sabato 30 giugno 2012

[BSANAZIONALE] NO ALLA MASSERIA, SI AL COTTIMO!




La discussione sull'apertura della Masseria Boncuri e sul lavoro di tutela dei lavoratori migranti di Nardò appare come una telenovela sudamericana. I personaggi si intrecciano e lo scaricabarile è la cifra di una volontà di non occuparsi di una seria tutela dei lavoratori. Si è detto che la colpa era prima del Prefetto, poi della Provincia e ora della Regione. Forse Boncuri non è una priorità oppure era una priorità non attivare la masseria e il processo di emersione che c'è stato negli ultimi anni.
 Si intravede, infatti, la volontà di normalizzare l'autonomia mostrata dai migranti nel prendere in mano il proprio destino. A tutto questo si deve aggiungere che  il metodo sviluppatosi per queste decisioni, quello dei tavoli tra istituzioni, sindacati e  associazioni datoriali, non è stato largo e partecipativo come in realtà la dimensione del fenomeno e la sua complessità avrebbero richiesto. Siamo sicuri infatti che i lavoratori avrebbero chiesto una deroga al contratto provinciale e l'inserimento del cottimo come calcolo del salario giornaliero?
 Questo è infatti quello che dichiara l'assessore Renna su un sito di informazione locale come resoconto del tavolo tenuto in Prefettura, alla presenza anche dell'Assessore Fratoianni. Se esiste questo accordo di deroga al contratto e di inserimento del cottimo perchè non renderlo pubblico? Magari i lavoratori possono farsi una idea su cosa si è deciso. In ogni caso l'introduzione del cottimo sarebbe non un avanzamento ma una legalizzazione dell'esistente: un arretramento fortissimo. Naturalmente ci auguriamo su questo punto di essere smentiti.
Sappiamo che per quanto riguarda la raccolta dei pomodori le aziende intendono utilizzare manodopera locale. Questo dato va letto sotto due differenti profili di analisi: da un lato nonostante la crisi i lavoratori italiani tornano a essere presenti  nei campi, grazie anche allo sciopero dei migranti che ha prodotto una emancipazione complessiva e non solo per se stessi, dall’altro mostra che il sistema produttivo intende il lavoro migrante maggiormente funzionale alla subalternità e fa uso della forza lavoro ricattata dalla Bossi-Fini per abbassare il costo del lavoro per tutti . Oggi i lavoratori migranti presenti a Nardò hanno bisogno di una solidarietà diffusa.  Sarebbe utile costruire una rete di sostegno per evitare l’isolamento di questi lavoratori.
Ci siamo convinti che le contraddizioni reali aperte dallo sciopero dell'estate del 2011 e l'esito dell'operazione SABR abbiano costituito il terreno per non decidere e non intervenire sulle questioni concrete. Non si è evidentemente riusciti a trovare la quadra fra la retorica del rispetto del lavoro e dei diritti e gli equilibri politici reali. Quelli che portano a dover scegliere da che parte stare. I migranti sono l'anello debole della catena, quindi il loro futuro è sacrificabile. Troppi sono stati i soggetti che volevano stare contemporaneamente da tutte e due le parti.
Nessuno, almeno pubblicamente, ha parlato del ruolo, a nostro avviso fondamentale, che possono svolgere i controlli sui luoghi di lavoro da parte delle autorità preposte. A prescindere dall'apertura della Masseria vogliamo sapere se si è predisposto un piano efficace di controlli sui luoghi di lavoro.
Di tutto questo non si è parlato. Chissà perchè!
Le liste di prenotazione sono uno strumento utile, ma crediamo insufficiente.
La raccolta sta iniziando a Nardò e a breve anche in altri luoghi della Puglia. Siamo all'ennesima stagione in cui si fa finta che il fenomeno non esista e che nessuno è deputato a porvi rimedio. Il fiume di parole su questa vicenda ha prodotto una sola cosa: tanta retorica e pochi fatti.

Finis terrae
Brigate di solidarietà attiva

mercoledì 27 giugno 2012

[bsa Abruzzo]campagna "parmigiano solidale"


Campagna “parmigiano solidale” acquistati e distribuiti 282 Kg di parmigiano reggiano e donati 500 € per la cassa di resistenza per le famiglie delle vittime del sisma.
Continua l’impegno delle Brigate di Solidarietà Attiva nelle zone colpite dal terremoto, in collaborazione con tante altre realtà e la popolazione del luogo: in particolare a Cavezzo(MO), Fossoli (MO), Carpi (MO), Rovereto di Novi (MO), Reggiolo (RE) con la realizzazioni e l’allestimento di spazi ricreativi per grandi e piccoli, cucine e spacci popolari. Inoltre, i militanti sul posto, con  più mezzi  distribuiscono giornalmente beni e materiali in base alle richieste, nella maggior parte dei casi nei territori dove non ci sono altri interventi in corso e nelle tendopoli autorganizzate ed autogestite dalle BSA stesse insieme agli Emiliani.
Sul nostro territorio abbiamo attivato una raccolta di beni di prima necessità e la Campagna “Parmigiano solidale che ha riscosso molto interesse. La settimana scorsa ci siamo recati nelle zone colpite dal sisma per la consegna dei materiali raccolti e siamo tornati in Abruzzo con 282 Kg di parmigiano reggiano del Caseificio sociale “4 Modonne” di Lesignana (MO), uno dei 2 caseifici sociali del Consorzio del parmigiano reggiano insieme al Caseificio Razionale Novese  di Novi di Modena con i quali collaboriamo. In un momento di crisi generalizzata la solidarietà è il primo elemento di risposta e il primo collante tra le persone per superare i momenti difficili, l’iniziativa di acquisto del parmigiano va in questa direzione e siamo pronti a riproporla nei prossimi giorni per dare continuità alla solidarietà ed attivare circuiti di distribuzione alternativi alle Grande distribuzione organizzata.
Inoltre con una piccola maggiorazione sul prezzo del parmigiano siamo riusciti a contribuire con 500 € alla cassa di resistenza per i famigliari delle vittime del terremoto, per la maggior parte operai colpiti durante le ore di lavoro dalle macerie dei capannoni industriali. Come Brigate di Solidarietà Attiva Abruzzo insieme al Partito della Rifondazione Comunista, stiamo organizzando gruppi di Volontari per i campisono in partenza altri 7 volontari dalla Provincia dell' l’Aquila e altri si avvicenderanno nelle prossime settimane da tutto il territorio regionale.
Siamo in Emilia per sostenere la popolazione per evitare la militarizzazione dei campi come avvenuto a L’Aquila, per diffondere controinformazione, autorganizzazione delle popolazioni ed evitare le passerelle mediatiche della casta.
Ma soprattutto ci siamo per essere al fianco dei lavoratori, perché nonostante il sisma continua la vergogna delle delocalizzazioni, si diffonde la pratica delle liberatorie che cancellano ogni responsabilità dei datori di lavoro in caso di incidente sul luogo di lavoro e continuano i licenziamenti.


