lunedì 28 novembre 2011

[PUBBLICHIAMO PER DAR VOCE A QUESTA LOTTA]: LETTERA APERTA AI POPOLI E GOVERNI DELLA NOSTRA AMERICA

Siamo profondamente preoccupati e preoccupate per la gravità della situazione del movimento contadino del Bajo Aguan, nella regione settentrionale dell’Honduras. Giorno per giorno ci pervengono nuove denunce - alcune disperate - sui crimini subiti. Con una presenza militare e poliziesca fortemente intensificata negli ultimi tempi - la cui responsabilità nella repressione è ripetutamente segnalata - siamo convinti che è urgente agire per evitare conseguenze peggiori.
Ci tormenta in particolare la preoccupazione per i bambini e bambine del Bajo Aguan, che vivono in situazione di terrore: i traumi causati dalla repressione e dalla paura cui sono costantemente sottoposti, marcheranno la loro vita per sempre. Alcuni giorni fa, proprio quando iniziava l'Operativo militare Lampo, un gruppo di contadini e contadine di ritorno dal cimitero, dopo aver fatto visita alle tombe dei loro parenti e compagni contadini caduti nella lotta per la terra, sono stati assaliti, alcuni assassinati, altri feriti. I bambini e le bambine che li accompagnavano sono stati testimoni di quel brutale attacco.
Per questo alziamo la nostra voce di allerta e sollecitiamo una pronta ed efficace risposta da parte dei popoli, governi ed istituzioni della nostra America in difesa della vita e per porre le basi per una giusta risoluzione dei conflitti di fondo.
Alcuni precedenti
La gravità del problema fu denunciata lo scorso 24 ottobre, nell’ambito del 143º Periodo di Sessioni della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), in cui si documentò l'incremento di omicidi - 42 vittime tra uomini e donne, affiliati ad organizzazioni contadine, tra settembre 2009 ed ottobre 2011 -, di persecuzioni, minacce ed intimidazioni contro circa 3.500 famiglie contadine che reclamano il diritto alla terra e all'alimentazione. Esse sono totalmente indifese di fronte alla criminale repressione e al saccheggio da parte dell'oligarchia honduregna, fondamentalmente legata in quella zona alla produzione di palma da olio e strettamente vincolata al regime politico instaurato dopo il colpo di stato del 2009. A tali omicidi si aggiungono i processi giudiziari contro oltre 160 contadini (iniziati fino a luglio del 2011), gli sgomberi forzati e la distruzione delle abitazioni e mezzi di sussistenza d’interi villaggi.
Stando ai rapporti e alle denunce pubbliche disponibili, nel paese vi sono oltre 600.000 famiglie prive di terra, senza che esista da parte dello Stato honduregno una strategia agraria per risolvere la grave problematica sociale. Il conflitto agrario in Honduras si catalizzò a causa della Legge di Modernizzazione Agricola nell'anno 1992, che permise di elevare i limiti esistenti di proprietà della terra, dando luogo ad enormi piantagioni concentrate, nel Bajo Aguan, in mano a proprietari terrieri come Miguel Facussé, Reynaldo Canales e René Morales Carazo.
Invece di rispondere a questa situazione di violazioni gravi e sistematiche dei diritti economici, sociali e culturali della popolazione, l’attuale governo ha avviato l'operazione congiunta Xatruch II, che dalla metà di agosto ha dispiegato nella zona circa 1000 effettivi, tra esercito e polizia, della Forza Navale e del Battaglione di Fanteria con sede nell’Aguan. Ha iniziato l'Operativo Lampo a partire da novembre 2011, con la giustificazione di "diminuire l'ondata di omicidi e sequestri nel paese".
In tale contesto emergono nella zona gravi ed allarmanti denunce, che segnalano la partecipazione di agenti dell'Operazione Xatruch II nelle torture di contadini; l'assistenza all'esercito e alle guardie private dei latifondisti da parte di marines nordamericani e paramilitari colombiani; la presenza di paramilitari messicani legati al narcotraffico, noti come “los zetas”.
Ironicamente, mentre la morte ed il terrore continuano a percorrere i campi del Bajo Aguan, il regime criminalizza la lotta contadina ed accresce la militarizzazione del territorio, il suo titolare Porfirio Lobo assicura che si sta progredendo nel processo di pacificazione e riconciliazione del paese, ottenendo così che l'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) ed altre istanze internazionali riammettano lo Stato dell’Honduras come membro attivo con pieni diritti. Allo stesso modo approvano a briglia sciolta piani ambiziosi d’investimento, indebitamento ed occupazione territoriale del paese, allo scopo di rendere più penetranti saccheggio e depredazione. Lungi dal conseguire quella pacificazione e riconciliazione, il popolo honduregno patisce i contraccolpi di un sistema collassato.
La Polizia Nazionale, che ha la responsabilità di proteggere la popolazione dai criminali, viene scossa dalla crisi più profonda della sua storia, segnalata per la sua incapacità di perseguire il reato ed i delinquenti, le sue violazioni dei diritti umani, la collusione di molti dei suoi membri col traffico di droga, col crimine organizzato, coi delitti su commissione.
Invece di porre fine ai crimini, che si moltiplicano ogni anno per mille - e che pongono l’Honduras come uno dei paesi più violenti del mondo secondo lo Studio Globale sugli Omicidi (2011) dell'Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga ed il Crimine (UNODC) - la polizia honduregna attacca senza pietà la popolazione; tra le sue vittime principali i contadini del Bajo Aguan, data la loro tenacia nella lotta per la terra.
Risposte scriteriate
In questo panorama, le risposte della comunità internazionale tendono più ad aggravare i conflitti che a risolverli. Oltre alla piena riammissione dell'Honduras nell'Organizzazione degli Stati Americani, ignorando l'ondata repressiva scatenata e la mancanza di difesa giuridica, derivanti dal collasso del sistema giudiziario e dall'impunità regnante, gli USA hanno palesemente incrementato la loro presenza, l’addestramento e le spese militari nel paese, aprendo perfino tre nuove basi militari nel periodo successivo al golpe del 2009.
A partire da giugno di quest’anno e col concorso della Banca Interamericana di Sviluppo (BID), della Banca Mondiale, degli USA e di altri, con la scusa di una nuova Iniziativa Regionale Centroamericana di Sicurezza, che si suppone volta a combattere meglio il narcotraffico ed altre forme di crimine organizzato, si sta consolidando un forte supporto ed approvvigionamento proprio ai settori che maggiormente vi sono implicati. Questa nuova multinazionalizzazione di un concetto assai speciale di sicurezza, sempre sotto il dominio USA, ha già molti precedenti nel paese e nella regione, vedasi il "capitolo sicurezza" annesso al NAFTA, i cui risultati in Messico sono evidenti.
E nemmeno se ne possono ignorare i legami con le politiche d’investimento, indebitamento e controllo del territorio nel Bajo Aguan e nelle zone costiere Garífuna, oltre ad altre zone dell’Honduras: cercano d’imporre i loro progetti di saccheggio ridipinti come "energia rinnovabile", " rimboschimento ecologico" e "turismo sostenibile", passando sopra la resistenza delle popolazioni che vedono le proprie possibilità di vita sempre più violentate.

