polizia (fin dal massacro di Kfar Qasim [2] le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno sempre rimarcato che i membri delle Guardie di Frontiera sono polizia, non soldati) vengano sottoposti a un qualunque processo di qualsiasi tipo. 
Non hanno condannato gli assassini, non hanno manifestato compassione per la famiglia di Abir. Le famiglie palestinesi non provano dolore – mai, e allora non c’è necessità di condividere con loro il dolore. Hanno troppi bambini per provare dolore per la perdita di uno di loro. 
E per questo motivo dovremmo richiedere la cessazione immediata della vessazione del rabbino Elitzur e degli altri rabbini che hanno approvato il libro The King’s Torah, che spiega, in base alle sacre scrittire ebraiche e dell’Halacha ebraica, perché i bambini non-ebrei dovrebbero essere uccisi senza provare rimpianto o rimorso, per il bene della nazione ebraica, e che predicano alla porta come pure in incontri organizzati con soldati, nelle scuole e sui giornali,  l’uccisone dei bambini palestinesi. Il maltrattamento dei rabbini potrebbe essere interpretato, Dio non voglia, come razzismo o discriminazione, dato che l’Alta Corte ha sentenziato che le loro prediche sono kosher. Non che abbiano bisogno di una qualche certificazione di tal genere. 
E l’unica consolazione che resta a quelli che come noi l’hanno conosciuta, e sono addolorati per la sua morte e per la sofferenza dei suoi fratelli, delle sue sorelle e dei suoi genitori, è che Dio vendicherà il suo sangue. 
Nurit Peled-Elhanan è figlia dell’ex membro della Knesset Matti Peled, la moglie di Rami, la madre di Smadar che venne assassinata il 4 settembre 1997 in un attacco in un centro commerciale pedonale di Gerusalemme. 
Note del traduttore [dall’ebraico in inglese, George Malent] 
  1. In ebraico, Torah ha-Melech è un libro controverso scritto da due rabbini israeliani, Yosef Elitzur e Yitzhak Shapira, in cui si sostiene che gli ebrei possono uccidere bambini gentili se credono che essi cresceranno fino a esser di danno a ebrei.
  2. Il 29 ottobre 1956, le truppe della Guardia di Frontiera (tecnicamente agenti di polizia) uccisero 48 palestinesi nel villaggio arabo-israeliano di Kfar Qasim, in applicazione di un coprifuoco che era stato imposto ai villaggi arabo-israeliani a causa della Guerra di Suez.

Ora, i bambini della scuola materna israeliana devono cantare l’inno nazionale ogni settimana.

http://www.haaretz.com/print-edition/news/israeli-kindergarteners-now-have-to-sing-the-national-anthem-every-week-1.373094

Da settembre, gli insegnanti ebraici degli asili nido e delle scuole materne devono alzare la bandiera israeliana e cantare ‘Hatikva’ secondo le nuove direttive del Ministero dell’Istruzione, inoltre gli insegnanti sono tenuti a istruire i bambini sui simboli dello stato. 
di Asaf Shtull-Traurig
                                                                   boy with a flag