BRIGATE SOLIDARIETÀ ATTIVA ABRUZZO
Facebook: Brigata solidarietà attiva Abruzzo

lunedì 25 giugno 2012

[BSANAZIONALE] che ne sarà dalle Masseria Boncuri?


Masseria Boncuri Hotel
Tornano i braccianti a Nardò,
via alle trattative per l’accoglienza

“Accoglienza sì, accoglienza no” il dibattito tra le parti di queste settimane a Nardò.
Ancora una volta si guarda solo ai sintomi senza indagare le cause profonde e paradigmatiche del più ampio fenomeno dello sfruttamento del lavoro. Le responsabilità delle grandi aziende che, utilizzando il sistema del caporalato, fondano la propria produzione sullo sfruttamento sistematico di una forza lavoro emarginata e ricattabile, su cui si regge buona parte dell’economia italiana, si manifesta ogni anno anche a Nardò in maniera chiara e col suo carico di brutalità.
Lo scorso anno però questo sistema ha incontrato lavoratori degni che hanno deciso di non abbassare la testa e che potevano contare su un luogo, proprio la Masseria Boncuri, dove il fulcro cruciale dell’organizzazione dell’intervento era la difesa dei diritti e il contrasto al lavoro nero. I risultati di questa reciproca interazione tra lavoratori e associazioni hanno prodotto una chiara e definita emersione del fenomeno, della sua entità e delle dinamiche interne; una precisa definizione dei punti cruciali su cui intervenire per scardinare il fenomeno; una presa di posizione netta da parte dei lavoratori che chiedono dignità e rispetto.
Gestire un campo di accoglienza per lavoratori agricoli come quello di Nardò, così atipico nel suo genere, ha significato calarsi nella complessità del fenomeno per farne emergere le contraddizioni, impostando il lavoro sulla sensibilizzazione e l’esigibilità dei diritti. Lo sciopero autorganizzato e spontaneo dei braccianti di Nardò ha messo in luce con fragorosa determinazione un capillare sistema di sfruttamento della forza lavoro di cui i caporali stranieri sono sì responsabili, ma non rappresentano certamente il primo nodo del problema.
Il problema non è chi e se gestirà l’ accoglienza quest’anno alla Masseria Boncuri, ma come questa verrà formulata. l problema è che in un anno di tempo non c’è stata la volontà politica di migliorare, potenziandolo, quel particolare modello di accoglienza basato sull’auto organizzazione dal basso  dei lavoratori, portato avanti da Finis Terrae e dalle BSA negli ultimi due anni.
Il problema è che se  almeno i braccianti venissero pagati regolarmente secondo il compenso previsto dal contratto provinciale, non sarebbe necessario pensare all’accoglienza spendendo ingenti quantità di denaro pubblico. Non che il rispetto del contratto rappresenti in sé la soluzione al problema dello sfruttamento del lavoro, ma di certo sarebbe un buon passo avanti rispetto alla ricattabilità incontrollata e la totale assenza di diritti.
Ci auguriamo che la Masseria Boncuri non finisca gestita secondo un modello normalizzante e passivo, che fiacchi o addirittura ostacoli le rivendicazioni dei braccianti. Ancora una volta c'è da domandarsi se ha più valore mantenere in piedi un sistema economico locale di questo tipo o dare un maggior valore alla liberazione degli uomini dallo sfruttamento, affrontando un percorso di radicale lotta al caporalato. Ancora una volta c'è da domandarsi se vale più il profitto o la dignità dell'uomo.


Il fenomeno dello sfruttamento del lavoro degli stranieri in agricoltura è diffusissimo su tutto il territorio italiano e non si esaurisce certo nel settore agricolo (anche se in questo caso i braccianti sono l’anello più debole e ricattabile). Lo sfruttamento che avviene nelle campagne del sud ha le stesse cause di quello che, pur con diverse modalità, avviene nelle cooperative della logistica al nord, così come nel resto del Paese. Nardò non è che un esempio tra molti: le pratiche sviluppate alla Masseria Boncuri andrebbero modulate anche altrove, in una prospettiva di intervento più ampia che sia in grado di mettere in connessione l’intera filiera, costruendo percorsi di difesa dei diritti ed emancipazione.

Per risolvere realmente i problemi non si può continuare a mettere pezze ma bisogna andare all’origine, proporre alternative efficaci e dimostrare la volontà reale di intaccare il sistema.