Le nostre richieste
Per le suddette ragioni:
- Ci rivolgiamo ai presidenti e presidentesse latinoamericani e caraibici, tra cui coloro che hanno approvato il reingresso dell’Honduras all'OEA, per chiedere che i loro governi si rendano presenti nel Bajo Aguan, designando un rappresentante delle loro ambasciate a recarsi nella regione, a compiere gli sforzi necessari per fermare la sistematica aggressione ed assassinio contro uomini e donne contadine. Chiediamo di sospendere ogni aiuto finanziario al governo, specialmente se destinato alle Segreterie della Difesa e della Sicurezza Pubblica. Chiediamo di sospendere ogni cooperazione internazionale diretta a rafforzare l'Esercito e la Polizia Nazionale e a sostenere l'intervento straniero, sia in qualità di prestito che di donazione.
- Ci rivolgiamo all'Organizzazione degli Stati Americani, per chiedere che proceda con urgenza a nominare una Commissione di Verifica della situazione del Bajo Aguan, con l’appoggio della Commissione Interamericana di Diritti Umani (CIDH).
- Ci rivolgiamo all'Organizzazione delle Nazioni Unite, per sollecitare l’invio di Relatori Speciali nel paese per constatare le denunce delle popolazioni colpite sul luogo dei fatti.
- Ci rivolgiamo alle Istituzioni Finanziarie Internazionali, agli investitori e cosiddetti "donatori" internazionali, affinché sospendano ogni operazione che danneggia la regione, finché necessità e legittimità ne siano comprovate secondo la prospettiva dei diritti delle comunità colpite.
- Ci rivolgiamo alle autorità honduregne, per esigere il rispetto degli impegni assunti di fronte alla comunità internazionale di:
1) Tutelare i diritti umani: fornendo protezione alle persone e comunità a rischio; investigando e sanzionando i crimini commessi e punendo i responsabili; smettendo di criminalizzare i movimenti contadini e garantire l'impunità ai grandi proprietari terrieri.
2) Progredire, come Stato, nella soluzione della grave problematica agraria che colpisce i contadini honduregni: cessando gli sgomberi forzati; garantendo il diritto alla terra, all'educazione, alla salute, all'abitazione dei contadini e contadine organizzate; impedendo l'avanzamento del settore agroindustriale al di sopra della sovranità alimentare, così come la concessione e consegna del territorio e del patrimonio naturale senza l'obbligatoria consultazione previa ed informata dei danneggiati.
3) Smilitarizzazione della regione: sospendere gli operativi militari; mettere fine alla presenza militare straniera.
- Per concludere, ci rivolgiamo ai popoli del continente, affinché stiano all'erta riguardo alla situazione di grave pericolo presente in Honduras e specialmente nella zona del Bajo Aguan, affinchè attivino la solidarietà, condividendo le varie iniziative delle organizzazioni popolari della regione, come l'Osservatorio Internazionale dei Diritti Umani per l’Aguan e le brigate di solidarietà.
È urgente bloccare il massacro nel Bajo Aguan!

