venerdì 30 settembre 2011

[PALERMO]corteo e irruzione al porto contro le navi lager



 Oggi pomeriggio circa duecento antirazzisti palermitani si sono dati appuntamento davanti il porto per protestare contro l'atteggiamento del governo nei confronti degli oltre settecento migranti che sono stati trasferiti da Lampedusa a Palermo. Il trasferimento dei migranti è avvenuto su tre navi che sono poi diventate delle carceri per gli occupanti; le navi, infatti, non si sono mosse dal porto di Palermo, fungendo solo da lager galleggianti in attesa dei rimpatri. Intorno alle cinque del pomeriggio i presidianti hanno saputo che le navi erano state allontanate dal porto e non erano visibili dalle banchine, poi è arrivata notizia che una delle galere gallegianti era partita alla volta di Cagliari per trasferire in Sardegna alcuni dei prigionieri.

mercoledì 28 settembre 2011

Prigione Mediterraneo: i CIE galleggianti nei porti delle nostre coste

Rinchiusi dietro gigantografie di Duffy Duck e Willy il coyote oltre 300 tunisini attendono, da giorni, al largo del porto di Palermo che le autorità italiane decidano del loro destino. Tappezzata da sorrisi ammiccanti dei protagonisti Looney Tunes, la nave “Fantasy” della compagnia Grimaldi Lines esprime appieno quanto ci sia di grottesco e tragico dell’odissea dei migranti, che prima erano trattenuti illecitamente a Lampedusa e adesso sulle navi; infatti la “Moby Vincent” ancorata al largo dei cantieri navali, e la “Audacia”, situata a 200 m dall’antico foro italico di Palermo, si uniscono alla prima creando così una vera e propria flotta di navi galera dove gli immigrati sono stipati. Per mare sono venuti e in mare restano.
Le creazione di questi CIE galleggianti non è che l’ennesimo grave episodio di gestione emergenziale dell’immigrazione dal Nordafrica: la proclamazione delle stato d’emergenza e la conseguente decretazione d’urgenza gli hanno permesso di ignorare le garanzie fondamentali della Costituzione e di utilizzare forme di detenzione in strutture improvvisate, come la collina della vergogna a Lampedusa, la stazione marittima o queste navi, inaccessibili alla stampa e alle associazioni. “Il concentramento forzato in non luoghi, di persone che non hanno commesso alcun crimine, riportano a episodi che la storia d’ Europa avrebbe dovuto cancellare e che invece continuano a ripetersi sotto i nostri occhi.” Borderline Sicilia.
Fin dai primi sbarchi avvenuti all’inizio del 2011 l’isola di Lampedusa è stata vittima di una gestione predisposta e finalizzata al verificarsi di episodi esplosivi come l’incendio del centro di contrada Imbriacola e le successive violenze che sono scoppiate nell’isola il 21 settembre scorso. “Era da tempo che tutti quelli che dovevano sapere, erano a conoscenza dello stato di degrado e di nervosismo che nel centro di Lampedusa si viveva quotidianamente” sostiene Giacomo Sferlazzo dell’associazione Askavusa di Lampedusa “molti lo avevano detto, ed era prevedibile che lasciare i ragazzi tunisini in quelle condizioni e in più essendo a conoscenza che i rimpatri erano lo scopo finale della loro attesa, avrebbe causato una grande rivolta, e così è stato.”
Questo è solo l’ultimo, e il più grave, degli episodi susseguitisi dall’inizio del 2011 e la risposta delle istituzioni a ciò che è stato colpevolmente causato dalle stesse è un’altra gravissima sospensione dello stato di diritto che non può essere in alcun modo accettata. Gli immigrati sono privati della libertà personale da settimane, senza avere mai incontrato un avvocato ne' essere mai stati condotti davanti a un giudice di pace per la convalida del trattenimento, per di più a bordo di navi che hanno assunto le funzioni di Centri di identificazione ed espulsione galleggianti. Vengono violati così i più elementari diritti umani, a partire dal diritto di difesa e di controllo giurisdizionale sulla libertà personale.
Eppure non ha rilevato la minima violazione dei diritti umani il deputato regionale del PD Tonino Russo, secondo le dichiarazioni scandalose rilasciate al GR regionale, “I migranti a bordo delle navi sono in buone condizioni; sono assistiti regolarmente, dormono in cabine fornite di lenzuola e in poltrone reclinabili. Alcuni tunisini che hanno avuto dei malori sono stati trasportati in ospedale, altri sono stati medicati direttamente a bordo da personale sanitario”. L’onorevole dimentica però che le detenzione illegittima rimane anche se le persone non vengono fatte morire di fame e sete.
Solo dopo quattro giorni di detenzione il PD è riuscito a prendere una posizione che non si burlasse dei diritti fondamentali dell’uomo: Alessandra Siracusa e Pino Apprendi, dopo una visita di tre ore a bordo delle navi, hanno dichiarato che anche se fossero rinchiusi in un Hotel a cinque stelle rimarrebbe un sequestro di stato. Inoltre hanno verificato la condizione giuridica delle persone trattenute, tra cui ci sono sei minori e una donna, sola, in mezzo a un gruppo di uomini.
Duecento immigrati sono trattenuti nella Moby Vincent e un altro centinaio sull’Audacia. La Fantasy la scorsa domenica ha traghettato 221 migranti tunisini da Palermo al porto di Cagliari. Questi destinati ad essere identificati nel centro di prima accoglienza di Elams e poi rimpatriati.
Sinora è inascoltata la protesta di centinaia di manifestanti che alle 17.00 di ogni pomeriggio si riuniscono in presidio difronte al porto. Cercano di richiamare la cosiddetta società civile attorno all’emergenza della discriminazione delle minoranze in Italia, ma, alla vigilia delle primarie della sinistra palermitana, chissà in quanti avranno il coraggio di denunciare questi abusi, nella bella Italia, patria del diritto.

Giorgia Mirto
BSA Palermo

lunedì 26 settembre 2011

UN MONDO AL ROVESCIO!

Mentre politici corrotti, mafiosi di ogni genere e banchieri speculatori girano per il mondo a piede libero, giovani tunisini in cerca di lavoro o di pura libertà vengono ammanettati e rimpatriati direttamente da palermo come fossero criminali della peggior specie...

vedi il video della polizia di stato che non prova alcun imbarazzo a documentare e rendere pubblico l'ingiusto pardosso di cui si rende complice e mera esecutrice...


intanto al porto di Palermo il forum antirazzista protesta contro le navi-lager...

giovedì 22 settembre 2011

LAMPEDUSA: PERCHE' BRUCIA?

Tra la consueta disinformazione e la retorica mediatica che s'interroga su Lampedusa usando strumentalmente il binomio razzismo o esasperazione ecco un paio d'articoli che cercano di ricostruire la disumanità di questi giorni dando un pò di profondità agli eventi...






Lampedusa brucia. Un disastro preparato con accanimento.
 di Antonello Mangano
http://www.terrelibere.org/4336-lampedusa-brucia-un-disastro-preparato-con-accanimento

A Lampedusa guerra ai tunisini e ai giornalisti
di Alessio Genovese
http://fortresseurope.blogspot.com/2011/09/alessio-genovese-da-lampedusa.html#more



E soprattutto la voce di un lampedusano che spiega meglio di qualsiasi sociologo o politico di turno le conseguenzedi un senso comune architettato ad arte per fomentare la "guerra tra poveri"...