Secondo nuove direttive emanate dal Ministero dell’Istruzione, a partire da questo settembre gli insegnanti degli asili nido e della scuola materna saranno tenuti ad aprire la settimana con l’alzabandiera e il canto di ‘Hativka’. 
Una volta alla settimana, gli insegnanti della scuola materna dovranno insegnare ai bambini i simboli dello stato. 
Le direttive stabiliscono che dal prossimo Giorno dell’Indipendenza, “tutti i bambini dovranno conoscere le parole dell’inno nazionale.” 
Secondo il Ministero dell’Istruzione, tali disposizioni non saranno applicate nel settore arabo. 
Il Ministero ha affermato “si sono svolti dibattiti presso il Dipartimento Prescolare per vedere come si possono adattare [le direttive] a questo settore.” 
Le nuove istruzioni, riportate per la prima volta mercoledì da Maariv, includono un “indice di rendimento” che sarà a carico dell’Autorità Pedagogica, e che si riferisce al numero di insegnanti di asili nido che in ogni distretto si occupano dei simboli nazionali. 
Le nuove direttive fanno parte del piano ministeriale per il prossimo anno scolastico che, in aprile, è stato inviato a tutti i dirigenti scolastici. Gli obiettivi finali del piano consistono nel rafforzamento dei valori ebraici e sionisti degli allievi e nel miglioramento dei loro rendimenti scolastici. Il piano non fa riferimento all’educazione alla democrazia o alla cittadinanza. 
“Sembra una gara tra i membri del Likud per vedere chi ci può spingere più rapidamente nelle braccia del fascismo,” ha dichiarato il Prof. Gabi Solomon dell’Università di Haifa, Premio Nobel israeliano per l’istruzione. 
“Senz’alcun dubbio c’è uno spazio per la formazione educativa sionista per gli ebrei, “ ha precisato Solomon. “Ma deve essere controbilanciata dai valori democratici. Siamo uno stato ebraico e democratico e senza questo equilibrio anche le migliori intenzioni sembrano scioviniste.” 
Y., una maestra d’asilo nella zona di Tel Aviv, ha affermato di non ritenere che gli insegnanti avrebbero applicato le direttive. 
“Sono certa che nessun insegnante ne vorrà mai sapere di questo,” ha sostenuto. “Persino gli insegnati più diligenti leggono il libretto delle direttive fino a pagina 7; nessuno arriverà mai a pagina 11.” 
“Nonostante ci obblighino, nessuno si preoccupa di chiederci un parere al riguardo,” ha continuato. “In ogni caso, non ho modo di alzare una bandiera perché non ho un pennone: 
“Nel passato si è cercato di fare qualcosa del genere e non è andata oltre,” ha sostenuto Y. “Mi risulta che a Binyamina c’era una scuola materna in cui hanno cercato di fare qualcosa del genere anni fa, e i genitori si sono subito ribellati. Hanno cominciato a portare di proposito i loro figli in tarda mattinata.” 
Il Prof. Yaron Ezrahi, professore di Scienze Politiche presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, si è fatto beffe dell’iniziativa. 
“Principiando con questo solo nella scuola materna, stanno facendo un torto allo Stato d’Israele e all’identità ebraica,” ha detto . “Dovrebbero cominciare dai reparti di maternità.” 
“Invece di avvolgere i bambini in un lenzuolo bianco, dovrebbero rinvoltarli in una bandiera israeliana, ed esporre bandiere israeliane su ogni carrozzina, assicurandosi che in sala parto cantino ‘Hatikva’ in sottofondo,” ha proseguito . 
Le nuove direttive fanno parte di una serie di iniziative avviate dal ministro dell’istruzione, Gideon Sa’ar, volte a rafforzare l’ebraicità degli alunni e l’identità sionista. Queste hanno incluso “l’adozione” della tomba di un soldato caduto, visite scolastiche a Hebron e alle tombe dei Patriarchi, il programma di viaggio israeliano promosso dall’associazione Bereshit diretta dal rabbino Motti Elon, e l’estensione delle visite a Gerusalemme, con particolare riferimento alla Città di Davide. 
Sa’ar ha dato pure istruzioni alle scuole per un aumento della loro collaborazione con l’IDF [Israeli Defence Forces], e gli ufficiali sono invitati a motivare sia insegnanti che allievi. 
Lo scorso anno, il ministero ha introdotto un nuovo argomento al curriculum della scuola di stato chiamato Eredità e Cultura ebraica, insegnato in sei classi delle otto per due ore settimanali. La classe si istruisce sul calendario ebraico e “il legame del popolo ebraico con la Terra di Israele.” 
Ieri, la Commissione di controllo sull’istruzione araba ha considerato le nuove direttive come “parte di una tendenza crescente volta a inculcare valori nazionalisti e militaristi, mentre ignora la necessità di confrontarsi con il razzismo crescente tra gli alunni ebrei.”

ISRAELE SI PREPARA A FERMARE LA DIGNITE’

La nave francese della flottiglia ha raggiunto l’Egitto e stamani ha lasciato Port Said. Ora è vicina a Gaza. L’imbarcazione ha comunicato alla marina israeliana che non cambierà rotta.

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Gerusalemme, 19 luglio 2011, Nena News – E’ forte la tensione nelle acque davanti alla costa di Gaza. La Marina militare israeliana è pronta a fermare con la forza la “Dignité-Karame”, imbarcazione francese ed unica della Freedom Flotilla «Stay Human» che ha potuto lasciare la Grecia dopo il divieto del governo di Atene alla missione pacifista in sostegno della popolazione di Gaza sotto blocco israeliano.

La “Dignité-Karame”, con a bordo 17 persone tra membri dell’equipaggio e passeggeri (tra i quali la nota giornalista israeliana Amira Hass), ha lasciato Port Said intorno alle 6 locali (le 5 in Italia) e dovrebbe giungere a Gaza alle 11-30 italiane. Tuttavia nei pressi di Gaza ha trovato ad attenderla unità da guerra israeliane che si preparano a fermarla. Il vice ministro degli esteri israeliano, Danny Ayalon, è stato categorico nel annunciare le intenzioni della Marina. «Se quella nave è davvero diretta a Gaza allora la intercetteremo…ma posso assicurare che faremo il possibile per garantire la comodità di quelli a bordo», ha commentato Ayalon con sarcasmo.
Ben diverso il tono di coloro che sono a bordo della “Dignité-Karame”. Un portavoce ha assicurato che l’imbarcazione non trasporta alcuna arma o materiali pericolosi e ha ribadito che la missione intende semplicemente ribadire l’illegalità del blocco navale di Gaza attuato da Israele e il diritto legittimo della popolazione palestinese di vivere libera. Il sito della Freedom Flotilla Italia da parte sua sottolinea che la missione della piccola barca francese rappresenta  «una straordinaria fiducia nella vittoria dei principi di giustizia che costituiscono il diritto universale: questo è il carburante della barca francese che, non a caso, si chiama Dignité». Il sito annuncia inoltre che oggi «ogni Consolato o Ambasciata francese verrà inondato dalle legittime richieste di protezione dei coraggiosi naviganti, noi chiediamo di più: vogliamo che ad essi si riconosca il merito di aver rischiato per il bene comune del mondo civile». Nena News

lunedì 18 luglio 2011

Honduras:Omicidi contro giornalisti

 Radio Progresso - La nostra Parola
Con molta tristezza, impotenza ed indignazione riceviamo la notizia dell'assassinio di Nery Jeremías Orellana, un giovane attivista dell’informazione sociale, direttore di Radio Joconguera, una radio comunitaria del municipio di Candelaria, nell'impoverito e dimenticato dipartimento di Lempira, e corrispondente della nostra Radio Progresso.