Prime firme: Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel della Pace - Nora Cortiñas, Madre di Plaza de Mayo Linea Fondatrice - Jubileo Sur/Américas - Convergenza di Movimenti dei Popoli delle Americhe (COMPA) - Espacio Refundacional-Honduras - Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari ed Indigene dell’Honduras (COPINH) - Organizzazione Fraterna Nera dell’Honduras (OFRANEH) - Rights Action/Diritti in Azione - Collettivo Italia- Centroamerica (CICA) - Equipo de Educación Popular Pañuelos en Rebeldía de Argentina

domenica 27 novembre 2011

[bsa emergenza alluvione] report 27 novembre: al via i lavori nelle frazioni e le prime lotte politiche


Brugnato, 26/11/11  
Le strade per le frazioni di Brugnato sono state liberate dai detriti e dalle frane soltanto da pochi giorni.
La Brigata ha organizzato gruppi operativi a Cassana e Casale di Pignone.
Entrambe le zone si presentano ancora come nei giorni dell’emergenza, molte abitazioni sono ancora senza corrente e acqua. Ad eccezione dell’Associazione degli Alpini volontari non troviamo nessuno ad aiutare la popolazione.
La montagna appare devastata, smottamenti ancora incombenti e vaste zone che sembrano franabili.
Sia a Cassana che a Casale molte famiglie hanno lasciato momentaneamente le loro abitazioni, tranne gli anziani che ci chiedono aiuto.
Raccogliendo testimonianze e documentazione fotografica, si è ricostruito la dinamica della devastazione: l’imponente precipitazione e l’incuria dei boschi, hanno causato due successive onde di piena che hanno trovato come ostacolo Il ponte al centro del paese ( Casale) trascinando alberi, tronchi e detriti, i quali hanno ostruito il naturale deflusso delle acque. L’inondazione del fiume ha invaso il paese, raggiungendo i primi piani delle case.
 A differenza di tutte le alluvioni che ci sono state nel corso degli anni, quest’ultima è stata aggravata dalla mal gestione delle zone boschive.  
Ad un mese dall’evento, la popolazione di Brugnato e frazioni, ha organizzato una partecipata fiaccolata in ricordo delle vittime, alla presenza delle autorità. Abbiamo affiancato la popolazione sull’iniziativa, anche in virtù del fatto che alcuni proponevano un invasione del casello autostradale, per rendere pubblico il disagio ancora presente.
Restiamo sconvolti inoltre, come molti cittadini, dalla notizia del via libera delle autorità ad un mega outlet da costruire nei pressi di Brugnato: è chiaro a tutti che nemmeno una tragedia come questa riesca ad arrestare la furiosa marcia della cementificazione e del profitto a tutti i costi. Non mancheremo di lottare anche per questo, ribadendo il valore della vita, della salute e dell'ambiente contro la mera e disumana accumulazione di denaro.
Il lavoro di documentazione invece prosegue con le riprese e le interviste di Tommy  e Paolo, i quali hanno potuto relazionarsi con le persone da noi contattate e che si sono rese disponibili. Riteniamo fondamentale divulgare le immagini ancora impressionanti, nonostante sia passato un mese dall’alluvione.
La divulgazione di volantini in cui scrivere notizie su di noi, e divulgare i nostri numeri di riferimento, diventa essenziale per radicare la Brigata sul territorio e far conoscere la nostra prospettiva di lavoro sociale.