21-22/09/2011

Oggi è uno dei giorni più brutti che io abbia mai vissuto, la speranza di una Lampedusa faro della solidarietà del diritto e dell'umanità si è talmente affievolita che ormai sembra solo una fantasia retorica, quell'umanità che tanto ci aveva fatto sperare e che era stata troppo presto mitizzata era come avevamo detto in altre occasioni "Poca", perché non accompagnata da una coscienza politica e sociale. Oggi a Lampedusa si è compiuto il piano del governo e dell'amministrazione locale, quello che per molti anni non era riuscito, oggi ha avuto compimento, arrivare allo scontro tra Lampedusani e migranti, in questo caso tunisini.
Era da tempo che tutti quelli che dovevano sapere, erano a conoscenza dello stato di degrado e di nervosismo che nel centro di Lampedusa si viveva quotidianamente, molti lo avevano detto, ed era prevedibile che lasciare i ragazzi tunisini in quelle condizioni e in più essendo a conoscenza che i rimpatri erano lo scopo finale della loro attesa, avrebbe causato una grande rivolta, e cosi è stato.
Il problema è sempre lo stesso dall'inizio dell'anno, la mancanza di trasferimenti da Lampedusa al resto d'Italia, anche questo si sapeva, ma tutti facevano finta di niente, tutti facevano finta che la vita del centro fosse tranquilla, l'importante e che i migranti non si vedano per la strada, l'importante e che i turisti non vedano, come oggi ,l’importante è che mostriate le immagini della festa della madonna di Porto Salvo,la Lampedusa bella, la Lampedusa vacanziera, quello che è accaduto è già passato, non bisogna parlarne, questo modo di fare viene da una mentalità mafiosa dell’omertà e del silenzio, ed è il culmine dei comportamenti di un gruppo di persone e di una amministrazione che ha fatto dell’illegalità la propria bandiera, il peggio che nessuna istituzione ha mai arginato questa prassi del malaffare, dell’illecito, anzi sembra essere premiata, lo stato è veramente assente a Lampedusa, c’è un aria da far west da molto tempo, ognuno fa quello che vuole, i più prepotenti minacciano, corrompono e si fanno corrompere. L’unico valore che accomuna una parte di lampedusani che non so quantificare, è la stagione estiva che tradotto significa lo sfruttamento del territorio per fare soldi, ma il mondo e la storia vanno oltre una stagione turistica da salvare, vanno oltre la visione ristretta dei piccoli imprenditori, e quelli che dovevano essere i compagni di una lotta contro le angherie e le violenze che i potenti di tutto il mondo stanno facendo alle masse sono diventati il problema, i nemici da uccidere, da annegare , da buttare in mezzo al rogo , mentre Berlusconi al suo arrivo sull'isola viene acclamato da una folla violenta che impedisce a chi non è d'accordo di manifestare contro la politica del governo, ed anche in queste ore i miei amici, che oggi più che mai voglio chiamare compagni, vengono minacciati da una folla imbestialita, che ha perso ogni direzione "C'è ne pure per quelli di Askavusa se si mettono in mezzo", intanto la Lega ringrazia, il sindaco che dice i tunisini essere tutti delinquenti ha enormi responsabilità per quanto sta accadendo, e ogni persona che sta usando la violenza ha enormi responsabilità. Queste persone sono le stesse che hanno applaudito Crialese e che facevano a gara a complimentarsi dopo la proiezione di Terraferma, sono quelle che applaudono i cantanti che vengono a cantare per la solidarietà durante la manifestazione O scià, sono quelli che fanno a gara per potere ospitare i VIP che invita Baglioni facendo laudi guadagni, Baglioni stesso che viene finanziato da chi sta provocando questo enorme disastro e che dice di fare O scià per sensibilizzare la popolazione rispetto ai temi dell’integrazione dovrebbe condannare chi ha usato la violenza e non premiare chi ha partecipato ai pestaggi rifiutandosi di lavorare con questa gente, perche le canzoni , le parole non valgono a niente se non sono seguite dai fatti, Le persone che dicono buttateli in mare, bruciateli, sono tutti delinquenti magari oggi portavano in spalla la statua della madonna di porto salvo, , io non ho molta fede, ma il fatto che quello che sta accadendo in concomitanza con la festa della patrona dell'isola, che è anche un simbolo di convivenza pacifica mi fa pensare molto. Queste persone che si dice vogliano buttare giù “La porta d’Europa” il monumento di Mimmo Paladino sono più vicini a quegli estremisti islamici che distruggono le opere d’arte in nome di un fanatismo religioso che in realtà è il segno di un ignoranza mostruosa. Quello che mi preoccupa è che nella violenza si possa vedere il modo di risolvere questioni che la politica non ha saputo o voluto affrontare e risolvere, i tunisini si trovano costretti a protestare violentemente perché inascoltati e rinchiusi in condizioni disumane, i lampedusani immaturi cadono nel tranello del governo e aizzati dalle dichiarazioni del sindaco trovano nella violenza non solo una valvola di sfogo ma un metodo per affermare una rabbia da troppo repressa, non per affermare idee, attenzione, perché nella testa di queste persone non credo ci siano idee chiare, ma per affermare una supremazia, un controllo del territorio, ed anche questo è tipico dell’agire mafioso. Dividere l'umanità è quello che i potenti da sempre cercano di attuare, facendo leva sulle paure e l'ignoranza, ed è quello che sta accadendo a Lampedusa, una massa stordita che crede che la risoluzione del problema sia uccidere i Tunisini e non fare arrivare più nessun migrante sull'isola. Da sempre è stato detto che il ruolo di Lampedusa rispetto all'immigrazione deve essere di primo soccorso e accoglienza che più di un numero di migranti Lampedusa non può accogliere, ma questo non è mai stato accolto dal governo, e oggi è il governo ad avere la prima colpa di quello che sta accadendo, dopo il governo vengono tutti quei lampedusani che si sono fatti trascinare in questa pozza di fango. Oggi abbiamo perso tutti, e abbiamo perso molto, Lampedusa che il posto che più amo in assoluto, oggi mi sembra come una casa da abbandonare, come un luogo senza più speranza, come un luogo destinato all'odio e alla violenza, un luogo dove l'egoismo e l'ignoranza hanno avuto la meglio, e questo viene da lontano, il solo fatto di avere un amministrazione con questo sindaco e con una vicesindaco leghista dice tanto, spero che i molti lampedusani che in passato hanno saputo dimostrare solidarietà non vengano travolti da tutta questa cattiveria, che ormai da troppo veniva alimentata. Spero che i ragazzi tunisini possano trovare un posto migliore dove vivere di Lampedusa e dell'Italia.
Non voglio rinunciare alla speranza di un mondo più giusto, non voglio rinunciare alla speranza di un dialogo tra i popoli, tra i più deboli tra gli ultimi, credo in assoluta che il primo sforzo di tutte le persone che hanno una coscienza maggiore sia quello di alimentare il dibattito non solo sull’immigrazione ma su tutto quello che sta accadendo nel mondo, di rimettere la scuola e la conoscenza al centro della vita della collettività, la conoscenza diretta per prima cosa, il dialogo come strumento e come fine il bene comune. Non di un popolo , non di una classe ma dell’umanità

Per questo chiediamo che vengano aboliti i CIE in Italia.
Che venga scritta una nuova legge sull’immigrazione e l’integrazione
Che le società civili europee e nord africane costruiscano una rete diretta per il dialogo e la cooperazione.
Che l’istruzione e la cultura vengano messe ai primi posti nelle agende politiche.

