lunedì 4 luglio 2011

Il destino di Castello



In questi anni quello che potrebbe essere un borgo ricco di aree verdi e piccoli pezzi di storia fiorentina, si è visto sottrarre molte delle proprie risorse. In meno di una decade sono state calate su
Castello tonnellate di cemento, ed ogni attività edilizia è stata un'occasione per aumentare i guadagni di immobiliari e lobby del mattone. Nel 2009 quando lo scandalo che ha travolto la famigerata Immobiliare Quadra era sulla bocca di tutti, RENZI, novello sindaco di Firenze, tuonava"Il progetto per Castello è tutto da rifare".
Ora che il piano strutturale della nuova giunta è stato presentato durante una due giorni alle Murate, andata praticamente deserta, potrebbe essere un buon momento per fare un primo bilancio di queste novità tanto attese. Purtroppo non riusciamo ad essere ottimisti a riguardo, principalmente per mancanza di qualcosa di nuovo da analizzare.
Tutte le questioni legate al aereo porto, alla cittadella viola, alla scuola carabinieri sono rimpallate da una parte all'altra tra immobiliari, comune e regione. Tutti sembrano procedere con estrema cautela, impauriti dall'indagine della magistratura su LIGRESTI, CIONI, BIAGI & Co, e senza esporsi cercano di fare finta che il problema non esista, o che non sia di propria competenza, oppure litigano furiosamente tra di loro. Ma intorno a questi grossi progetti che catalizzano l'attenzione dei media c'è un quartiere che ha subito tante ferite e al quale non sembra essere possibile offrire alcun lenitivo. Non solo le grandi opere hanno caratterizzato quest'ultimo decennio dello sviluppo urbanistico di Castello.
Un'infinita serie di medie e piccole costruzioni hanno infatti quasi completamente esaurito le risorse di suolo all'interno di Castello. Si prenda ad esempio la zona di Via N. da Tolentino che ospitava il CSA nEXt Emerson fino allo sgombero del 2006. Quest'area è stata letteralmente immolata sull'altare della speculazione, portandosi dietro anche i terreni incolti limitrofi, all'interno del parco delle colline.
Nel 2005 in un comunicato del CSA si faceva presente:
”... con la scusa del progetto 20000 alloggi in affitto si dà la possibilità di costruire ulteriori 90 appartamenti al solito Lorenzo Giudici sull’area verde davanti al Centro Sociale. Un’ulteriore nefandezza di questa amministrazione comunale che sta trasformando aree di pregio (via Arnoldi), terreni agricoli (via da Tolentino), aree pubbliche (via Allori), in edificazioni, con notevole guadagno per i soliti speculatori e a danno dei soliti cittadini”
A distanza di cinque anni i risultati di questo tipo di interventi urbanistici e politiche abitative sono sotto gli occhi di tutti, oltre che al vaglio della magistratura. Quando però quest'ultima arriva ad intervenire, ammesso che lo faccia, è ormai troppo tardi. Una volta edificati centinaia di appartamenti e rivenduti non certo a prezzi popolari, non si può tornare indietro. Edificata metà' della nuova scuola carabinieri, il danno è fatto. Le operazioni di speculazione vanno riconosciute e fermate prima che possano sottrarre alla collettività risorse preziose.
Il nuovo piano strutturale della giunta RENZI viene presentato come "a volumi zero", basato sul recupero delle aree dismesse. Si tratta in realtà di una formula di circostanza probabilmente riconducile all'attitudine RENZIANA di parlare per slogan ad effetto. Basta fare affidamento sul fatto che nel caos informativo caratteristico della nostra società, nessuno ricorda cosa hai detto la settimana prima. Se qualcuno ha buona memoria si può sempre dire che non aveva capito bene e che a distanza di tempo non è facile ricostruire. E' uno schema a cui siamo stati abituati in questi anni e che un giorno diremo probabilmente di BERLUSCONIANA memoria.
In molte zone di Firenze non ci sono più aree vuote sulle quali edificare, dunque il tanto sbandierato recupero a volumi zero delle aree dismesse deve essere letto come un più prosaico "costruiremo lì dove lo spazio non è più vuoto, ma quello che c'è si può demolire". Si tratta del solo modo per accontentare le lobby immobiliari, continuando a costruire in una città alla quale è stato già chiesto troppo. Un intervento teso veramente al consumo di suolo zero dovrebbe destinare invece le zone dismesse ad aree di compensazione per quanto i quartieri hanno dovuto subire in questi anni, non prevedere di svendere il tutto ad immobiliari, per ricavarne indietro qualche finto auditorium o striminzito giardinetto.
Nel borgo di Castello, ai piedi delle colline e delle ville medicee, sono presenti due grosse aree dismesse, circa 25 mila metri quadri. Analizziamo cosa il piano strutturale prevede per queste che sono le uniche speranze rimaste al quartiere per riavere indietro qualcosa di quanto finora sottratto.