BRIGATE DI SOLIDARIETA' ATTIVA

Un refusnik israeliano lotta con i palestinesi

Un refusnik israeliano lotta con i palestinesi
Yanin Mazor ha dichiarato di essere rimasto sconcertato negli ultimi mesi dallo sciopero della fame iniziato dai detenuti amministrativi palestinesi.

da Haaretz Daily Newspaper

Un soldato riservista delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) che si era rifiutato di svolgere il servizio militare nell’esercito per protesta contro l’occupazione israeliana dei territori palestinesi, ha iniziato uno sciopero della fame nella prigione militare con il quale ha detto di voler dare una dimostrazione di solidarietà nei confronti dei detenuti amministrativi palestinesi.
               mazor yaniv

Yaniv Mazor, un giovane di 31 anni residente a Gerusalemme, la settimana scorsa è stato condannato a 20 giorni di carcere per il suo rifiuto di prendere una qualche decisione, se essere un combattente o qualcosa d’altro, in quello ch’egli ha detto essere l’esercito di occupazione. Lunedì era stato trasferito nella prigione dell’IDF di Tzifin e il giorno seguente ha dato il via allo sciopero della fame. In una conversazione telefonica con l’avvocato difensore Michael Sfard, fatta venerdì, Mazer ha dichiarato “di essere rimasto sconvolto negli ultimi mesi dallo sciopero della fame incominciato dai prigionieri amministrativi palestinesi, ma che non aveva potuto fare molto al riguardo.”

“Ho deciso di dare inizio allo sciopero della fame in solidarietà [con i palestinesi], per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della detenzione amministrativa, e non per suggerire una mia versione personale, “ ha aggiunto Mazor. Il soldato riservista dell’IDF ha soggiunto di essere stato incarcerato “ di mia spontanea volontà, per aver fatto qualcosa per la quale capisco debba pagare un prezzo. Lo sciopero della fame è una protesta nei confronti delle detenzioni amministrative.”

Gli amici di Mazor della ONG di sinistra dei Ta’ayush  hanno affermato di aver appreso che il soldato di riserva era stato posto in isolamento dopo che si era rifiutato di indossare la divisa del carcere, nonché di rivolgersi ai comandanti della prigione facendo uso dei loro gradi ufficiali. Gli attivisti Ta’ayush hanno pure raccontato che i funzionari della prigione avevano annullato la riduzione automatica della pena (un giorno ogni 10), per motivi non specificati.

Mazor, guida turistica di professione, tra il 1999 e il 2002 aveva prestato servizio nei corpi corazzati, con la maggior parte del suo compito svolto nella Valle del Giordano e un po’ nella West Bank. Sei o sette volte aveva pure fatto rapporto al servizio della riserva, quando, come disse al giornalista Hagai Matar, la questione dell’occupazione dei territori aveva cominciato a infastidirlo sempre di più. “Sono arrivato nell’esercito come un tipico prodotto del sistema,” ha dichiarato a Matar, “un bravo ragazzo che presta servizio nei territori, facendo quello che gli viene detto. Senza pensare. Per lo più senza pensare.”

Secondo Mazor, egli aveva provato anche la cosiddetta “insubordinazione grigia”, in cui il soldato non rende pubblico il suo rifiuto. Tuttavia, dopo essere ritornato da un viaggio all’estero della durata di un anno, aveva deciso che non avrebbe più potuto “riprendere l’apparenza.” In un primo momento, quindici giorni fa, è stato condannato a  15 giorni di sospensione condizionale della pena a seguito dell’annuncio del suo rifiuto a prestare servizio. Sfard ha riferito che il comandante del battaglione aveva detto a Mazor “di andare a casa e di pensarci su.”
                      hebron-settlers-slogans

“Yaniv mi ha detto di aver fatto, nel fine settimana, un viaggio ad Hebron con il Breaking the Silence – una ONG che raccoglie le testimonianze di soldati dell’IDF relative al servizio prestato nei territori occupati – e con i Ta’ayush nelle Colline a Sud di Hebron,” ha raccontato Sfard, aggiungendo: “Il suo modo di pensare non è cambiato in quei due giorni, come pure la sua posizione in merito all’insubordinazione.” Allora gli è stato ordinato la domenica di ritornare alla base dove il comandante di brigata lo ha condannato. Secondo Mazor, il comandante lo avrebbe informato che avrebbe continuato a ricevere la convocazione per il servizio militare.

In risposta, l’IDF ha confermato che il soldato era stato incarcerato e condannato a restare in una prigione militare, ma ha aggiunto che per rispetto della vita privata del soldato, non ci sarebbe stata alcuna discussione sui dettagli del caso.
 

I drusi e il servizio militare in Israele



I drusi e il servizio militare in Israele.

di Samer Swaid – Comitato di Iniziativa Drusa
Studi dimostrano che, se avessero la possibilità di scegliere, due terzi dei giovani drusi non si arruolerebbero nell’esercito israeliano. Questo dato è indicativo del grande successo ottenuto del Comitato di Iniziativa Drusa nella sua lotta, pur con gli scarsi mezzi a disposizione, contro le istituzioni dello stato e l’educazione militarista che questo impone nelle scuole druse, contrariamente a tutti i valori dell’insegnamento.
                                                      druze_memorial
Memoriale ai drusi uccisi mentre prestavano servizio militare (foto: Wikipedia)

La minoranza araba drusa è uno dei gruppi palestinesi che vivevano nell’attuale territorio di Israele prima che avesse inizio l’immigrazione sionista. Fin dagli anni ’30, la leadership ebraica in Palestina aveva contratto legami con i membri dei gradini più bassi della leadership della comunità drusa. Più tardi, lo stato israeliano rovesciò la vecchia leadership drusa e mise al suo posto dei collaborazionisti. Questo passaggio e la facilità con la quale lo stato fu in grado di realizzarlo senza che la comunità opponesse un rifiuto a collaborare con la nuova leadership, vennero accolti in modo significativamente critico all’interno della comunità drusa. Tuttavia, la nuova leadership, con l’aiuto dello stato, fu in grado di sopprimere le voci di dissenso e di protesta che si appellavano ad una identità drusa maggiormente attiva nei confronti dello stato o ad una più consistente solidarietà tra i drusi e gli altri palestinesi presenti in Israele.