Con enorme sofferenza e speranza . Giacomo Sferlazzo un lampedusano.

“Memoria” di Salman Natur – Edizioni Q – Biografie, 8° (pagg. 97 – 99)

Da un passo del diario di quei giorni atroci,che i Palestinesi subirono:

(Dopo Auschwitz e Mauthausen, dopo Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto, un’altra tragedia da non dimenticare: la Nakba.)

1948

Dove sono i tuoi giorni Abu Isaf?
Il vecchio, col rosario ciondolante tra le dita e gli occhi azzurri velati, lancia un profondo sospiro, raddrizza un po’ la schiena e indugia, come se volesse chiedere aiuto ad Abu Isaf:
  • Nel 1948, quando ci hanno espulso, bastava dire che venivamo da Hamiat Shab perché la gente ci
aprisse il cuore. Non abbiamo consegnato chiavi e non ne abbiamo preso in custodia. Abu Isaf se n’è andato, che Dio sia con lui. Lavorava alle ferrovie e andava da un posto all’altro, per raccogliere le cartucce delle pistole. Un giorno è venuto al villaggio con un fucile marca Tank Rifle, un vero cannone, che aveva una gittata di sette chilometri.
Abbiamo fortificato il paese, decisi a resistere. Birwa e Mi’ar sono cadute, ma il nostro paese ha continuato a resistere compatto. Si sono installati sui monti dirimpetto e hanno chiuso le strade, ci hanno circondato e hanno cominciato a sparare a tutto ciò che si muoveva: Hussein Ali Hamid che pascolava il gregge nel campo dei Marka, Mustafà Safi e Ahmad Arami che stavano scegliendo la verdura, Ahmad al-As’ad che stava curando alcune piante di tabacco nei terreni di Disa, la figlia di Abdalla Musa che coglieva le verdure nel terreno di Banana. Li hanno ammazzati. Ci davano la caccia, ci eliminavano a uno a uno.
Chi ancora? Moglie, aiutami a ricordare. Fatima, la sorella di Ahmad Abdallah stava raccogliendo fichidindia e Zahra Mussa che stava sul muretto, le hanno sparato ed è caduta davanti ai nostri occhi. Tutte ragazze nel fiore degli anni, tra i venti e i venticinque anni, non ancora compiuti. Abbattevano i nostri giovani come uccelli.
Ata Asadi, un giovane nel fiore degli anni.
Yahya As’ad, quindici anni, ucciso a Majd al-Kurum.
Mahmud Taha e Ali As’ad, figlio dello sheikh Muhammad, due dei ragazzi più belli del nostro paese, fucilati in mezzo alla strada, davanti agli occhi della gente.
Taceva, come se il racconto gli si fosse rappreso tra le labbra. Oscillando la testa, fissava il giovane trentenne che gli sedeva accanto e non si stancava di dirgli: - Caro, ti prego, racconta la tua storia,racconta.

Mi’ar


L’uomo che sedeva accanto al vecchio, aveva sei anni quando cadde Mi’ar. I bulldozer avevano raso al suolo il paese e gli abitanti erano fuggiti verso Majd al-Kurum, Ramish, Alam al-Shaab, o nella direzione opposta, attraverso sentieri tortuosi. I camion militari li prendevano e li buttavano a terra a Lajjun.
Nel mese di maggio di quell’anno, l’esercito era entrato nel paese e aveva espulso gli abitanti di Shaab, a parte qualche anziano e qualche donna. Gli espulsi hanno capito che, questa volta, la musica era diversa, che non si trattava di una lite tra paesi vicini e neanche del <<giorno della demolizione delle case>>, e sono tornati di nascosto a Shaab, passando per gli uliveti e i sentieri impervi del monte Arid.
Gli ulivi erano carichi: Uomini, donne e bambini siamo entrati a raccogliere le olive, a rubare nelle nostre proprietà! Nelle nostre terre! Un collaborazionista, arrivato in paese con la sua famiglia e le truppe dell’esercito, ci ha scoperto. Ci hanno raggiunto a Marj al-Ghuzlan, il “Prato delle Gazzelle”, e hanno cominciato a pestarci:
  • Signore, la prego….
Non ho detto altro.Avevo sei anni. Appena ho alzato le mani, un bastone ha martellato la mia schiena. Sentivo dolore dappertutto. Dopo ci hanno portato sull’aia, piena di orci colmi di olio, e spinto nel pollaio, dove siamo stati torturati a lungo, prima di farci uscire. Eravamo in quindici, quindici bambini.
Hanno circondato il villaggio e ci hanno ordinato di abbandonarlo. Ce ne siamo andati, con le poche cose che eravamo riusciti a caricare sul dorso degli asini. Avevamo appena raggiunto la vetta della montagna, quando hanno aperto il fuoco. La gente si è nascosta tra glòi alberi. Con noi marciavano anche mio cugino e il figlio dei nostri vicini. Mio padre gli ha raccomandato di fermarsi, ma i due ragazzi hanno proseguito. L’esercito li ha catturati all’ingresso del paese.
Mamma mia! Cosa no hanno fatto, senza alcuna pietà, a questi giovani nel fiore degli anni! La strada era piena di rovi, li hanno denudati, gettati a terra, obbligati a strisciare a pancia in giù, poi li hanno uccisi. Quando mi hanno sentito urlare <<Li hanno ammazzati! Li hanno ammazzati!>>, ci sono venuti addosso dall’altra parte, ci hanno legati, messi al muro e riempiti di botte. Con le mani in alto, piangevamo e gridavamo:
  • La prego, mister, la prego!
Abbiamo visto la morte con i nostri occhi. Vedevamo in ciascuno di loro quaranta uomini. E noi, cosa eravamo, noi?! Bambini di sei anni!
Gli anziani si erano messi a terra e le ragazze si imbrattavano il viso, perché avevano paura che le violentassero. Hanno incaprettato mio padre, sono uscito e ho cercato rifugio tra un gruppo di donne, una zia mi ha coperto col suo corpo, un soldato si è avvicinato di corsa e ha chiesto:
  • Dove, baby?
  • No baby, mister.
Continuavano a seguirci, quando al tramonto siamo arrivati a Majd al-Kurum.