Nery aveva già ricevuto minacce per il lavoro informativo realizzato dalla radio, con apertura nei confronti della chiesa cattolica, del popolo povero e dei settori in resistenza. Il Comitato per la libera espressione, C-libera, informa che un altro attivista dell’informazione ha ricevuto serie minacce di morte: si tratta di Hernán Castro, comunicatore sociale di Radio Joconguera, e analogamente sono minacciati di morte anche padre José Amílcar Lara, parroco di Candelaria Lempira ed il sindaco, il signor Manuel Bonilla.

La morte di Nery Jeremías Orellana va a sommarsi all'assassinio di altri 13 giornalisti da marzo del 2010, secondo i dati di C-libera, organismo che ha documentato pure 45 violazioni della libertà d’espressione nel primo semestre dell'anno; il bersaglio delle persecuzioni continuano ad essere le radio comunitarie, alternative ed indipendenti.

Questo nuovo assassinio ci conferma che le persecuzioni, minacce ed assassini ai danni di giornalisti proseguono, senza che il governo diretto da Porfirio Lobo Sosa “muova un dito” per fermare tali azioni. Questi fatti di violenza confermano altresì, che al di là degli accordi tra vertici, del ritorno dell’Honduras nell'Organizzazione degli Stati Americani e del mal chiamato governo di unità e riconciliazione nazionale, ciò che continua ad imperare nel paese è l'intolleranza, la sete di vendetta e la “legge del più forte”.

Radio Progresso rende istanza ed esigenza nazionale la raccomandazione fatta dalla Commissione della Verità al governo di Porfirio Lobo Sosa: indagare, più presto possibile, e punire i responsabili di minacce, persecuzioni ed assassini contro gli addetti all’informazione sociale. Se ciò non avviene, continuerà lo spargimento di sangue di persone valorose che osano mettere “il dito nella piaga” dei gravi problemi di cui il nostro paese soffre.


ULTIME DA NARDÒ

REPORT AL 17 LUGLIO 2011


Situazione attuale: pochissimi migranti lavorano su le 350/400 presenze (non tutte fisse) ne lavorano saltuariamente più o meno 120/130
in questi giorni ha avuto inizio la raccolta del pomodoro (anche questa con difficoltà) ne è conseguito il cambio di etnie i tunisini cominciano a partire e vengono sostituita da ganesi, sudanesi, somali, ecc....

oltre alle poche tende che avevamo a disposizione il campo si è popolato di accampamenti spontanei all'interno dello spazio delimitato dalle tende blu, ma nonostante la quantità di gente che gravita intorno alla struttura sono presenti forti elementi di autogestione.

Acqua: finite le bottiglie, il comune riempie la cisterna ogni mattina
Scuola: sei giorni su sette dalle 21.00 alla 22.30 divisi per livelli esperimento più che riuscito,diventando il canale preferenziale per trasmettere il messaggio politico.

CAMPAGNA INGAGGIAMI CONTRO IL LAVORO NERO

il 15/07/2011 iniziata distribuzione dei volantini in quattro lingue c'è stato interesse e partecipazione
da una fetta consistente dei ragazzi...continueremo nei prossimi giorni

questa mattina ore 4.30 distribuzione magliette a chi andava a lavorare....

19/07/2011 conferenza stampa a Lecce

NB il ritardo è dovuto alla complessa situazione politico economica, la crisi più o meno presunta delle aziende (il tentativo di spostare l'attenzione dai lavoratori alla distribuzione)
per questo il nostro lavoro se pur più difficile assume un significato politico ancora più forte
attraverso la campagna si deve ribadire che la CRISI certo non deve ricadere su i lavoratori (che in questo caso sono gli esclusi per eccellenza).
È necessario investire il massimo delle energie nelle relazioni con i lavoratori del campo, il nostro essere dalla loro parte deve passare dalla presa di consapevolezza e alla rivendicazione del loro ruolo all'interno della società.

Non ci sarà un unico sponsor della campagna, tutti i contatti possibili sono ben accetti (oggi i quinto rigo hanno iniziato il loro concerto indossando le magliette e parlando del nostro lavoro a Nardò, lunedì a Roma in zona san Lorenzo Ulderico pesi inaugurerà la conferenza stampa per la prima del film di Curzio maltese leggendo un comunicato sulla campagna nazionale)

il lavoro resta complesso e pieno di difficoltà ma sempre più stimolante

BSA Nardò

venerdì 15 luglio 2011

[BSA MILANO]benefit per il campo di Nardò 2011


UNA MASSERIA NEL CUORE DEL SALENTO. UN PROGETTO DI INTERVENTO CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO NERO BRACCIANTILE NEL SUDITALIA.