Un’altra strategia utilizzata dallo stato fu quella di aizzare i drusi contro i loro fratelli arabi, facendo apparire la fede drusa come unica e distinta dall’islam. Questo portò all’applicazione di una politica del “divide et impera” il cui scopo fu quello di separare i drusi dagli altri israeliani palestinesi.  Tale politica s’ingegnò pure  nell’assicurare ai drusi migliori condizioni, fornendo loro finanziamenti e sostegni politici maggiori che non agli altri palestinesi, registrandoli nei documenti di identità ufficiali come gruppo etnico-religioso distinto (“Druso”, non “Arabo”) e creando per loro un sistema educativo separato, in cui viene rimarcato il particolarismo druso. Tale politica condusse ad un incremento dell’israelizzazione dei drusi, facendo entrare a forza in loro l’idea che nel conflitto mediorientale,  drusi ed ebrei condividevano gli stessi interessi contrariamente ai palestinesi e agli arabi. Questa politica portò sia lo stato che la leadership tradizionale della comunità drusa a capire che si sarebbe dovuta richiedere ai maschi drusi la coscrizione ( che non era pretesa dagli altri palestinesi), che in effetti venne istituita nel 1956.

Ancor quando la coscrizione veniva applicata nei confronti dei drusi maschi, la comunità si mostrò considerevolmente restia all’idea. Il libro di Hillel Cohen, Buoni Arabi (la cui versione in inglese è stata pubblicata dalla University of California Press nel 2010) ha un capitolo dedicato alla resistenza nei confronti di tale disposizione manifestatasi nei primi giorni. Questa resistenza prese la forma di incontri e di petizioni inoltrate a tutte le persone che occupavano nel paese posizioni decisionali. Il 1958 vide la fondazione dell’Organizzazione del Popolo Giovane dei Drusi Liberi, che si oppose alla coscrizione e invitò al rifiuto di entrare nell’esercito. Tra i fondatori c’erano i poeti Samih al-Qasim e Naef Salim e lo scrittore Muhammad Nafaa (attualmente segretario del Partito Comunista Israeliano). L’organizzazione divenne popolare tra le generazioni più giovani della comunità drusa. Essa agì di nascosto, date le condizioni determinate dalla legge marziale imposta a quel tempo nei confronti degli israeliani palestinesi. Più tardi, i membri di questa organizzazione, insieme allo Sheick Farhoud Farhoud, il cui figlio convocato per l’arruolamento si era rifiutato, fondarono il Comitato di Iniziativa Drusa con il sostegno del Partito Comunista Israeliano. Questo successe il 15 marzo 1972 – più di 40 anni fa.

Il Comitato di Iniziativa Drusa, nel quale ho l’onore di svolgere la funzione di segretario e le cui attività sono lieto di coordinare, si è posto come obiettivo quello di fare appello per il rifiuto e di sostenere coloro che ricusano di fare il servizio militare nell’esercito. Studi, come quello svolto nel 2010 dal professor Majid Al-Haj dell’Università di Haifa, rivelano che due terzi dei giovani drusi, se potessero scegliere, non si arruolerebbero. Questo dato è indicativo del grande successo ottenuto dal Comitato di Iniziativa Drusa nella sua lotta, pur con gli scarsi mezzi a disposizione, contro le istituzioni dello stato e l’educazione militarista che questo impone nelle scuole druse, contrariamente a tutti i valori dell’insegnamento. La “indagine sulla forza della nazione”, che viene presentata annualmente alla “Conferenza di Hertzaliya” (un raduno molto importante di esperti di “sicurezza nazionale”) da due anni ad oggi sta mettendo “in guardia” sul fatto che lo stato sta “perdendo” la popolazione drusa, e che sempre meno drusi si considerano patrioti israeliani. Ci sono ragioni oggettive di questo discostarsi dei drusi dai legami con l’esercito, che hanno a che fare con la politica di tutti i governi israeliani che attua discriminazioni con i drusi così come lo fa nei confronti di tutti gli altri arabi cittadini di Israele, nonostante il loro servizio di leva. Noi lavoriamo, in seno al Comitato di Iniziativa Drusa, per una demilitarizzazione della società e ci diamo da fare per porre questa richiesta all’ordine del giorno. Lavoriamo con i genitori nelle scuole che cominciano a manifestarsi resistenti all’infiltrazione di valori militareschi nei contesti educativi – un’attività che gode di grande successo. Sosteniamo, inoltre, le varie lotte contro la confisca delle terre – una politica che sta strangolando rapidamente le città druse in Israele.

In anni recenti, si sono costituite altre due organizzazioni druse che pure supportano il rifiuto all’arruolamento, ma queste danno un particolare rilievo all’aspetto nazionale del rifiuto, mentre noi ci concentriamo di più sull’aspetto dell’obiezione di coscienza.

Nel corso degli anni, i Drusi che si sono rifiutati hanno subito duri trattamenti dal sistema militare. Hanno subito pene detentive doppie di quelle comminate agli altri che hanno opposto il rifiuto. Questo faceva parte di una politica finalizzata a spaventare, a intimidire i giovani drusi, e ad inviare loro un messaggio che chi non si arruola verrà punito severamente. A ciò si dovrebbero aggiungere le limitazioni imposte a coloro che hanno opposto il rifiuto in un secondo tempo. Al 2006, cosi si è calcolato, solo i giovani della cittadina di Peki’in ( con 5.500 abitanti, dei quali 3.800 sono drusi, e ad essere arruolati sono solo gli uomini) nel corso degli anni hanno trascorso un totale di 540 anni nelle prigioni militari. Questo andamento continua ancora oggi, anche se in modo diverso. Ora gli obiettori drusi vengono mandati in prigione per periodi più brevi, ma ci sono molti intervalli di tempo di questo tipo prima della scarcerazione, così invece di trascorre in prigione un anno come prima, tale intervallo oggi viene frazionato in 6 – 7 periodi più brevi.