PALESTINA: NON TUTTI CON ABU MAZEN, I GIOVANI PROTESTANO

Se i sondaggi indicano un forte consenso nei Territori occupati all’iniziativa all’Onu del presidente dell’Anp, allo stesso tempo non mancano le critiche. Il “Movimento giovanile palestinese” stronca la richiesta di adesione della Palestina all’Onu. Nena News pubblica il loro comunicato
                           palestinesi2

   
                                                                                                                            

                                                                                             COMUNICATO
 Noi, del Movimento Giovanile Palestinese (PYM), ci opponiamo alla proposta di riconoscimento dello stato palestinese con i confini del 1967, che verrà presentata alla Nazioni Unite questo settembre da parte della leadership palestinese. Noi crediamo ed affermiamo che la dichiarazione di uno ‘Stato di Palestina’ sia solo il completamento del processo di normalizzazione che ha avuto inizio con gli erronei accordi di Oslo. Questa iniziativa non riconosce né affronta la questione che il nostro popolo continua a vivere in un regime coloniale basato sulla pulizia etnica della nostra terra e sulla subordinazione e lo sfruttamento del nostro popolo.
Questa dichiarazione serve come meccanismo per salvaguardare il quadro difettoso del processo di pace e per depoliticizzare la lotta per la Palestina attraverso la rimozione della lotta dal suo contesto storico coloniale. I tentativi di imporre una pace falsa con la normalizzazione del regime coloniale ci hanno solo portato a rinunciare a quantità sempre più grandi della nostra terra, ai diritti del nostro popolo e alle nostre aspirazioni, delegittimando ed emarginando la lotta del nostro popolo, rendendo sempre più intensa la frammentazione e la divisione tra la nostra gente.
Questa dichiarazione compromette i diritti e le aspirazioni di oltre due terzi dei palestinesi che vivono come rifugiati in esilio in altri paesi, palestinesi che, dalla Nakba (la catastrofe) del 1948  aspettano di tornare nelle loro case dalle quali sono state sfollati.
In questo modo si compromette  anche la posizione dei palestinesi che risiedono nei territori occupati nel 1948, che continuano a resistere dall’interno quotidianamente contro la pulizia etnica e le pratiche razziste del regime coloniale. Inoltre, questa dichiarazione incentiva e spinge i palestinesi e i partner arabi ad agire come i guardiani dell’occupazione e della colonizzazione nella regione, all’interno di un quadro neo-coloniale.
Le fondamenta di questo processo servono solo ad assicurare la continuazione dei negoziati, la normalizzazione economica e sociale e la cooperazione per la sicurezza. La dichiarazione dello Stato cristallizzerà confini falsificati su un frammento della storica Palestina e continuerà a non affrontare le questioni fondamentali: Gerusalemme, le colonie, i rifugiati, i prigionieri politici, l’occupazione, le frontiere e il controllo delle risorse. Crediamo che una tale dichiarazione non possa né garantire né promuovere la giustizia e la libertà dei palestinesi, il che significa di per sé che non ci sarà nessuna pace duratura nella regione.
Inoltre, l’iniziativa della dichiarazione dello stato palestinese viene presentata alle Nazioni Unite da una leadership palestinese che è illegittima e che non è stata eletta con metodi democratici da tutto il suo popolo e che pertanto non rappresenta la popolazione palestinese nella sua totalità. Questa proposta è un fabbricazione politica progettata dalla leadership palestinese per nascondersi dietro  l’incapacità di rappresentare i bisogni e i desideri della propria popolazione. Affermando di soddisfare la volontà palestinese di autodeterminazione, questa leadership sta abusando e sfruttando la resistenza e i sacrifici del popolo palestinese, in particolare dei nostri fratelli e delle nostre sorelle di Gaza, e addirittura dirottando il lavoro dei movimenti di solidarietà internazionale, come il BDS( Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) e le iniziative della flottiglia. Questa proposta serve solo a sperperare tutti gli sforzi fatti per isolare il regime coloniale e renderlo responsabile.
Indipendentemente dal fatto che la proposta per il riconoscimento statale venga accettata o meno, chiediamo ai palestinesi all’interno del nostro paese sotto occupazione e ai palestinesi della diaspora di continuare ad essere devoti ed impegnati alla nostra lotta e a difenderla, traendo ispirazione dai loro diritti e dalle loro responsabilità.
Facciamo appello ai popoli liberi del mondo e agli alleati del popolo palestinese, a mostrare una reale solidarietà con i palestinesi in una lotta anti-coloniale, non schierandosi a favore o contro la dichiarazione di uno stato palestinese, ma piuttosto continuando a considerare Israele responsabile e pertanto boicottandola dal punto di vista economico, accademico e culturale.
Fino a quando ritorneremo e saremo liberi
Consiglio Centrale Internazionale
Movimento dei Giovani Palestinesi

mercoledì 21 settembre 2011

[BSALAMPEDUSA] brucia il cie, scontri e caccia all'uomo

Lampedusa brucia ancora. Dopo l'incendio che ieri ha semidistrutto il cie di Contrada Imbriacola oggi ci sono scontri tra i migranti e la popolazione, con la polizia che carica i migranti.
Ovviamente si è già scatenata la caccia all'uomo: alcuni lampedusani improvvisano ronde a difesa del municipio, mentre il sindaco De Rubeis lamenta l'assenza del governo (ne Maroni ne Berlusconi hanno voluto incontrarlo). La polizia parla di "pericolo che ci scappi il morto", pericolo verosimile e che mette chiaramente in evidenza l'incapacità del governo di gestire la situazione.

lunedì 19 settembre 2011

Grazie al boicottaggio mondiale,l'azienda AGREXCO è FALLITA!

Stop Agrexco Italia ha il piacere di condividere con voi la notizia che l'esportatore israeliano, oggetto della nostra campagna, è stato messo in liquidazione, pagando anche il prezzo della complicità con la violazione del diritto internazionale. Ringraziamo tutte e tutti che hanno sostenuto la campagna in Italia. Seguiremo con attenzione, insieme alla Coalizione Europea Contro Agrexco, gli sviluppi della vendita dell'Agrexco, ma per ora festeggiamo questa notizia positiva!

Di seguito la traduzione del comunicato stampa del Comitato Nazionale Palestinese per il Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni, che si trova anche sul nostro sito: http://stopagrexcoitalia.org/news/262-agrexco-liquidazione.html.

Stop Agrexco Italia
http://stopagrexcoitalia.org
http://www.facebook.com/stopagrexcoitalia

La società civile palestinese accoglie con favore la notizia che Agrexco va in liquidazione, e invita a celebrare questa vittoria della campagna BDS

Gli attivisti per i diritti dei palestinesi festeggiano la notizia che Agrexco, il più grande esportatore israeliano di prodotti agricoli che è stato un obiettivo chiave del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) a sostegno dei diritti dei palestinesi, va in liquidazione su ordine del tribunale dopo non essere stato in grado di pagare i propri creditori.

Agrexco, in parte di proprietà dello Stato israeliano, è responsabile dell'esportazione di gran parte dei prodotti agricoli freschi israeliani, tra cui il 60-70% dei prodotti agricoli coltivati negli insediamenti illegali di Israele nei Territori Palestinesi Occupati (OPT). Nella traduzione dei documenti del tribunale sul processo di liquidazione ottenuta dal BNC, è chiaramente indicato che Agrexco ha agito come una filiale dello Stato di Israele, di fatto fornendo sussidi statali al settore agricolo. I documenti includono critiche al governo per aver consentito all'azienda il default sul proprio debito e avvertono anche che Agrexco è un simbolo primario di Israele e che il suo crollo potrebbe avere grandi implicazioni.