ANCHE QUEST’ANNO SI RIPARTE DALLE FORME BASE DI ASSISTENZA VERSO LA SENSIBILIZZAZIONE DEI LAVORATORI MIGRANTI ALL’ESIGIBILITA’ DEI PROPRI DIRITTI. SONO INFATTI MIGLIAIA, OGNI ESTATE, A SPOSTARSI DAL NORD AL SUD INSEGUENDO LE RACCOLTE DI ANGURIE, POMODORI E ALTRI PRODOTTI. SONO MIGLIAIA A LAVORARE IN CONDIZIONI DI SCHIAVITU’, SENZA CONTRATTO E ALLA STREGUA DEL CAPORALATO. DORMONO NEI CAMPI, SI INDEBITANO PER MANGIARE, NON HANNO ACQUA POTABILE, NON ACCEDONO AI SERVIZI DI ASSISTENZA DI BASE.
OGGI A NARDO’ POSSONO TROVARE UN LETTO, UNO SPORTELLO LEGALE, UN MEDICO. POSSONO SEGUIRE LEZIONI DI ITALIANO, CONFRONTARSI TRA LORO. POSSONO INDOSSARE UNA MAGLIETTA CON SCRITTO “INGAGGIAMI CONTRO IL LAVORO NERO” E RENDERSI VISIBILI, NON COME CASI UMANI DA AIUTARE, MA COME SOGGETTI LAVORATORI CHE RIVENDICANO I PROPRI DIRITTI.
ANCHE QUEST’ANNO INFATTI LE BRIGATE DI SOLIDARIETA’ ATTIVA IN COLLABORAZIONE CON FINIS TERRAE HANNO RIAPERTO IL CAMPO DI ACCOGLIENZA E RILANCIATO LA SFIDA: UNA SFIDA RIVOLTA ALLE ISTITUZIONI LOCALI, PER UN IMPEGNO CONCRETO SULL’EMERSIONE DEL LAVORO NERO; UNA SFIDA RIVOLTA ALLE AZIENDE, PER IL RISPETTO DELLE NORME DI INGAGGIO DEL LAVORATORE STAGIONALE; UNA SFIDA RIVOLTA AI VOLONTARI CHE DA TUTTA ITALIA SCENDONO PER METTERSI IN GIOCO, PER PRATICARE SOLIDARIETA’ TRA PARI E COSTRUIRE RETI DI INTERVENTO DAL BASSO, DA OGNUNO SECONDO LE PROPRIE CAPACITA’ AD OGNUNO SECONDO I PROPRI BISOGNI.
UNA SFIDA, IN ULTIMO, RIVOLTA AL SISTEMA ECONOMICO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE, CHE ESPORTA PRODOTTI IN BASE ALLE FLUTTUAZIONI DEL MERCATO INTERNAZIONALE PERMETTENDOSI PREZZI CONCORRENZIALI SULLA PELLE DI CHI I PRODOTTI LI RACCOGLIE E IMPEDENDO AL PICCOLO PRODUTTORE LA VENDITA DIRETTA NEL TERRITORIO LOCALE.

COSTRUIAMO NUOVE FORME DI ACCOGLIENZA E CONFLITTO, CONTRO LA SPECULAZIONE ALIMENTARE E LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO NERO

VENERDI' 15 LUGLIO @ ZAM - via Olgiati 12 Milano
dalle 23:00 proiezione video BRACCIANTI DEL XXI SECOLO
dalle 23:30 DJ SET BENEFIT B.S.A. Milano

LA GESTIONE ORDINARIA DEL CAMPO DA GIUGNO A SETTEMBRE E’ COMPLETAMENTE AUTOFINANZIATA. SE VUOI SOSTENERCI POTRAI COMPRARE UNA MAGLIETTA O FARE UNA DONAZIONE.

B.S.A. Milano

giovedì 14 luglio 2011

Report da Lampedusa su situazione prima del festival

Report da Lampedusa in questi giorni che precedono il festival dove il Brigantibus continua il suo dovere!

8 luglio 2011
Sono arrivata alle 19.30, quindi non ho avuto modo di raccogliere molte informazioni, ma ho fatto un’interessante chiacchierata con alcuni attempati lampedusani che prendevano il fresco serale con le sedie davanti il loro uscio.