Creare conflitto e coscienza di classe. La solidarietà attiva funziona lavorando soprattutto se si riesce a essere coordinati

giovedì 24 novembre 2011

[bsa emergenza alluvione] report 22-11

Report Brugnato 22 novembre 2011
Dopo giorni di lavoro intensi e dopo aver assistito alla progressiva scomparsa dell’apparato burocratico-logistico messo in piedi (prociv e quant’altri..) abbiamo tralasciato di aggiornarvi per alcuni giorni per potervi dare un resoconto, non solo dei lavori che come Brigata Emergenza Alluvione stiamo portando avanti fin dall’inizio, ma per poter spiegare a questo punto l’evoluzione della situazione.
Inutile dire che i volontari che da tutta Italia si sono alternati e che continuano a farlo, hanno continuato ad essere operativi e a disposizione delle famiglie. La gente del luogo ormai riconosce il nostro lavoro e ci contatta non solo dalle frazioni vicine a Brugnato, ma anche a distanza di km. Uniti ed autorganizzati in un passaparola che continua, con il risultato che tutti i giorni, tramite i diversi contatti stabiliti con la popolazione, si riesce ad arrivare dove i lavori della Protezione Civile si sono interrotti o non sono ancora iniziati.
C'è anche un'importante novità logistica per la Brigata Emergenza Alluvione, un motivo in più per dirci soddisfatti, che testimonia il forte rapporto che siamo riusciti a costruire con la popolazione. Finita oggi (mercoledi) la nostra necessaria permanenza al campo per volontari allestito dalla Croce Rossa, abbiamo avuto la possibilità, da abitati del luogo, di spostare la nostra postazione operativa in una grande abitazione privata di una persona che ci ha accolto con la massima disponibilità. Abbiamo la possibilità di alloggiare in 18 volontari, in una baita con riscaldamento,docce e la cucina gestita da chi ci ospita, dove possiamo pranzare e cenare con tutti i confort di un'ospitalità fatta da chi ci vuole non solo ringraziare, ma anche rendersi partecipe del nostro intervento. L'abitazione è a disposizione di tutti i volontari che si uniranno nei prossimi giorni, e vi invitiamo a continuare nello sforzo a sostegno della gente della Val di Vara

Abbiamo davanti ancora settimane di duri lavori ed esperienza a contatto diretto con la popolazione. Mentre tutti ormai si sono già dimenticati della Val di Vara, noi rimaniamo a fianco della gente. E' importante mantenere alta la disponibilità, impegniamoci tutti nello sforzo di essere presenti al lavoro tra la gente, coordinandoci con loro ed ascoltando le reali necessità e problematiche. Purtroppo questo territorio è stato colpito in maniera davvero dura e il lavoro di messa in sicurezza durerà a lungo. Il nostro impegno sul campo non finisce con il lavoro di pala e piccone, ma saremo capaci di essere attivi anche nei prossimi mesi per far emergere, insieme agli abitanti, le contraddizioni e le speculazioni che hanno creato le condizioni per il verificarsi di questo disastro.
AVANTI BRIGATE!!!
BSA Emergenza Alluvione
Brugnato 22-11-2011

giovedì 10 novembre 2011

CHIAMATA AI VOLONTARI INTERESSATI / E

Prosegue il nostro lavoro al fianco della popolazione colpita dall'alluvione a Brugnato,siamo sul posto con una tenda a disposizione da 14 posti,quindi per coordinarsi,dobbiamo essere più collaborativi possibile,chi volesse dare una mano e venire sul posto,deve contattare:

LUCA 3280394099
ILARIA 3925031337 o brigatatoscana@autistici.org

Dare il vostro nome,cognome,tempo di permanenza,se auto muniti o no ed il vostro cellulare,dopo di che attendere la telefonata di conferma!
A presto

mercoledì 9 novembre 2011

[bsa emergenza alluvione] continua il nostro lavoro a fianco delle popolazioni alluvionate


Martedi 8 Brugnato

La Salt s.p.a, societa che gestisce le autostrade della zona, da oggi ha iniziato a far pagare il pedaggio anche a volontari e residenti, nonostante l'autostrada sia tuttora l'unica via di accesso a Borghetto e Brugnato. Sembra esista un rimborso per i soli residenti (quindi non per i volontari) , solo dopo aver raggiunto venti ricevute. Condanniamo fermamente il comportamento della Salt s.p.a che decide di speculare anche in situazioni di crisi ed emergenza come questa.