"Ci congratuliamo e salutiamo calorosamente i nostri partner europei per la loro campagna dedicata e determinata contro l'Agrexco. Questa decisione segue la notizia che Veolia, multinazionale francese che ha perso miliardi di euro in contratti municipali a causa della sua fornitura di infrastrutture per gli insediamenti illegali israeliani, è di fronte a un crollo finanziario. Chiaramente, il movimento BDS sta maturando e fa alzare il costo della complicità aziendale con i crimini di guerra israeliani. Campagne BDS strategiche stanno dimostrando, attraverso successi quotidiani, che BDS è la forma più efficace di solidarietà necessaria per sfidare il sistema israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid", ha detto Jamal Juma', coordinatore della campagna Stop the Wall e membro della segreteriato BNC.

Adel Abu Ni'meh, direttore del Sindacato degli agricoltori palestinesi, un'organizzazione membro del BNC, ha accolto con favore la notizia, ma ha avvertito che "i beni di Agrexco sono ancora in vendita. Stiamo seguendo da vicino la questione e facciamo appello a tutte le società internazionali affinchè ritirino le loro offerte. Le aziende che acquisteranno beni dell'Agrexco e nomi di marchi o che cercheranno di sostituire l'azienda nella veste di principale esportatore israeliano di prodotti agricoli, saranno allo stesso modo prese di mira da parte del movimento BDS".

Agrexco è stato obiettivo di campagne di boicottaggi popolari, blocchi, manifestazioni e azioni dirette in tutta Europa. In Francia, una vasta coalizione della società civile che comprende decine di organizzazioni, ha intrapreso un'azione legale contro la società e si è opposta ferocemente alla costruzione di un terminale a Sete, che è rimasto inutilizzato sin dalla sua costruzione. In Italia e nel Regno Unito, gli attivisti hanno intrapreso azioni dirette e campagne di pressione perché i supermercati abbandonassero il marchio Agrexco.

Nel mese di luglio, una nuova coalizione di organizzazioni provenienti da oltre 13 paesi europei si è impegnata a "mettere fine alla presenza di Agrexco in Europa" (http://stopagrexcoitalia.org/news/comunicati/255-dichiarazione-montpellier.html). La coalizione seguirà gli sviluppi e potrebbe avviare nuove campagne in risposta al risultato della liquidazione.

Come ha dichiarato l'autorevole economista israeliano Shir Hever, la campagna europea contro la società è stata tra i fattori che hanno portato alla rovina della società. "È stato notato che l'azienda ha prodotto report fuorvianti, e che non ha messo in guardia gli investitori del possibile impatto della campagna BDS nel boicottare i prodotti dell'azienda. Molti agricoltori hanno lasciato la società, scegliendo di lavorare con i concorrenti che non sono ancora al centro della campagna BDS, e come risultato Agrexco è entrata in una crisi di liquidità. Diverse aziende hanno preso in considerazione di fare delle offerte per l'acquisto dell'Agrexco, ma hanno ritirato le loro offerte, dopo una breve ricerca  che indubbiamente ha rivelato il risalto dato alla società nella campagna BDS, tra le altre cose," ha spiegato.

La campagna contro l'Agrexco è stata avviata in risposta all'appello del 2005 da parte della società civile palestinese al boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele e i suoi sostenitori fino a quando lo stato non sarà conforme al diritto internazionale, ponendo fine all'occupazione e smantellando il Muro dell'apartheid, assicurando l'uguaglianza dei cittadini palestinesi di Israele e attuando il diritto dei profughi di tornare alle loro case come stabilito nella risoluzione ONU 194.

NOTE:

* Stop Agrexco Italia è nata nel mese di ottobre del 2009 e raggruppa più di 75 organizzazioni nazionali e locali, ONG, sindacati e partiti politici, tra cui Assopace, Federazione della Sinistra, FIOM-CIGL, Pax Christi Italia, Rete ECO (Ebrei Contro l'Occupazione), Un Ponte Per. Ha portato avanti campagne di pressione nei confronti dei supermercati italiani che commecializzano i prodotti dell'Agrexco, attraverso azioni dirette, video, raccolte firme e flashmob.

* Il Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC) è una coalizione di gruppi della società civile palestinese. Si è formato come punto di riferimento palestinese per la campagna internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), che ha portato all'appello palestinese del luglio 2005 per boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, con l'adesione sin dall'inizio di oltre 170 organizzazioni palestinesi. http://www.bdsmovement.net/

venerdì 16 settembre 2011

I bambini di Lampedusa e le strutture ponte

I minori stranieri non accompagnati trattenuti a Lampedusa hanno tra i 14 e 17 anni ed i ritardi che si stanno accumulando stanno generando una situazione di grave tensione, anche perchè con il compimento della maggiore età rischiano di essere sottoposti alle procedure di detenzione amministrativa e di rimpatrio forzato.

Un particolare della recinzione della base Loran dove sono rinchiusi i minori
La situazione dei minori non accompagnati trattenuti nei centri dell`isola di Lampedusa e in altre strutture provvisorie definite adesso “strutture ponte` rischia intanto di sfuggire a qualsiasi controllo. Si ha notizia di gravi ritardi nell`adempimento dei doverosi atti di comunicazione al Tribunale dei Minori ed al Giudice Tutelare. La situazione sanitaria, soprattutto nelle struttura di Lampedusa, il CPSA di Contrada Imbriacola ed il centro ubicato nella ex base Loran, di recente ancora una volta agli onori della cronaca con una denuncia di Fabrizio Gatti sull`Espresso, diventa sempre più critica. I minori stranieri non accompagnati trattenuti a Lampedusa hanno tra i 14 e 17 anni ed i ritardi che si stanno accumulando stanno generando una situazione di grave tensione, anche perchè con il compimento della maggiore età rischiano di essere sottoposti alle procedure di detenzione amministrativa e di rimpatrio forzato.
La situazione di tensione è ulteriormente aggravata dalla notizia che diversi migranti tunisini imbarcati sugli aerei o sulle navi a Lampedusa con la prospettiva di un trasferimento a Roma, sono stati invece espulsi in Tunisia, anche in assenza della documentazione prescritta dal Regolamento comunitario 562 del 2006 sulle frontiere esterne ( cd. Codice frontiere Schengen).
Tutti i MNA, compresi i tunisini e gli altri provenienti dai paesi del nord africa, avrebbero dovuto lasciare da tempo i centri di Lampedusa per essere trasferiti altrove, verso centri di accoglienza specializzati per minori, in possesso dei requisiti previsti dalla legge per queste strutture. E invece, soprattutto nei confronti dei minori non accompagnati maghrebini, in particolare di origine tnnisina, si sta praticando una vera e propria discriminazione perchè non vengono ammessi a godere di quelle garanzie e di quelle procedure che invece si riconoscono ai minori non accompagnati di origine subsahariana. Né si può escludere a priori e su base collettiva che minori o adulti provenienti dalla Tunisia, dall`Egitto, dall`Algeria o dal Marocco abbiano titolo ad ottenere la protezione internazionale, e dunque di accedere alla relativa procedura a condizioni di parità con gli altri immigrati che ne fanno richiesta, anche verbale.
Una circolare ministeriale del 18 maggio scorso prevede il trasferimento dei minori non accompagnati in “strutture ponte` individuate di concerto tra il Commissario delegato Forlani e l`ANCI e questi enti dovrebbero raccogliere e censire direttamente le disponibilità verificate a livello locale. Al momento, per quanto risulta da un recente incontro, queste disponibilità non sono neanche tutte note alla Protezione Civile, che sembra costretta, per assumere informazioni sulla “movimentazione` dei minori non accompagnati, ad attingere ai documenti comunicati dall`organizzazione Save The Children, da tempo convenzionata con il Ministero dell`interno nell`ambito del progetto Praesidium.
L`ANCI non presta poi, a livello regionale, quella collaborazione che è richiesta e di fatto si sta utilizzando un “sistema parallelo` di accoglienza, un sistema informale che trasforma in “strutture ponte` persino pensioni e bed e brakfast, quando non sono piu disponibili enti religiosi, un sistema gestito unicamente dal Ministero dell`interno, dalle Prefetture e dal soggetto attuatore dottor Forlani, per i minori giunti in Italia per l`emergenza “Nord Africa`. Rimane ancora avvolto nelle nebbie, come già in effetti si verifica da anni, il ruolo del Comitato per i minori stranieri.
Rimangono vuoti, ad esempio in provincia di Trieste, ed in diverse altre regioni, diversi centri di accoglienza che in base alla circolare dovrebbero potuto, anzi dovuto, ricevere minori sulla base di una decisione assunta a livello nazionale e dopo il transito nelle “strutture ponte`. E le strutture ponte che fanno accoglienza in Sicilia, sono sovraffollate, ospitando fino a 60 minori in condizioni di tale promiscuità e senza la necessaria presenza delle figure professionali che potrebbero garantire una mediazione efficace. Situazioni che non garantiscono né la salute né il rispetto dei diritti e della dignità di queste persone.