Samer Swaid è il Segretario del Comitato di Iniziativa Drusa. Questo articolo era stato pubblicato in precedenza  da New Profile

domenica 17 giugno 2012

[BSA NAZIONALE] Chi fa da sè fa per tutti. Campi autorganizzati della bassa emiliana


Da più di tre settimane la bassa emiliana è costellata di accampamenti, centinaia di piccoli e grandi agglomerati di tende, camper, furgoni dove la gente vive perché non può o non vuole rientrare in casa. Le scosse del terremoto continuano, molte case sono state dichiarate inagibili, molte altre restano comunque vuote perché la gente ha paura di nuove scosse. 
A Cavezzo, S. Possidonio, Concordia, Mirandola, Finale Emilia, Reggiolo, numerosi campi della Protezione Civile e della Croce Rossa dispiegano la loro struttura “chiusa”, con le tendone blu in fila e le recinzioni tutto intorno. Nel frattempo a Fossoli, Carpi, Motta, S. Felice sul Panaro e in generale nella provincia di Modena, centinaia di altri campi spontanei e autogestiti ripartono da zero, evolvono in processi di auto-organizzazione e sperimentano nuove forme di socialità.

Libera Repubblica di Fossoli
Nel campo da calcio del Centro Sportivo di Fossoli alcune famiglie hanno piantato le tende dopo le forti scosse del 29 Maggio. In queste zone la Protezione Civile non è mai arrivata. Ci siamo capitati circa 10 giorni fa, durante un’esplorazione della “volante rossa”, i giri di monitoraggio che facciamo ogni giorno tra i paesi della zona per raggiungere chi non ha ancora alcun servizio. “Avete bisogno di qualcosa? In quanti siete?”, così è partita un’iniziale distribuzione di generi di prima necessità e tra uno scatolone e l’altro si è iniziato a parlare con la gente, a capire le necessità reali e ad essere presenti. Giorno dopo giorno si è creato un legame di solidarietà attiva e collaborazione che ad oggi è diventato un campo di 220 persone, italiani e stranieri, che vivono in completa autogestione con il nostro supporto. 
Il Comune concede lo spazio e collabora al reperimento di materiali e strutture dimostrandosi molto disponibile, mentre la CRI fornisce i pasti per tutti. La distribuzione dei pasti è gestita da noi e dalla popolazione, così come la zona mensa e le altre aree comuni dove a poco a poco una nuova socialità emerge e diventa assunzione collettiva. Dopo il terremoto molti emiliani hanno scoperto i nomi dei propri vicini di casa, si sono trovati a dividere spazi e servizi con chi fino al giorno prima era solo una faccia da salutare da lontano. E’ come se all’improvviso si fossero sparigliate le carte territoriali, convertendo destinazioni d’uso di edifici e strutture, ribaltando i luoghi della vita privata e pubblica: la gente abita fuori dalle case, mentre le amministrazioni e gli enti delineano nuovi spazi di vita collettiva; il centro dei paesi è zona rossa, il verde intorno è campo base, tutti insieme.

Dove la solidarietà e gli aiuti sono paritetici, dove i campi si organizzano a misura d’uomo e con il giusto spazio per le diversità, si creano luoghi in cui si fa da sé ma si fa per tutti. Al campo di Fossoli c’è uno spaccio popolare, dove quasi ogni giorno arrivano furgoni di materiali raccolti in tantissime città vicine o lontane, anche grazie alla collaborazione con altre realtà, associazioni, collettivi, centri sociali. Sveglia alle 6 per le colazioni, si sistemano i prodotti sugli scaffali e si apre lo spaccio. Al centro del campo da calcio c’è la tenda ludoteca, mentre nell’area mensa si svolgono attività ricreative e di intrattenimento, come lo spettacolo di Al(katraz) e Al(bicocca), due giocolieri arrivati da Belluno per far ridere adulti e bambini. Le psicologhe ed educatrici, contattate dal Comune su nostra richiesta per avviare un progetto estivo di ricreazione gratuito, ci dicono che l’atmosfera è sorprendentemente serena. Rimangono piacevolmente colpite dall’entusiasmo dei bambini che si divertono quando chiamiamo l’assemblea di campo, tutte le sere alle 22. Ci si confronta per aggiornarsi sugli aspetti organizzativi, discutere dei problemi e trovare soluzioni. Man mano che passano i giorni si ragiona meno di convivenza e rispetto, si assume che il problema della sicurezza e delle violazioni delle regole non si supera aumentando i controlli e introducendo sanzioni, ma vivendo il campo giorno per giorno e facendosi protagonisti delle sue dinamiche.
L'esperienza di Fossoli ci regala il valore dell’autodeterminazione, il senso delle relazioni di socialità e cooperazione come risorsa e processo, una ricchezza che si crea qui ed ora ma che potrà valere ancora, anche al di là dell’emergenza terremoto. 
 
 A Carpi l’aggregazione multiculturale
Al centro polisportivo comunale di via Sigonio il custode ci apre la stanza adibita a magazzino di raccolta e distribuzione materiali. In questo centro sono accampate circa 100 persone, alcuni italiani e moltissimi tra pakistani, marocchini, tunisini, algerini. Il custode ci dice che a Carpi non ci sono stati gravi danni, il terremoto ha buttato giù qualche comignolo, ha danneggiato il duomo e i merli del castello. Dice che le case sono agibili ma la gente non vuole rientrarci per paura, “prima o poi dovranno andarsene da qui”.
Una donna algerina si trova qui con il marito e la figlia quindicenne. Ci racconta che abitava in affitto a Carpi e che la sua casa è stata dichiarata agibile. “Ci hanno detto di rientrare nelle case, a tutti noi stranieri”, dice. Ma le scale del suo appartamento sono aperte, sul soffitto delle stanze ci sono quattro grosse crepe, non si fida a rientrare. Il terremoto ha danneggiato anche l’albergo dove lavorava, 12 ore al giorno con un contratto da 20 ore settimanali. La padrona di casa non può avviare i lavori adesso, così la donna sta pensando di partire: ci dice che l’Algeria sta mandando aiuti e degli aerei per riportare la propria gente a casa. Partiranno anche lei e la sua famiglia, anche se perderanno i quattro mesi di affitto anticipati e la caparra. “Qui ci abbiamo provato, ma continuiamo a pagare sempre. Alla fine non ci rimane più niente”.