Chiacchiere con lampedusani
Una piccola missione personale è quella di capire perché non è scoppiato il finimondo durante i mesi di marzo e aprile in cui le difficoltà e la tensione erano massime e l’abbandono dei vertici istituzionali assoluto. Così ho chiesto al capannello di raccontarmi come era stato il periodo in cui i migranti erano tantissimi sull’isola.
La prima cosa che mi hanno detto è stata: “ah, erano bravi questi ragazzi. Tutti giovanotti di venti, venticinque anni”, “Ci chiedevano da mangiare o qualche spicciolo e poi ci dicevano ‘grazie madame’”. Le signore si sentivano molto lusingate da quel madame. Raccontavano che se lasciavano una scopa fuori dalla porta di casa sarebbe sparito subito per far da asse ad una tenda improvvisata” e poi dicevano anche che molti lampedusani mettevano fuori di case delle coperte in modo che i ragazzi che ne avevano bisogno le avrebbero potute prendere senza nemmeno domandare. Un anziano era rimasto impressionato dal vedere dei ragazzi scalzi ed era andato a comprargli delle scarpe.
Poi dicevano “loro scappano da carestie, guerre, povertà, noi avremmo fatto lo stesso – e poi correggendosi – noi abbiamo fatto lo stesso: in ogni parte del mondo c’è un lampedusano – e con piglio d’orgoglio – siamo emigrati ovunque”.
L’argomento poi si è spostato sulla stagione turistica: mi hanno confermato che quest’anno il calo è stato drastico. Nello stesso periodo, l’anno scorso c’erano 20.000 turisti quest’anno mi dicevano che se si arriva a 2000 è assai. Una signora diceva che la gente che aveva prenotato per pasqua la chiamava e le diceva: “Ma come si fa a venire? Siete pieni di clandestini” e la signora sagace rispondeva: “Ma noi i clandestini li abbracciamo e poi però ve li mandiamo”.
Non avevano alcuna acredine verso i migranti, era a loro molto chiaro che il problema è stato la gestione politica e l’amplificazione dei media. Anzi sembravano ricordare con affetto il periodo in cui l’isola era piena di africani: la parola che ricorreva nelle loro bocche era “tenerezza” verso gli sbarcati con cui per qualche mese avevano spartito l’isola.
Passando poi alle promesse berlusconiane, domandavo se sarebbero stati contenti dei campi da golf a Lampedusa: una signora ne aveva sentito parlare, ma in realtà nessuno di loro sapeva esattamente cosa fossero questi “campi da golf”.
Un’altra signora ha aggiunto che il povero Berlusconi era maltrattato e perseguitato, ma lo diceva con la stessa materna tenerezza con cui parlava dei giovani tunisini a cui si era affezionata. Chissà se al presidente del consiglio farebbe piacere essere incluso in questo ecumenico abbraccio, stretto tra le braccia della signora insieme a fratelli tunisini, sudanesi, nigeriani, ecc.?
Nella loro umanità i lampedusani, almeno questo piccolo campione in cui mi sono imbattuta, non paiono ideologici o politicizzati; non è per appartenenza politica che non hanno paura degli stranieri. Ma non credo nemmeno che nasca dal nulla, cercherò di scoprire oltre…

9 luglio (e alba del 10 luglio)
Aggiornamento sui centri
Io non ho alcun modo di entrare nei centri e quindi raccolgo pareri e impressioni in modo satelittare.
E la notizia è che i migranti a Lampedusa non ci sono.
O meglio ci sono e sono tantissimi, ma in una Lampedusa parallela che non sfiora minimamente l’isola turistica. Quasi 800 persone gravitavano nei due centri, soprattutto famiglie e minori che non si riescono a collocare. Ma con i recenti sbarchi notturni si sono aggiunte altre duemila nuove persone. Pare che i trasferimenti saranno piuttosto rapidi: un gruppo massiccio dovrebbe partire lunedì mattina con la nave Moby. Responsabili della protezione civile sono molto preoccupati dell’impatto che potrà avere sui minori che attendono da moltissimo tempo di essere trasferiti, sono esausti ed esasperati e probabilmente potranno avere delle reazioni nel vedere questi ultimi arrivati subito trasferiti in massa.
Comunque si sente dire di una sistemazione per molti minori a Piana degli Albanesi.
I mediatori dell’arci dicono che c’è caos nei centri, che è difficile lavorare per il sovraffollamento. A parte i nuovi arrivi, la vita nel centro è noia, caldo, mosche e soprattutto nebulosa e pesante incertezza sul futuro. Non hanno idea di quando saranno spostati, non sanno dove andranno, con chi, cosa accadrà loro, di quali diritti godranno. Sono tanti, non possono uscire. C’è un solo pallone. Nessuna attività ricreativa, non per insipienza degli operatori ma per carenza di personale. Pochissimi infatti hanno accesso al centro.

Lampedusa e l’intolleranza verso la “stampa”
Tornando nella Lampedusa quotidiana: l’arrivo di Berlusconi è saltato, ma si sente dire in giro: “e che ci doveva venire a fare?”. Diffuso scetticismo verso gli aiuti all’isola, ciò che chiedono i lampedusani sono soprattutto trasporti più economici e un’informazione migliore. Sono infatti esasperati e arrabbiati con i giornalisti per il cattivo servizio fatto all’isola. Gli autoctoni dicono di essere accoglienti con tutti meno con i giornalisti, pare addirittura che un operatore della stampa oggi sia stato buttato in acqua dagli isolani.
Io, che vado in giro con quaderni e computerino, devo sempre precisare di non essere giornalista.