Assemblea nazionale BRIGATE DI SOLIDARIETA' ATTIVA

Sabato 17 settembre e domenica 18 settembre ci sarà a Passignano sul Trasimeno (PG),l'incontro nazionale delle brigate di solidarietà attiva,dove la mattaina del 17 ci sarà la riunione dell'assemblea per i rappresentanti formali ed informali delle realtà territoriali,poi seguirà il pranzo,la plenaria e la cena.
La domenica ci saranno formazioni dei gruppi di lavoro o conferme di quelli esistenti ed alle 16 ci sarà la plenaria per tutte/i coloro che vorranno partecipare alla giornata!
Le BSA sono un'associazione aperta e in questo caso si parlerà delle realtà territoriali presenti,della campagna Ingaggiami contro il lavoro nero che ci ha visto protagonisti a Nardò,progetto Lampedusa e braccianti del XXI secolo! In un angolo d'Italia molto suggestivo e tranquillo.
A presto

Report Lampedusa 10-12 settembre 2011


Lampedusa Sabato 10/09/2011 
E’ giornata di sbarchi. 7 dalle 10 alle 22. Un totale di circa 600 persone, che aggiunte alle 500 circa già presenti nei due centri fanno 1100 persone rinchiuse, in attesa di identificazione e trasferimento nei CIE o di rimpatrio. Domenica si è verificato un ulteriore sbarco alle 4 del mattino e uno di 36 persone a Linosa.
Si tratta in questi ultimi sbarchi esclusivamente di tunisini. Poche donne e minori. In questo modo, dato lo status dei tunisini che non hanno accesso alla procedura d’asilo, i centri lampedusani si sono tacitamente trasformati in CIE.
La rivolta di qualche giorno fa è rientrata, ma le condizioni interne al centro restano disagiate, per il numero di migranti, per un generale atteggiamento rigido nei confronti in particolare dei tunisini e per le solite inefficienze dell’ente gestore che nascondono in parte la volontà di umiliare e spezzare questa gente e in parte l’esclusivo interesse a minimizzare i costi e massimizzare il profitto.
La condizione delle donne e delle ragazze (minori nigeriane e tunisine) è particolarmente vulnerabile per via della promiscuità all’interno del centro.
Molto probabilmente vengano indotte a prestazioni sessuali in cambio di protezione o di favori.

In generale l’isola si è svuotata di turisti. I lampedusani lamentano continuamente la brevità e scarsezza della stagione turistica. I più illuminati danno almeno parte della colpa all’assenza politica che non è stata capace di calmierare i prezzi dei voli (in particolare da Milano).

Molti se la prendono con i giornalisti. La troupe cinematografica tedesca che era con me è stata aggredita e insultata da un gruppetto di ragazzine (16-17 anni) quando ha cercato di filmare uno sbarco. Loro pensavano che le ragazze non volessero essere riprese, invece erano inviperite contro i giornalisti che rovinano l’immagine dell’isola e mettono a rischio la loro sussistenza.

In altri (non rari) casi si sostiene la tesi contro i clandestini: “Ne va della mia sopravvivenza contro la mia. Se ne vedo uno, io ci sparo” (un lampedusano in aereoporto). E’ diffusa l’opinione che mentre gli africani (sub-sahariani) sono brava gente in difficoltà, i tunisini sono in massima parte ex-galeotti senza scrupoli e pericolosi.

La troupe dei tedeschi è ancora sull’isola per una settimana e può esserci utile per aggiornamenti e monitoraggio.

martedì 13 settembre 2011

IMMIGRATI: UNHCR "TENSIONE A LAMPEDUSA, ACCELERARE TRASFERIMENTI"

Un pò di notizie su cosa accade nell'isola di Lampedusa,tutto quello che non dovremmo sapere,ma che ostinatamente chiediamo venga pubblicato e si arrivi a capo di una delle vicende più oscure in questo periodo,soprattutto per quanto riguarda la faccenda umana.
Viviamo costantemente al buio informativo e questo non solo preoccupa chi come noi al contrario cerca di stare nel mezzo al conflitto con coerenza,ma preoccupa tutta questa sperimentazione su nuove forme di sfruttamento e di sparizioni coatte delle persone,adesso coi migranti poi con tutti gli altri.
Bene,come BSA abbiamo cominciato da un pò di tempo,ad entrare nelle questioni creando unione fra le persone,in maniera da non essere abbandonati quando si lucra sulle spalle di chi soffre!
Qui sotto uno dei tanti modi per creare scompiglio ad un volgare disegno disinformativo.  