Un funzionario del comune sostiene che a Carpi ci siano circa 200 campi spontanei. Qui non stanno arrivando aiuti, probabilmente nella speranza che la gente se ne vada, perché – dicono – le case sono agibili. Eppure le scosse sono ancora frequenti ed ogni volta bisognerebbe verificare da capo la tenuta degli edifici.

In questo accampamento vogliamo interagire con la popolazione cercando insieme il modo migliore per organizzare le cose. Ogni comunità o nazionalità ha individuato un referente, insieme si decide come contarsi per avere un’idea delle necessità e dei numeri. Portiamo materiali dai magazzini di Cavezzo e Fossoli, due volte al giorno. Lo spaccio popolare alla sera viene letteralmente assalito, parliamo con la gente per trovare il modo di far arrivare il necessario a tutti e non solo ai più veloci. Anche qui è in atto un processo di cooperazione, lentamente si costruiscono legami e interazioni, si sperimentano metodi di solidarietà tra pari e si gettano le basi per un’altra esperienza di autogestione.

Sgomberare gli accampamenti spontanei
L’impressione che abbiamo è che a poco a poco la gestione dell’emergenza verterà sulla chiusura degli accampamenti spontanei e l’accentramento della popolazione nei campi della Protezione Civile. Ci ha contattati un gruppo di psicologi del Comitato 3:32, che si formò a l’Aquila dopo il terremoto del 2009. Ci dicono di aver dato la propria disponibilità per attività di supporto nei campi della Protezione Civile, chiedendo se potevano essere utili. Pare che la risposta sia stata “certo, abbiamo bisogno di psicologi, soprattutto ora che inizieranno gli sgomberi”. In sostanza sembra che le direttive dall’alto fossero di iniziare, a partire da lunedì prossimo, a smantellare gli assembramenti autogestiti, cominciando dalla zona di Correggio. Stiamo tenendo monitorata la situazione, anche se ad oggi pare che l’allarme sia rientrato grazie all’immediata attivazione di altre amministrazioni comunali, associazioni e giornalisti. Saremo al fianco della popolazione nel caso in cui ci verrà richiesto, intanto teniamo gli occhi ben aperti.

Cavezzo

sabato 16 giugno 2012

[BSA NAZIONALE] SOLIDARIETà a BASIANO dalla RETE braccianti-militanti-piccoli produttori-consumatori


Comunicato di solidarietà con i lavoratori di Basiano.
La rete di lavoratori, produttori e consumatori, italiani e stranieri, esprime la sua totale solidarietà ai lavoratori di Basiano che lottano ogni giorno contro condizioni di lavoro e di vita che li vogliono sfruttati e silenziosi e che negli ultimi giorni hanno resistito alle violente cariche di polizia e carabinieri.
Da quattro anni, nelle cooperative della grande distribuzione del Nord Italia, centinaia di lavoratori, principalmente immigrati, hanno alzato la testa e si sono organizzati, con il sostegno di alcuni sindacati di base, per dire basta allo sfruttamento imposto dal capitale privato ed al precariato di Stato a cui sono costretti tramite la complessa catena di esternalizzazioni ed appalto di servizi.
La lotta di questi lavoratori è emblematica e rappresentativa dei costanti attacchi a cui sono sottoposti i lavoratori, immigrati e non; gli stessi attacchi che da diversi anni, come rete nazionale, denunciamo dalle campagne di tutta Italia,  come braccianti, contadini, militanti, a partire dalla oramai nota rivolta di Rosarno.
Questi lavoratori soffrono per le sistematiche violazioni dei propri diritti e si ritrovano ad essere parte  della stessa filiera, che comincia appunto nelle campagne con la produzione e la raccolta, attraversa l’intero Paese, e non solo, a bordo di camion e treni, e termina sugli scaffali dei grandi centri commerciali, grazie a lavoro di facchini e magazzinieri, stritolati negli ingranaggi di quella macchina di sfruttamento denominata Grande Distribuzione Organizzata.
Una filiera questa, lunga e piramidale, dove naturalmente si insediano precariato, sfruttamento e caporalato, e dove la contrazione dei costi di produzione si pratica solo ai danni della forza lavoro. Meccanismo questo che è stato possibile attivare grazie ad una “regolamentazione selvaggia” dei rapporti di lavoro, iniziata diversi anni fa in questo paese e che con l’attuale crisi economico-finanziaria ha trovato maggiore spazio e giustificazione, anche per mezzo di sedicenti cooperative che tanto nelle campagne quanto nelle metropoli altro non rappresentano che una forma legalizzata di caporalato.
Siamo dunque convinti che la ricomposizione, l’organizzazione e l’unità dei lavoratori tutti, italiani e stranieri, impiegati (e sfruttati) nelle campagne, così come nelle centinaia di cooperative - che oramai gestiscono ogni servizio in questo paese - è ora più che mai necessaria, per lottare insieme, contro il precariato, lo sfruttamento, i manganelli e gli arresti.
M.A.I.S. – Movimento per l’Autosviluppo l’Interscambio e la Solidarietà; B.S.A. - Brigate di Solidarietà Attiva; O.M.B.- Osservatorio Migranti Basilicata; c.s.o.a. eXSnia; Osservatorio Antirazzista Territoriale -Tor Pignattara; EQUOSUD–auto produzioni equo e solidali; AFRICALABRIA- donne e uomini senza frontiere, per la fraternità; c.s.o.a Angelina Cartella- Reggio Calabria.

giovedì 14 giugno 2012

[BSA NAZIONALE]: Solidarietà ai lavoratori di Basiano: la vera faccia della crisi: sfruttamento obbligatorio!


Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori di Basiano, che hanno resistito nei magazzini della catena Il Gigante scioperando, occupando e rallentando l’attività di movimentazione merci, che hanno resistito alle violentissime  cariche e che resistono ora a San Vittore.
Riteniamo gravissimo quanto accaduto: licenziamenti  di massa in risposta alle rivendicazioni di migliori condizioni di lavoro, lavoratori in sciopero sostituiti coattamente da altri per un salario dimezzato, brutalmente repressi, prelevati dal pronto soccorso e privati della loro libertà, serrata e militarizzazione degli stabilimenti sono la manifestazione più esplicita del livello di sfruttamento e violenza che questo sistema economico ci impone quotidianamente con diverse maschere.
Solo uniti, senza distinzioni tra generazioni, generi e paesi d’origine, possiamo ribellarci alla progressiva sospensione di diritti ed alle regole del mercato del lavoro che favoriscono solo l’accumulazione dei profitti, difesi dai manganelli e dalla violenza degli arresti.

LA LOTTA NON SI ARRESTA!
Uniti a Milano sabato 16 giugno
Piazzale Loreto ore 16.00

Brigate di Solidarietà Attiva


APPELLO PER IL CORTEO DEL 16 GIUGNO
NO AI LICENZIAMENTI! BASTA SFRUTTAMENTO E CAPORALATO!
UNITI CONTRO LA REPRESSIONE DELLO STATO E DEI PADRONI
LA LOTTA DEGLI OPERAI DI BASIANO E’ LA NOSTRA LOTTA

Le immagini delle cariche e della mattanza davanti ai magazzini del “Gigante” di Basiano, da parte dei carabinieri di Monza, hanno fatto il giro di tutta Italia. E con esse sono emerse tutte le ragioni degli operai e della loro resistenza.
L’accanimento contro gli operai prima licenziati, poi pestati e infine arrestati in ospedale, mostra il vero volto della “crisi”: una guerra aperta ai lavoratori (ben simboleggiato dall’attacco all’art.18, e quindi a ogni garanzia sui posti di lavoro), per far strada ad una nuova forma di schiavitù necessaria a salvaguardare i profitti.
Di fronte a tutto questo noi rivendichiamo con forza la strada dell’autodifesa, del rifiuto di qualsiasi logica di competizione fra lavoratori per praticare, invece, la strada della lotta e dell’unità che cresce dal basso.
Opponiamoci ai licenziamenti di massa, respingiamo la repressione dello stato, sosteniamo senza condizioni la lotta degli operai di Basiano e di tutti gli operai immigrati delle cooperative, nella prospettiva di un’unità più ampia contro i piani padronali e governativi.
Su questi obiettivi chiamiamo urgentemente ad una mobilitazione generale
Sabato 16 giugno manifestazione con corteo
concentramento a Milano, alle ore 16, in piazza Loreto
Promuovono, aderiscono, partecipano:
SI. Cobas (Milano-Piacenza-Parma-Bologna-Torino); CSA Vittoria; Presidio permanente Esselunga Pioltello; CUB; USI-AIT; USB; ADL (Padova-Verona-Vicenza); SLAI Cobas per il Sindacato di Classe; Comitato No-debito; , Resistenze metropolitane-Milano; Spazio popolare “La forgia-Crema, Coll. “La sciloria” Rho, Sin.Base Genova, , GCR (Roma-Milano-Genova), Movimento di lotta “Banchi nuovi”-Napoli; Coll. Red Link-Napoli, Cobas-Pisa, Comunisti per l'organizzazione di classe Combat, Sinistra Critica- Milano e provincia, Partito dei CARC-MIlano; Coord. Regionale PCL-Piemonte;






Per aggiornamenti
http://www.sicobas.org/

http://www.contropiano.org/it/sindacato/item/9537-basiano-mi-scontri-tra-lavoratori-e-polizia-22-feriti

http://mobile.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/7749http://clashcityworkers.org/index.php?option=com_content&view=article&id=421:lotta-basiano-testimonianza-dal-presidio&catid=45:interviste&Itemid=137

mercoledì 13 giugno 2012

[BSA TOSCANA] Il Cpa non si tocca! Bona matte...ci si...!!


Il CPA non si tocca


La privatizzazione selvaggia di beni pubblici, linfa vitale del suicidio sociale capitalistico, è recentemente stata incentivata dal governo Monti con l'ossimorico “decreto Salva Italia”. A Firenze la lungimirante amministrazione Renzi ha deciso di seguire il trend cambiando destinazione d'uso ad una serie di edifici comunali, per renderli più appetibili alla vendita.

Tra questi anche il Centro Popolare Autogestito di Firenze sud, da 23 anni luogo di resistenza e simbolo dell'antifascismo fiorentino e dell'anticapitalismo militante. Durante questi anni il CPA è stato vicino ai lavoratori, agli immigrati, alle vittime delle violenze statali, a quegli ultimi di cui l'attuale paradigma economico sociale sembra volersi sbarazzare con ogni mezzo.

E' per questo che la Brigata di Solidarietà Attiva Toscana si schiera oggi a difesa del Centro Popolare Autogestito di Firenze Sud, come di ogni altro luogo di aggregazione e politica che resiste alla violenza del sistema capitalista. Fino alle estreme conseguenze: se l'edifico verrà davvero venduto e ne conseguirà quindi lo sgombero, noi saremo presenti con la convinzione profonda che ogni luogo aperto è un valore e ogni luogo chiuso aspetta solo di essere aperto.

A FIANCO DEL CENTRO POPOLARE AUTOGESTITO CON OGNI MEZZO NECESSARIO
BONA MATTE.... CI SI'...!!