Chi si contagia con i migranti…
Premetto che a me interessano i diritti di tutti, non solo dei migranti. Un meccanismo del razzismo istituzionale è che chiunque si invischia con il popolo maledetto dei migranti ne condivide in parte il destino di esclusione: sia che si tratti di operatori, che di forze dell’ordine, che della cittadinanza. L’abbandono dei lampedusani è stato eclatante. Ma voglio parlare anche di quello delle forze dell’ordine.
Carabinieri, finanzieri e militari che si danno il cambio ai posti di blocco vicino al centro non hanno nemmeno un ombrellone in dotazione. Stanno seduti su una pietra facendosi ombra con il portellone aperto della vettura. Mentre altri che vigilano le coste fanno turni di otto ore sotto il sole di luglio accampati in tende precarie.
Ho parlato con un paio di militari sentinelle. Ho chiesto cosa ne pensavano dell’immigrazione e di quanto stava succedendo e uno di loro ha esordito: “Il mondo è di tutti. Ciascuno ha diritto di muoversi”, l’altro poi aggiungeva: “hai visto in che condizioni partono, con che barche prendono il mare, significa che hanno motivazioni molto serie per partire”. Poi mi dicevano che per ora la situazione è molto tranquilla, loro non hanno vissuto l’emergenza, ribadendo che i migranti avevano diritto a cercare condizioni di vita migliori e comunque si comportavano bene.
Chissà se questi difensori di confini e nazione avvertono stridere la loro mansione con l’idea tanto naturalmente affermata che il mondo sia di tutti?

La parrocchia e i progetti Caritas
Ho anche incrociato un gruppo della Caritas. Esponenti caritas di tutta Italia. Stanno facendo un seminario di formazione a Lampedusa di parecchi giorni e intendono aprire con i parrocchiani un centro Caritas sull’isola. Un veterano Caritas di Lodi mi confida che sono rimasti un po’ spiazziati e quasi indispettiti che questi lampedusani, senza alcuna formazione e improvvisandosi, hanno gestito l’emergenza meglio di come avrebbero fatto loro personale formato e con anni di esperienza.
La sera del 9 hanno organizzato un incontro pubblico sulle forme di sfruttamento che subiscono i migranti dopo che sono passati da Lampedusa. Ne parlavano persone venute da Castelvolturno, dalla Puglia, una giovane suora che lavora in una casa protetta per vittime della tratta a Bergamo.
Dopo la conferenza, discuto con i parrocchiani che mi raccontano quanto sia stato drammatico, intenso e in fondo bello il momento dell’emergenza. Dicono che si sono scoperti comunità, divisioni interne sono state appianate per una volta non contro un nemico comune, ma grazie ad un “fratello” comune, dicono di aver scoperto di avere delle doti organizzative che non immaginavano di avere. Raccontano di come hanno svuotato gli armadi per fare i corredi per i tunisini, della gestione delle docce, delle amicizie strette con tanti migranti di passaggio.

Lo scoop: Maraventano in segreto trasgredisce l’etica leghista
Un parrocchiano mi ha raccontato che aveva allestito una sorta di foresteria nel suo fiorino, aveva messo piumoni e coperte e dei ragazzi tunisini che vi dormivano, scherzando lo chiamavano il loro hotel a 5 stelle. Ogni mattina trovava gli ospiti della vettura-albergo riforniti di cibarie varie per la colazione e per il pranzo. I ragazzi se le trovavano al risveglio ma non sapevano chi fosse a portarle.
Incuriosito si è appostato è ha scoperto che il donatore segreto era sua cognata… la leghista lampedusana Maraventano lasciava pacchetti con biscotti, arance e panini ai tunisini. Anche il prete ha confermato che un giorno che erano arrivati diversi minori la senatrice ha confessato di aver ceduto, si è alzata nel cuore della notte e ha aperto un residence per ospitarli. Il prete le ha detto che la sua anima materna aveva fortunatamente vinto sull’anima leghista, ma lei pare l’abbia vissuto come un cedimento.

Clelia Bartoli

martedì 12 luglio 2011

At-Tuwani: Palestinesi protestano pacificamente contro l'espansione illegale dell'avamposto di Havat Ma'on, l'esercito risponde con violenza.

                                               at-tuwani march maon 01
At-Tuwani – Durante la mattinata di Sabato 9 luglio oltre un centinaio di palestinesi provenienti da At-Tuwani e villaggi vicini, internazionali e attivisti israeliani hanno marciato contro l'espansione dell'illegale avamposto di Havat Ma'on. Alla testa del corteo i giovani palestinesi portavano un cartello con su scritto "We want to live in Peace and Dignity". 
                      at-tuwani marcia maon

In risposta al corteo pacifico, l'esercito israeliano ha dichiarato immediatamente l'area: "Zona Militare Chiusa", come incentivo all'allontanamento dei palestinesi dall'area, l'esercito ha lanciato gas lacrimogeni e bombe sonore. Un palestinese è rimasto ferito in maniera molto lieve dall'esplosione di una bomba sonora, detonata molto vicino a lui. 
                                 at-tuwani march maon 03 
L'azione diretta contro l'espansione dell'avamposto aveva come obiettivo la rimozione di una nuova abitazone tenda che i coloni avevano installato più di due mesi fa. I coloni costruirono questa tenda su suolo non di loro proprietà, ma bensì appartenente ad una famiglia che vive nei dintorni del villaggio di At-Tuwani.
                                  at-tuwani march maon 04 
La polizia, durante l'azione ha temporaneamente detenuto, un palestinese un internazionale e un pacifista israeliano, rilasciati in seguito grazie alla pressione degli attivisti che si erano rifiutati di abbandonare l'area. 
Operazione Colomba e Christian Peacemaker Teams mantengono una presenza costante nel villaggio di At-Tuwani e nell'area delle colline a sud di Hebron dal 2004. 
[Note: secondo la IV Convenzione di Ginevra, la II Convenzione dell'Aja, la Corte Internazionale di Giustizia e numerose risoluzioni ONU, tutti gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati sono illegali. Gli avamposti sono considerati illegali anche secondo la legge israeliana.]