Un rappresentante dell'Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha
incontrato oggi a Lampedusa il sottosegretario all'Interno
Sonia Viale esprimendo le proprie preoccupazioni in merito al
trattenimento prolungato e alle condizioni di accoglienza,
nonche' al clima di crescente tensione che si e' creato nel
centro di contrada Imbriacola. Attualmente oltre 700 migranti,
fra cui un centinaio di minori, sono trattenuti anche da oltre
20 giorni, senza che siano stati adottati provvedimenti formali
riguardanti il loro status giuridico. A questi si aggiunge un
gruppo di richiedenti asilo proveniente dalla Libia rimasto nel
centro anche piu' a lungo. In queste circostanze, le condizioni
di accoglienza si sono ulteriormente deteriorate e si sono
verificati atti di autolesionismo e proteste sfociate anche in
episodi di allontanamento dal centro di gruppi numerosi di
migranti. L'Alto Commissariato ha sollecitato le autorita'
competenti a mettere in atto misure adeguate che prevedano il
tempestivo trasferimento dei migranti verso strutture
appropriate, affinche' il centro di Lampedusa possa rimanere un
luogo di transito dedicato al primo soccorso e all'attivazione
delle procedure successive.
"Il centro di Contrada Imbriacola e' stato realizzato per
fornire una prima accoglienza ai migranti e richiedenti asilo
soccorsi in mare in attesa del loro rapido trasferimento verso
appositi centri dislocati su tutto il territorio nazionale", ha
sottolineato Laurens Jolles, rappresentate dell'Unhcr per il
Sud Europa. Ed e' anche il rispetto di questa natura
originaria, ha aggiunto, "che ha contribuito a renderlo in
passato un modello di accoglienza". L'Unhcr esorta inoltre le
autorita' a trasferire con la massima urgenza i minori presenti
a Lampedusa in strutture preposte alla loro accoglienza in
altre parti del territorio nazionale "al fine di garantire loro
protezione e adeguata assistenza".
Dall'inizio della crisi in Nord Africa sono giunti a
Lampedusa circa 26mila tunisini e quasi 28mila persone
provenienti dalla Libia: "Quest'importante flusso - spiega
l'organizzazione - ha rappresentato una forte pressione per la
comunita' di Lampedusa che, nonostante le difficolta', ha
saputo ancora una volta far fronte alla situazione".

Situazione esplosiva al CSPA di Contrada Imbriacola Terre des Hommes: mettiamo subito al riparo i minori di Lampedusa


A Lampedusa la prolungata e illegittima permanenza di  bambini e ragazzi migranti nel CSPA li espone giornalmente alla violenza derivata dall’esasperazione delle oltre 500 persone attualmente rinchiuse e in costante attesa di trasferimento. “Non è più ammissibile che bambini piccoli possano anche solo incrociare il loro sguardo con adulti esasperati, intenti a tagliarsi braccia e gambe con lamette, così come non è accettabile che i minori possano essere colpiti com’è già successo, anche solo per sbaglio, dal lancio di sassi durante rivolte che scoppiano sempre più frequentemente dentro le mura di quei Centri che si insiste nel voler chiamare di ‘accoglienza’ e ‘soccorso’”, denuncia Federica Giannotta, responsabile delprogetto FARO di Terre des Hommes, per l’assistenza giuridico-legale dei minori a Lampedusa.
Oltre alle tristemente note condizioni igienico sanitarie che più volte Terre des Hommes ha segnalato alle autorità competenti, occorre denunciare la promiscuità in cui si trovano minori, famiglie con bambini e altre categorie vulnerabili come disabili, malati e richiedenti asilo, spesso presenti nel cosiddetto “gabbio” – zone chiuse dei centri in cui le organizzazioni umanitarie non possono entrare – invece che in reparti loro dedicati, adeguati alle loro esigenze,come prescrive la normativa. Gli esigui trasferimenti di questi giorni non fanno che accrescere la rabbia dei migranti detenuti e le notizie di respingimenti allarmano”, continua Giannotta. “La tensione è gioco forza sempre più alta e sfocia nelle rivolte che hanno scandito gli ultimi giorni e che hanno spinto gli stessi minori ad azioni che denotano come il loro equilibrio psicologico sia ormai precario. Per questo chiediamo con urgenza che sia garantito un luogo sicuro e protetto a tutti i minori migranti, trattenuti in assenza di provvedimenti amministrativi e di convalide giudiziarie, in violazione delle norme di legge e delle convenzioni internazionali.

Terre des Hommes con il suo progetto FARO, che offre informativa giuridica ed assistenza legale ai minori migranti sbarcati sull’isola, aiutandoli ad orientarsi tra le procedure di accoglienza vigenti in Italia e a conoscere i diritti a loro riconosciuti nel nostro Paese. FARO non è finanziato con fondi governativi. Il servizio è assolutamente gratuitograzie a una donazione della Fondazione Vodafone Italia.
Nel corso dei due mesi di attività sull’isola più di 700 persone, per la maggior parte minorenni, sono stati incontrati con colloqui individuali, informati sui loro diritti e sulle procedure giuridiche italiane. A circa il 10% è stata data assistenza diretta per problemi legali specifici.  Tutti i migranti presenti nell’isola hanno ricevuto materiale informativo sui diritti e sulle procedure giuridiche.
Terre des Hommes da 50 anni è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente è presente in 72 paesi con oltre 1.000 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con ECHO ed è accreditata presso l’Unione Europea, l’ONU e il Ministero degli Esteri italiano. Per informazioni: www.terredeshommes.it


Rossella Panuzzo
Ufficio Stampa Terre des Hommes
02 28970418 - 340 3104927
ufficiostampa@tdhitaly.org

venerdì 9 settembre 2011

Renzi al colloquio dopo la serata emergency

Ecco come si difende il telematico Renzi!

[BSA TOSCANA]Renzi ad Emergency: Come t'invento un'arrampicata sugli specchi

Mercoledì 07 settembre al teatro Verdi di Firenze in occasione di una serata di Emergency dove si presentava col titolo "Come t'invento un nemico",presentata da Gad Lerner,assieme a Giuliano Pisapia sindaco di Milano,Cecilia Strada Presidente Emergency,Mark Lacy ricercatore dell'università di Lancaster,Salvatore Palidda professore associato dell'università di Genova,è stato invitato anche lui "l'ineffabile Matteo Renzi"