Il nostro lavoro in aiuto alle popolazioni alluvionate continua a Brugnato, paese duramente colpito dall'esondazione del fiume Vara.
Alcuni di noi oggi hanno hanno iniziato a operare in una fabbrica di lavorazione del marmo: c'erano all'opera anche gli stessi dipendenti, intenzionati a pulire tutto il prima possibile e far riprendere la produzione per la paura che la fabbrica non riesca piu' a ripartire. Questo ci ha permesso di entrare in contatto con i lavoratori e condividere con loro le rispettive esperienze di vita precaria.

I cittadini lamentano che i pochi venditori di pale e cariole abbiano aumentato spropositatamente i prezzi dando vita a un vero e proprio sciacallaggio: proveremo a verificare queste voci e a denunciare la situazione.

Mercoledi' 9

In stretto e diretto contatto con la popolazione locale oggi siamo stati impegnati per la gran parte della giornata nei lavori di pulizia. Giriamo per le strade chiedendo ai residenti se necessitano di aiuto e alcuno di loro ci fermano spontaneamente per chiederci una mano. Molti di loro lamentano una scarsa organizzazione della Prociv e dei Vigili del fuoco, i quali danno spesso informazioni contraddittorie e si rimpallano le responsabilita'.
Anche oggi abbiamo la conferma che stare a diretto contatto con le persone aiuta ad essere piu efficaci nel nostro intervento.

BSA Emergenza Alluvione

martedì 8 novembre 2011

[Bsa emergenza alluvione] Report 7/11/2011. Le Brigate a Genova e Brugnato


07/11/11 LA SPEZIA

Data l'inattività dovuta al maltempo abbiamo deciso assieme di recarci a Genova a portare solidarietà agli abitanti di un quartiere popolare quello di piazzale Adriatico. Ci siamo resi conto di esser stati tra i pochi non genovesi presenti in piazza, si e' vista una grande e spontanea partecipazione di popolo ai lavori di spalatura e sgombero. La cosa bella e sbalorditiva di questa giornata e' stata che il tutto si e' svolto non con l'organizzazione da parte delle varie istituzioni ma ben si con l'auto organizzazione popolare.
In poco tempo il nostro camion messo a disposizione dei volontari autorganizzati era pieno di fango e detriti e i lavori stavano andando avanti nel miglior dei modi. 

Stamattina invece siamo riusciti, impiegando il nostro tempo in pratiche burocratiche che ci impedivano di essere ufficialmente attivi sul territorio ma quantomai necessarie, a ottenere una base operativa nell'area di intervento, per essere sempre al fianco della popolazione della cittadina di Brugnato (Val di Vara). Abbiamo ottenuto una tenda con 14 posti letto che ci dà la possibilità di essere presenti 24 ore su 24 a Brugnato e vicinissimi a Borghetto di Vara, potendo così rimanere sempre più attivamente a fianco dei cittadini alluvionati, come fu con l'emergenza terremoto in Abruzzo.

Il nostro gruppo e' stato incaricato di ripulire l'area del caseificio: come da molti giorni ormai il duro lavoro è compensato ampiamente dalla disponibilità e dalla riconoscenza della popolazione nei nostri confronti, che e' stata ben superiore a quella delle istituzioni.
Questo l'abbiamo constatato sulla base della semplice relazione instaurata con i cittadini stanchi delle lungaggini burocratiche che hanno dovuto subire.
Abbiamo deciso di proseguire in autonomia il lavoro casa per casa , perche stamane durante l'attesa abbiamo visto passare diverse persone all'ufficio COC(centro operativo comunale) che lamentavano il mancato intervento nelle loro case per l'appunto a fine lavoro abbiamo fatto un giro di ricognizione per organizzare il lavoro di domani. Stando nelle strade e parlando con la gente riusciamo ad essere in alcuni casi, nonostante la scarsità di mezzi, più efficaci della Protezione Civile.

Siamo riusciti anche a ottenere i permessi per essere attivi anche a Monterosso: in breve tempo vedremo di organizzare il nostro intervento anche lì.