Per informazioni:
Operazione Colomba, +972 54 99 25 773

domenica 10 luglio 2011

Colline a sud di Hebron: l’esercito israeliano distrugge 9 cisterne d’acqua nel villaggio palestinese di Amnyr

Nella tarda mattinata di martedì 5 luglio, verso le 11:30 del mattino l’esercito israeliano è arrivato nel villaggio palestinese di Amniyr seguito da diversi camion con rimorchio, montacarichi e scavatori.
Sono iniziate immediatamente le demolizioni, attirando l’attenzione di un gruppo di coloni provenienti probabilmente dalla vicina colonia di Suseya, che si sono messi a fare picnic proprio davanti al villaggio.                          amiyr1
L'incidente (foto di Christian Peacemaker Teams)

Aminyr è abitato da circa 11 famiglie, si trova a nordest del villaggio palestinese di Susiya e della vicina colonia israeliana di Suseya (nelle colline a sud di Hebron). Le persone che ci vivono sono tutti pastori e agricoltori e, come la maggior parte dei residenti palestinesi in quell’area, completamente dipendenti dalle risorse d’acqua sopratutto durante la stagione estiva.

Il prezzo dell’acqua è più elevato in quest’area (Area C) della Cisgiordania, questo perchè in aggiunta al costo in sè, devono pagare anche il trasporto dalla città di Yatta attraverso strade non agilmente percorribili, come invece sono quelle per cittadini israeliani, alle quali senza uno specifico permesso i residenti palestinesi dell’area non hanno accesso.

Un metro cubo d’acqua nella vicina città di Yatta costa 6 shekels (l'equivalente di 1.20 €). Nel villaggio di Amniyr costa 35 (l'equivalente di 7€). Una cisterna che contiene 2 metri cubi d’acqua costa 1000 shekels. In tutto il danno ammonta a 10,000 shekels (2000 €) che in quest’area corrisponde a mezzo anno di lavoro.

Questa è la quinta demolizione per Amniyr nell’ultimo anno, confermano i residenti del villaggio e Nasser Nawaja dell'organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem. Solo un mese fa l’esercito israeliano ha distrutto 11 case/tenda e due cisterne piene d’acqua. Le stesse cisterne erano già state distrutte cinque mesi prima e ricostruite grazie all’aiuto di Ta’ayush, un gruppo si israeliani pacifisti. Vicino al villaggio si possono scorgere ancora i resti dell’ultima demolizione.

Dieci famiglie adesso si sono trasferite a Yatta, vengono solo durante il giorno per prendersi cura dei loro olivi anche se non hanno un posto per dormire e niente acqua. Ci sono però alcuni che si rifiutano di andarsene. Mohammed Hussain Jabour e sua moglie Zaffra rifiutano di andar via, poichè cresciuti praticamente in quelle terre.

“Cosa dovremmo fare?” dice Zaffra, “Cosa berremo? Non possiamo vivere senz’acqua”.

Quest’ultima demolizione fa seguito ad un’altra più recente, quella del villaggio di Bir Al ‘Eid, due chilometri più a sud. Avvenimenti molto recenti facenti parte di una lunga serie di demolizioni che va avanti da molti anni in quest’area.

[Note: secondo la IV Convenzione di Ginevra, la II Convenzione dell'Aja, la Corte Internazionale di Giustizia e numerose risoluzioni ONU, tutti gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati sono illegali. Gli avamposti sono considerati illegali anche secondo la legge israeliana.]


Operazione Colomba e Christian Peacemaker Teams mantengono una presenza costante nel villaggio di At-Tuwani e nell’area delle colline a sud di Hebron dal 2004.

Blog di Operazione Colomba sul villaggio di at-Tuwani: http://tuwaniresiste.operazionecolomba.it/

sabato 9 luglio 2011

Muere el compañero Indignado al que la maldita policía de Cataluña reventó el hígado y un pulmón

Riportiamo lo sdegno degli amici e manifestanti Indignados,per questa offensiva da parte dei governi contro coloro i quali non ci stanno a pagare la crisi attuale,solidarietà con gli indignados Spagnoli!

NOTA DE PRENSA
 
Muere el compañero Indignado al que la maldita
policía de Cataluña reventó el hígado y un pulmón


NOS HAN INFORMADO DESDE BARCELONA QUE AYER FALLECIÓ EL COMPAÑERO GRAVEMENTE HERIDO EN EL BRUTAL DESALOJO DE LA PLAZA DE CATALUÑA, CON LA EXCUSA DE LA LIMPIEZA, PROTAGONIZADO CONTRA EL PUEBLO POR ALGUNOS MIEMBROS TERRORISTAS DE LA POLICÍA AUTONÓMICA DE CATALUÑA (MOSSOS).