Come era ovvio c'erano 200 persone a contestarlo spiegando ai presenti i quali si chiedevano del come mai il sindaco più amato d'Italia non fosse così amato proprio a Firenze,la risposta è stata del falso dialogo da sempre perpretrato in televisione o negli spazi mediatici a lui dedicati,la sua politica di privatizzazione e di smantellamento dei servizi pubblici e dei beni comuni, Ataf, Asili Nido ecc…. alla faccia dell’esito referendario, nonché una politica repressiva nei confronti di chi rivendica il diritto alla casa, allo studio, al lavoro,quindi fra lo stupore e la curiosità all'interno della serata ogni qualvolta prendeva parola veniva sommerso di fischi e repliche abbastanza pesanti e ben fondate,soprattutto quando ha parlato di Firenze città accogliente il malumore è venuto ancora più a galla e più forte abbiamo sentito il dovere di mostrare il nostro dissenzo,visto come si sono comportati coi 97 rifugiati politici somali,eritrei,etiopi e liberiani di Via Slataper,quando durante terra futura avevano montato una tendopoli per rivendicare il diritto all'accoglienza e alla casa e il giorno dopo la chiusura dell'evento la polizia municipale con la fiorentina ambiente,si sono presentati alle 6 del mattino distruggendo le tende e prendendo a calci le donne e i ragazzi presenti.
Ovvio che il buon Renzi nega tutto,ma noi abbiamo il video di quel misfatto,creando un pò d'imbarazzo alla figura del sindaco,a tal punto che man mano la serata andava avanti non sapeva più cosa rispondere,inscenando una ridicola performance in stile arrampicata sugli specchi,ben poco riuscita visti gli applausi a suo favore scemati fino allo zero finale,soprattutto dopo il comunicato letto sul palco dai rifugiati di Via Slataper.
Non ha dato una buona impressione,poichè come gli ho detto a serata finita,(quando proprio uno dei somali presenti lo ha fermato per parlargli da vicino),che è difficile prendere in giro le persone quando esse sono intelligenti e sensibili e soprattutto quando gli argomenti ci sono e non si sanno amministrare col dovuto rispetto dei cittadini.
Renzi deve ricordarsi che in quella serata non erano presenti i "soliti comunisti del CPA,castristi del K 100,anarco insurrezionalisti dei collettivi studenteschi,i feroci autonomi del Next Emerson,oppure i terroristi del movimento lotta per la casa",diciture tanto divulgate dal rottamatore di Rignano sull'Arno,ma in quella serata erano presenti i dipendenti ATAF,maestre degli asili nido,i precari e precarie scuola,rifugiati politici con bambini al seguito,noi della BSA Toscana,questi lo hanno contestato più di tutte/i,ovviamente assieme anche ad alcune/i dei nomi sopra citati,ma è troppo comodo caro Matteo mettersi a fare della fiacca demagogia ogni qualvolta non sai rispondere.
Deve sapere che la serata al Verdi è solo il modo di fargli comprendere i problemi reali da affrontare senza slogan o parole d'ordine,come il vergognoso silenzio di fronte allo scempio dei giovani di CASAGGI che hanno tappezzato Firenze di scritte e manifesti inneggianti al fascismo più insolente e becero!
Qui ricordo al signor so tutto io che Firenze è stata liberata dai partigiani e orgogliosi di essere concittadini di Bruno Fanciullacci,si metta bene in testa che Firenze è antifascista e offendere la memoria dei morti per la libertà è offendere i fiorentini stessi!
Concludo così senza infierire molto ancora,anche perchè a questo sindaco l'arroganza non manca e cercherà di screditare ogni lotta con le sue battute circensi!

martedì 6 settembre 2011

Noticias desde Honduras


Asesinan a Olvin González, campesino del MUCA-margen izquierda

Olvin David González Godoy, joven de 24 años –casado, deja una niña de 8 meses- fue asesinado hoy en la madrugada. Era miembro de la Cooperativa 21 de Julio, afiliada al MUCA MI. Sus compañeros lo recogieron ya sin vida en el desvío que conduce a la cooperativa Marañones, aproximadamente a las 5:00 a.m.

Según una de las dirigentes del MUCA MI, el ahora occiso había pedido permiso a su cooperativa para visitar a su madre en la ciudad de San Pedro Sula.

Para los dirigentes de esa organización campesina no cabe duda que esta muerte tiene sus causas en el conflicto agrario que sigue sin solución. En un comunicado público de MUCA MI fechado ayer 1 de septiembre señalan que “el proyecto que se discute en el Congreso Nacional a fin de que se apruebe la compraventa de 4045 hectáreas entre ellos y Miguel Facusse Barjum, no ha sido socializado con las 28 empresas asociativas que conforman el MUCA y no expresa nuestro sentir y pensar”.

Insisten en que no avalan esta negociación “porque no se ajusta al convenio suscrito con el gobierno del Señor Porfirio Lobo Sosa en la ciudad de Trujillo, Colon, el 14 de abril de 2010” (sic).
Reiteran que “la violencia  generalizada en el Valle del  Bajo Aguan se debe a la falta de justicia social y a la impunidad manifiesta por la inoperancia de las autoridades” para luego agregar que “queda evidenciado que la militarización no es una solución al conflicto, (que más bien) ha contribuido a acelerarlo lo que se manifiesta en el incremento de asesinatos de dirigentes campesinos y ahora de dirigentes magisteriales. El paramilitarismo sigue a la orden del día realizando una supuesta labor de profilaxis social…”
FIAN Internacional Sección Honduras expresa su indignación por la impunidad con que se cometen violaciones a DDHH en esa región del país y donde la muerte se ha convertido en un hecho cotidiano que mantiene en la zozobra a los pobladores, especialmente a campesinos y maestros organizados.
FIAN, Tegucigalpa MDC, 2 de septiembre de 2011

venerdì 2 settembre 2011

COMUNICATO STAMPA

Siamo alle battute finali della vicenda della Masseria Boncuri di Nardò. Noi continuiamo a richiedere che l'accoglienza degna venga messa in campo dalle aziende. Su questa nostra proposta non abbiamo ricevuto alcun segnale serio di risposta. Per questo motivo abbiamo deciso di chiedere, nelle forme ufficiali, al Prefetto di Lecce di convocare le aziende per consentire che si assumano le proprie responsabilità. In questa situazione permangono i fenomeni di sfruttamento e le responsabilità diretta dei caporali, che acuiscono le già precarie condizioni di vita dei lavoratori.
Chiediamo con forza a tutte le forze sociali di prendere posizione sul questo aspetto del ruolo delle aziende.
Il silenzio assordante su questo punto è davvero preoccupante e lascia ipotizzare forme di connivenza, almeno di tipo politico, fra chi avrebbe un ruolo e non lo esercita e la lobbies delle aziende. 

Per le associazioni
Maria Desiderio
Gianluca Nigro 

giovedì 1 settembre 2011

DALLA MASSERIA BONCURI DI NARDO': è ORA CHE LE AZIENDE AGRICOLE PAGHINO L'ACCOGLIENZA.

Sono iniziate le operazioni di chiusura del campo di Masseria Boncuri di Nardò. Come abbiamo già detto la situazione è difficile: alcuni lavoratori sono ancora impegnati nelle aziende e il Comune di Nardò non ha più risorse. Altri, invece, attendono le paghe dai caporali. A dimostrazione di quanto non si voglia intervenire su questo punto, nonostante le numerose denunce. 
Le aziende che impiegano i lavoratori, sottopagandoli, non contribuiscono per nulla alle spese per l'accoglienza. Questa situazione deve cambiare. Non è giusto che le risorse pubbliche vengano impiegate per sostenere, di fatto, le aziende e che i lavoratori paghino il prezzo più alto fra tutti. La richiesta dei lavoratori di prorogare l'apertura del campo è la dimostrazione palese che il progetto ha funzionato, nonostante le mille difficoltà. Si rende necessario, a questo punto, una riflessione sulla divisione dei compiti e sulla attribuzione delle responsabilità di tutti i soggetti coinvolti. Secondo noi le imprese sono il primo, e forse l'unico, soggetto da coinvolgere nel sostegno alle politiche dell'accoglienza degna. Esse, infatti, dall'impiego dei lavoratori traggono il massimo profitto. 
Per questo chiediamo che le istituzioni convochino immediatamente le aziende che impiegano i lavoratori ancora attivi e chieda loro di organizzare l'accoglienza di tutti i braccianti che da esse dipendono, verificando che gli stessi abbiano i contratti regolari e che ricevano il giusto salario. 
Finis Terrae e le Brigate di Solidarietà Attiva sosterranno i lavoratori in tutte le forme.



BRIGATE DI SOLIDARIETA' ATTIVA, FINIS TERRAE