Autorganizzazione e solidarietà dal basso a fianco della popolazione ligure!


BSA Emergenza Alluvione.

sabato 5 novembre 2011



In questo momento stiamo aspettando che l'allerta meteo passi,ma da domani di nuovo pronti ad intervenire laddove l'alluvione ha colpito più duramente,sempre al fianco della popolazione,per chi volesse partecipare attivamente può contattare i numeri qui sotto:
Emilia Romagna:
Simeone 3333634893

 Lombardia:
Luca 3280394099
Giuseppe 3357284479

Veneto:
Dario 3468338454 bsa.padova@gmail.com

Piemonte:
Alyosha 3356552466

Toscana
Ilaria 3925031337 brigatatoscana@autistici.org

Lazio:
Maria 3336055582

Umbria:
Oscar 3496437714

venerdì 4 novembre 2011

[BSA EMERGENZA ALLUVIONE] report 4 Novembre

04/11/11 La Spezia

Vi scriviamo dopo una giornata di duro lavoro all’interno del palazzetto dello sport di La Spezia. In previsione dell'allerta meteo prevista da Giovedì notte fino a Domenica, la autorità hanno deciso di evacuare alcuni paesi. Abbiamo quindi allestito 150 posti letto, scaricato 150 materassi e preparato una cucina per sentirci infine dire , dopo ore di lavoro, che non sarebbe arrivato nessuno perchè gli sfollati saranno indirizzati altrove. Questo evento ci dà ancora più certezza di quanto sia inefficiente e scoordinata la gestione della protezione civile anche se, visti i precedenti aquilani, non ci si è sorpresi più di tanto. Oltre ad essere umanamente avvilente questo episodio è stato anche uno spreco di risorse economiche pubbliche avvenuto in un periodo in cui si operano tagli indiscriminati ai servizi e si richiama costantemente al sacrificio (evidentemente sempre dei soliti lavoratori) mentre altri possono permettersi di procedere contrariamente e sperperare denaro pubblico con l’aggravante di farlo nel bel mezzo di una catastrofe.
E ci ha presi subito un forte senso di amarezza: eravamo convinti di essere riusciti ad allestire un luogo di accoglienza in cui far sentire le persone come tali, non un pezzo di carne stoccato, renendoli partecipi dell'organizzazione stessa e cecando di far vivere quel palazzetto come un loro luogo. Lontani dall'assistenzialismo puro e semplice volevamo far conoscere agli sfollati le nostre pratiche di autorganizzazione: non i campi di accoglienza militarizzati de l'Aquila, ma un luogo in cui ogni singolo ha un pezzetto di potere decisionale nelle proprie mani.
Ormai è chiaro che il nostro modo di intervenire rimane in contrasto con le dinamiche affaristiche di questo paese, ma trova ampio riscontro tra le popolazioni incontrate nel nostro percorso; così come è altrettanto chiaro che in Italia chi porta solidarietà attiva e disinteressata viene messo ai margini dalla macchina istituzionale di intervento.
Nonostante tutto ciò siamo convinti che il nostro operato a fianco della gente debba continuare visto che il lavoro svolto in questi giorni in mezzo al fango ha trovato una forte corrispondenza negli abitanti e suscitato un senso profondo di gratitudine nei nostri confronti.
QUESTO CI RIEMPIE DI ORGOGLIO E CI DA' MAGGIOR IMPULSO PER CONTINUARE DIRITTI NELLA NOSTRA STRADA.

Cari briganti rimanete sintonizzati con le antenne diritte visto che la situazione si evolve continuamente: pala, stivali e zaino siano pronti vicino all’uscio. Chi non può venire può comunque contribuire con un piccolo versamento su questa postepay 4023600614427674: come realtà autofinanziata possiamo arrivare fino a dove i nostri mezzi di lavoratori, disoccupati, studenti e cassaintegrati ci fanno arrivare.
BSA EMERGENZA ALLUVIONE 3-4/11/11

AVANTI BRIGATE!!!!