Area ex CERDEC
Una superficie di quasi tre ettari situata proprio nel mezzo di Castello, appena sotto villa Corsini e costeggiata da via della Petraia e via Reginaldo Giuliani. Un'area dismessa vastissima, chiusa da più di quindici anni e ormai quasi sconosciuta anche a chi vi abita vicino. Il piano strutturale conferma il progetto già approvato, ma non ancora in essere. Si tratta di costruire grandi edifici su due e tre livelli, con altezze fino a dodici metri, notevolmente superiori a quelle esistenti ed in contrasto con vincoli paesaggistici e tutele ambientali. Si tenga conto che quest'area è proprio a ridosso delle ville medicee.
Questi edifici porterebbero con sé un aumento del traffico automobilistico, già attualmente insostenibile. Il terreno appartiene all'immobiliare Castello.
Il quartiere da anni chiede che almeno una parte venga destinata ad una piazza, altrimenti inesistente nel borgo di Castello, spazi aperti alla collettività, verde. Tutti fattori che sono stati completamente sacrificati in questi anni di speculazioni selvagge.

Area ex Star color
Circa tremila metri quadri in via di Bellagio. Il terreno è stato acquistato dall'immobiliare Unica.
L’operazione compiuta dall’Unica ha tutte le caratteristiche della classica manovra speculativa: il terreno è stato acquistato a poco prezzo a seguito di un fallimento, ma l’area a ridosso del parco delle colline è soggetta ad un vincolo che ne impedisce il cambio di destinazione d’uso. Dunque non si può costruire, né demolire. L’Unica attende dunque che qualche gioco di favori, o la pressione degli interessi dei costruttori sulla giunta, sblocchino la situazione e spianino la strada all'ennesimo progetto di residenze private.
L'area è attualmente occupata dal csa nEXt Emerson, in seguito allo sgombero e alla demolizione della precedente sede in via da Niccolò da Tolentino. L'Unica non ha ancora un progetto sull'area, ma se quest'ultimo comportasse l'ennesimo sgombero del csa il tessuto sociale che gravita attorno al nEXt Emerson si troverà di nuovo per strada. Le centinaia e a volte le migliaia di persone che ogni mese ne fanno una realtà viva saranno di nuovo private di questa piazza ideale posta ai margini di Firenze. Il csa ha cercato di divenire uno spazio pubblico aperto alle iniziative di chi condivida quei valori di base sui quali la nostra esperienza si fonda: l’autogestione, il rifiuto della mercificazione della cultura, del divertimento e del tempo libero, l’ecologismo, l’antifascismo, l’antisessismo e l’antirazzismo. In quanto spazio aperto alla sperimentazione, non paralizzato dalla burocrazia o incatenato alla logica del soldo, il nEXt Emerson viene attraversato da molte esperienze, dalla palestra al corso di tango,i concerti, le presentazioni di libri, il teatro, l’officina, i laboratori di auto costruzione, riuso e riciclo, il mercatino del biologico, e mille altre piccole situazioni che quotidianamente vivono questi spazi.
Tutto questo e’ stato realizzato in un’ottica mutualistica e volontaria, senza chiedere alcun finanziamento pubblico.

Il destino di Castello dipende in larga misura da quanto gli abitanti dell'area sapranno capire le manovre urbanistiche che pesano sul quartiere, e oltre ad opporvisi, mettere in atto alternative credibili.

Per INFO e approfondimenti http://soscastello.noblogs.org http://www.csaexemerson.it