   DESDE EL COLECTIVO "QUEDA LA PALABRA" QUEREMOS EXPRESAR NUESTRA CONDOLENCIA A FAMILIARES, AMIGOS Y COMPAÑEROS, NUESTRO REPUDIO Y RABIA POR SU ASESINATO COMETIDO POR ESTE ESTADO FASCISTA. LE REVENTARON EL HÍGADO Y UN PULMÓN. 

   INFORMAMOS QUE ESE BESTIAL DESALOJO SE HIZO CON PREMEDITACIÓN Y COMO TANTEO DESDE LOS PODERES FÁCTICOS DEL ESTE ESTADO FASCISTA.

   
EXIGIMOS LA INMEDIATA DIMISIÓN DEL CONSELLER DE INTERIOR DE CATALUÑA FELIP PUIG Y DEL MINISTRO DEL INTERIOR ALFREDO PÉREZ RUBALCABA POR EL CLARO AMPARO Y COMPLICIDAD EN ESTAS SALVAJES ACTUACIONES CONTRA EL PUEBLO QUE PROTESTABA PACÍFICAMENTE.
 

Enlace con vídeo de la ilegal y brutal actuación 
de la policía autonómica en la Plaza de Cataluña:
 
Homenaje al compañero asesinado
por miembros de este estado fascista

 

¡¡¡MALDITOS MALNACIDOS!!!
 
 
¡¡¡ASESINOS!!!, ¡¡¡TERRORISTAS!!!
 

In aumento le violenze israeliane sui bambini palestinesi

Vivere nella violenza, fin da piccoli. Questo lo scenario che si prospetta ai bambini palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, sempre più spesso vittima di attacchi da parte dei coloni israeliani degli insediamenti illegali.
E le aggressioni contro la popolazione palestinese sono purtroppo una pratica quotidiana.
                       
 
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Secondo l'organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Din non si tratta di incidenti isolati né di semplici episodi di odio e rabbia ma piuttosto di un piano strategico molto più sofisticato volto ad affermare l’autorità e la dominazione territoriale israeliana sulle terre palestinesi della Cisgiordania. Per questo l’esercito collabora ed approva le continue aggressioni contro gli abitanti palestinesi. Anche se, secondo il diritto internazionale, Israele non ha sovranità sui territori che ha occupato e, in qualità di potenza occupante, dovrebbe difendere i civili palestinesi dalla violenza perpetrata in queste terre.


“I soldati hanno iniziato a sparare in aria e a lanciare lacrimogeni contro di noi” racconta Asad, 16 anni, di Fara’ta, un villaggio vicino a Qalqiliya, nel nord della Cisgiordania. Il 2 giugno 2011 questo ragazzo non ancora maggiorenne è stato colpito da un candelotto di gas lacrimogeni mentre stava raccogliendo il grano nelle terre del suo villaggio. Dodici punti ed un taglio profondo vicino all’occhio.

E la complicità e il silenzio dell'esercito israeliano, anche di fronte ad aggressioni mortali.

Il 28 gennaio 2011 Yousif Ekhlayel, di soli 13 anni, è stato ucciso dal fuoco di un colono a Beit ‘Ummar, un villaggio ad 11 km da Hebron.
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                                                              Yousif Ekhlayel, 13 anni, ucciso da un colono israeliano
“Yousif stava raccogliendo frutta col padre quando sono arrivati quasi 70 israeliani dall’insediamento illegale di Bat Ayin” ha raccontato Ahmed, un abitante di Beit ‘Ummar – c’erano sia donne che uomini, tutti armati. E cinque di loro avevano dei fucili e hanno sparato contro di noi”. Yousif, colpito alla testa, è deceduto qualche ora dopo in ospedale.

Diciassette sono i bambini palestinesi che hanno subito violenze da parte dei coloni israeliani nei primi sei mesi del 2011. A riferire la notizia è l’organizzazione non governativa Save the Children – Palestina: nel report pubblicato il 4 luglio 2011 si legge che ci sono quotidianamente attacchi contro i palestinesi nei villaggi della Cisgiordania che sorgono vicino agli insediamenti israeliani e nei quartieri di Gerusalemme Est e che troppo spesso coloro che vengono colpiti dai bastoni, dai gas lacrimogeni o dai proiettili dei coloni sono minorenni.

Secondo un recente report dell’OCHA (Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari), nel 2010 le violenze perpetrate dai coloni israeliani contro i palestinesi sono aumentate del 70% rispetto all’anno precedente e la causa principale è dovuta ad “un’applicazione troppo permissiva della legge”. Quasi il 90% delle indagini su queste violenze non va a buon fine. E l’esercito israeliano al posto di difendere le vittime delle aggressioni, protegge e si schiera con i coloni, facilitando o prendendo parte agli attacchi contro i palestinesi, oppure con un tacito assenso. Dati confermati anche dal gruppo israeliano per i diritti umani Yesh Din: “la maggior parte degli attacchi contro i palestinesi non solo rimane impunito ma viene completamente ignorato dalle autorità israeliane”. E l’esercito rimane impassibile di fronte a queste “spudorate” violazioni dei diritti umani del popolo palestinese in Cisgiordania.