BSA EMERGENZA ALLUVIONE - Borghetto Di Vara (SP) Report dal 30/10 al 02/11/2011

Domenica 30 ottobre una prima squadra di volontari Briganti è arrivata dalla Toscana, Emilia Romagna e Trentino, nelle zone alluvionate.
Una mobilitazione dal basso, per portare solidarietà attiva in modo del tutto autorganizzato, autogestito ed autofinanziato, raccogliendo il "grido" di una popolazione in forte difficoltà e l'appello dei compagni di Rifondazione di La Spezia già attivi per l'emergenza.
Ci siamo coordinati con loro, che hanno preso contatti con le organizzazioni che stavano gestendo (o tentando di gestire) gli aiuti in mezzi e braccia umane, senza mai mettere in discussione, sia in termini politici sia in termini di organizzazione pratica, la nostra autonomia. Abbiamo raggiunto da subito uno dei paesi più disastrati dall'alluvione: Borghetto Di Vara.
L'impatto è stato forte, il fango ha avuto la meglio su ogni cosa, strade, case, macchine, alberi, vite.
Entrare nelle abitazioni e cercare di salvare il possibile, squarci di vite e intimità delle persone, non è stato affatto facile. Ci vuole poco ad immedesimarsi nella vita quotidiana degli abitanti, come ci è voluto poco per sentire la rabbia per gli anni e anni di abbandono istituzionale del territorio: un attimo di pioggia, smottamenti, esondazioni e si perde tutto, anche la vita.
Pieni di volontà di agire e con l'intento di favorire l'autorganizzazione anche in casi di emergenza, siamo stati inizialmente spettatori del piglio militare con cui è gestita la "solidarità organizzata", tentando di capire le urgenze di azione e senza interferire con il loro operato: ci siamo ritagliati quindi i nostri spazi d' intervento, in mezzo al fango, in mezzo alla gente. Ci ha colpiti fin da subito l'ottimo livello di autorganizzazione: gli abitanti, tutt'altro che passivi, si organizzano in gruppi per aiutarsi a vicenda nelle pulizie e collaborano con i volontari, offrono caffè, grappa e si danno da fare per ricambiare in qualche modo l’impegno di persone che stanno accorrendo da tutta Italia.
Il primo intervento ci ha visti operare per svuotare una grande casa completamente sommersa dalla furia delle esondazioni, luogo che doveva essere liberato in quanto utile come base di appoggio per la gente del luogo e per alcuni volontari di altre associazioni che già da giorni erano a spaccarsi la schiena in mezzo al fango. Siamo stati indirizzati lì dalla protezione civile stessa che poi, a lavoro quasi ultimato, dopo ore passate in mezzo a fango, vetri e cavi elettrici, ci ha sbattuto fuori per "motivi di sicurezza".
Ne abbiam preso atto, sempre più convinti che l'unica forma concreta per dare corpo al nostro intervento fosse quella di parlare con la gente del posto, ascoltare direttamente da loro le urgenze e coordinarci direttamente con loro. Noi, contrariamente ad altri, non riceviamo ordini da chi sta comodamente seduto in un ufficio e non parla con la gente, ne abbiamo esigenze da "esibizione televisiva".
Il giorno successivo, grazie ad una segnalazione di un assessore comunale, ci siamo spostati nella parte nord del paese, meno battuta dagli interventi di aiuto, dove la casa di un vecchio compagno reduce della resistenza, era circondata da circa mezzo metro di fango. Angelo ha 90 anni, è arrabbiato perchè nessuno ha pensato a lui, nessuno si è mosso per liberargli la casa circondata dal fango. Angelo contadino, Angelo che prende la zappa e sfidando i problemi di cuore si unisce a noi, Angelo deluso e arrabbiato, ma mai come con i Nazisti che provarono a rubargli le patate, Angelo con un occhio al nostro sudore e l'altro alle montagne, un tempo mete di partigiani oggi abbandonate, pericolose, assassine.
Ci ringrazia mille volte, si scusa per quel poco che riesce ad offrirci, è abituato a viziarsi con salami e formaggio, ma oggi vive in un paese che non offre più possibilità di scelta, un paese distrutto che non ha più vizi da offrire, ma ha un gran voglia e forza di rialzarsi e ricominciare a testa alta.

Il 1° novembre, per molti giornata di festa e passerelle televisive, è per noi giorno della testardaggine, un giorno in cui vediamo Borghetto fortunatamente meta di molti volontari e svariati mezzi: non c'è molto da fare, se non lavori secondari. Veniamo a sapere che è stata riaperta una strada secondaria, pericolosa ma libera, per Cassana, frazione di Borghetto, travolta per metà da una frana enorme e isolata per vari giorni. Decidiamo comunque di andare, partiamo in 20 con tutte le precauzioni vista la strada principale ancora interrotta. La tragicità della situazione è chiara fin da quando arriviamo: il primo incontro è con una famiglia la cui casa è stata per metà sventrata da una frana. Lamentano che nessuno interviene, occorrono teli per corpire il tetto e puntelli per le pareti. Un rapido giro di chiamate ci chiarisce la situazione: nessuno interverrà perchè la casa può essere solo demolita. Resta solo il dramma di una famiglia che ha perso tutto, ma non si vuole rassegnare. Resta il nostro dramma interiore di non poter aiutare.

Ci spostiamo più avanti, cercando di capire cosa si potesse fare:arrivati al paese siamo stati raggiunti da alcuni abitanti del luogo che volevano sfogarsi, raccontare, ma anche mettersi a disposizione se ci fosse servito qualcosa; anche qui troviamo gente dal carattere forte, generoso e ricco di voglia di partecipare. Abbiamo aspettato un coordinatore che di fatto è arrivato solo nel tardo pomeriggio, fatto una serie di sopralluoghi, affacciandoci sulla borgata del paese, rendendoci conto di una situazione drammatica: una frana ha demolito diverse case, ci sono stati morti, c’è sconforto, anche tra la Protezione Civile che non riesce ad entrare con nessun mezzo là dentro e non sa come impostare l’intervento di messa in sicurezza.
È impossibile scendere laggiù, quindi decidiamo di riportare una quindicina di Briganti a Borghetto (con le mani in mano non piace stare a nessuno), ma poiché di fatto a Cassana e frazioni limitrofe non ci stava operando nessuno, abbiamo pensato di insistere, convinti che da fare ce ne fosse stato fin troppo.
Mentre gli altri riprendevano a spalare fango a Borgetto, un piccolo gruppo si è preso la briga di cominciare un giro di indagini, per reperire quanti più contatti possibili ed affrontare un giro di telefonate tra vari coordinatori. parlando col COM (centro operativo misto per le emergenze) ed infine con il geometra del Comune il quale segnalava l'assoluta urgenza di ripulire gli scoli della strada, gli sbocchi delle fogne, i tombini, tutto ancora intasato lassù a Cassana e dintorni, urgenza forte in previsione dell’allarme meteo 2 annunciato da giovedì fino a domenca.
Chiarita la situazione la “BSA EMERGENZA ALLUVIOENE” si è riunita nuovamente per raggiungere il luogo più a rischio, a Corneto con un BOBCAT a disposizione che toglieva la parte più grossa della terra e noi con pale, zappe e carriole a scavare per liberare fogne e tombini, trovando di fatto lavoro non solo al nostro gruppo presente, ma anche ai turni dei giorni successivi e dando voce ad un urgenza che chiedeva anche l’attenzione della Protezione Civile.
A buio, ci presentiamo al COM chiedendo un altro BOBCAT e volontari per i giorni seguenti a Corneto, registrandoci nella lista delle associazioni presenti, così da essere chiamati e riconosciuti per ciò che concerne l'emergenza.

Nei primi tre giorni intensi di duro lavoro fisico e psicologico ci siamo resi conto della tempra di questa gente e della loro rabbia riversata giustamente contro i vari livelli istituzionali che hanno ignorato la messa in sicurezza di queste terre, con leggi assurde e negligenza perpetuata (invece di fare la Tav, viene spontaneo domandare, perchè non si fa manutenzione del territorio?). La gente non si fida, non vuole lasciare le proprie case perché non crede nella ricostruzione.
In un organizzazione che rasenta il ridicolo e il caos di un coordinamento che ti impedisce di avere una visione oggettiva della situazione, ci siam ritrovati a ufficializzare segnalazioni e richieste di aiuto.
Gli stipendiati della Protezione Civile sono spesso in riunioni organizzative interminabili mentre i volontari per le strade restano a subire le ingiurie e a far rispettare delle regole che di fatto non hanno nessun valore legale.
Ci troviamo noi, che viviamo in mezzo alle strade vicini alla popolazione, a segnalare ed intervenire per primi, sollecitando per far intervenire chi di dovere.

La situazione è difficile ma la mobilitazione nazionale delle Brigate di Solidarietà Attiva continua con richieste di partecipazione da tutta Italia. Ad oggi sul posto sono presenti Briganti di Milano, Pavia, la BSA dei Castelli Romani e la BSA Toscana: continueremo a portare la nostra solidarietà autorganizzata e di classe senza lasciarci abbattere dalle difficoltà, come altre emergenze che abbiamo affrontato ci hanno insegnato a fare.

BSA EMERGENZA ALLUVIONE - 30/10-02/11/2011