BRIGATA DI SOLIDARIETA' ATTIVA TOSCANA

martedì 12 giugno 2012

[BSA Nazionale]COLTIVIAMO L'AUTORGANIZZAZIONE: chiamata dei volontari per l'Emilia


‎CONTATTI PER I VOLONTARI: 

 Tiziana: 345 3532830
 bsamilano@gmail.com
In poco più di tre settimane, dopo che abbiamo deciso di mobilitarci in sostegno della popolazione emiliana colpita dal terremoto e tutt'ora dallo sciame sismico, abbiamo allestito uno spaccio popolare, un internet point e uno spazio di aggregazione a Cavezzo, uno spaccio popolare, una zona lavanderia e una ludoteca a Fossoli, siamo presenti negli altri accampamenti spontanei (sopratutto S. Possidonio, Concordia, Carpi, dove la prociv non è arrivata) col servizio “Volante Rossa”, tramite il quale in modo capillare stiamo tra la gente, soprattutto nei luoghi di autogestione dell'emergenza :  portiamo  cibo, vestiario, prodotti per l'igiene, ascoltiamo  e cerchiamo il confronto e la condivisione delle vere informazioni. 
Insieme al popolo e collaborando con varie realtà tra cui Prc, Fasce Rosse, ZonaAutonomaMilanese e  aderendo alla campagna lanciata dal Laboratorio Crash di Bologna e Spazio Guernica di Modena “Dal basso...alla bassa”, una raccolta beni e materiali del tutto autorganizzata.

C'è da tanto lavoro pratico da fare, ma non solo: siamo una realtà che non ama fare assistenzialismo puro. Come Brigate di Solidarietà Attiva prediligiamo le pratiche, ma lo facciamo sempre  cercando di favorire processi di autorganizzazione e aggregazione contro la militarizzazione delle zone colpite da emergenza.

Il lavoro dei nostri militanti quindi non è solo pratico, ma anche di controinformazione e politico:
dobbiamo aiutare la popolazione nella lotta alla militarizzazione del territorio, alla recinzione dei campi, come è successo ormai un po' ovunque nonostante la contrarietà espressa dalle persone,
dobbiamo far arrivare ovunque la voce degli abitanti di quei luoghi, oltre la censura dei  mass media main stream e le sfilate pagliacciata di Napolitano e amici, raccontando la verità sulla situazione,
dobbiamo essere a fianco dei lavoratori nella denuncia dello scandalo delle delocalizzazioni, delle liberatorie che cancellano ogni responsabilità dei datori di lavoro in caso di incidente sul luogo di lavoro, dei licenziamenti tutto sotto il ricatto del contratto precario (o così o te ne vai) e molto altro.

Chiediamo a tutti, militanti e non, di mobilitarsi: c'è una popolazione intera, per nulla passiva, che rischia di essere annichilita non solo dal terremoto, ma nei campi di accoglienza da un'organizzazione verticistica e militare, nelle fabbriche dall'arroganza degli imprenditori locali, dal rischio corruzione nel "gioco" della ricostruzione.

Brigate di Solidarietà Attiva

[BSA TOSCANA] presidio di solidarietà agli imputati del processi 4 maggio-13 giugno


PRESIDIO GIOVEDI' 14 GIUGNO,
ORE 10, SOTTO IL TRIBUNALE DI FIRENZE, VIALE GUIDONI 


Tra il 4 maggio e il 13 giugno dell’anno scorso la repressione ha colpito quasi cento compagni tra studenti, lavoratori e militanti dei centri sociali appartenenti a tutte le realtà politiche fiorentine con perquisizioni, denunce e misure cautelari restrittive della libertà personale (1 arresto in carcere, 11 ai domiciliari e 23 all’obbligo di firma). Addirittura si è arrivati ad utilizzare il reato di associazione a delinquere contro il dissenso politico.

Gli imputati sono accusati di aver partecipato alle lotte sociali e politiche tra il 2009 e il 2011: dalle manifestazioni studentesche per il diritto allo studio a quelle antifasciste contro l’apertura di Casapound; dalla battaglia contro l’apertura dei CIE alla contestazione dell’on. Santanché al polo di Novoli, fino ad arrivare alle lotte contro l’attacco ai diritti ed alle condizioni di vita dei lavoratori. Per il 14 Giugno è prevista l’udienza preliminare del processo.

L’obiettivo è quello di colpire e criminalizzare l’intero movimento fiorentino e le sue pratiche. Nell’attuale fase di crisi del sistema capitaslista determinare autonomamente il proprio agire e lottare al di fuori di qualsiasi forma di compatibilità rappresenta per lo Stato un comportamento già di per sè da reprimere al di là delle forme che poi esso può assumere: le pesantisssime condanne inflitte dopo il G8 di Genova del 2001 sulle quali il 13 giugno si esprimerà la Cassazione, l’occupazione militare del territorio in Val Susa, l’accanimento giudiziario contro i compagni fermati dopo il corteo del 15 ottobre a Roma e le centinaia di denunce e condanne contro altrettanti compagni in tutta Italia stanno lì a dimostrarlo. In questo momento è importante e necessario ribadire che la solidarietà è un’arma e che continueremo a lottare contro questo sistema basato su profitto e sfruttamento, al fianco di tutti coloro con cui da anni condividiamo e portiamo avanti le nostre battaglie.

Per questo, in occasione dell’udienza preliminare del processo fissata per il 14 Giugno, come imputati, lanciamo un presidio a partire dalle ore 10 davanti al Palazzo di Giustizia su viale Guidoni.


Partecipa e porta la tua solidarietà!


Qui il comunicato di solidarietà che scrivemmo il 6 maggio 2011:http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/2011/05/brigata-toscana-contro-la-repressione.html

Qui un dossier del Collettivo Politico di Scienze Politiche sugli arresti e le perquisizioni:
http://www.mediafire.com/?28403r3iuz22wou

venerdì 8 giugno 2012

Dal basso..anche a Fossoli e Carpi. Autogestione work in progress


Si moltiplicano i processi di autorganizzazione della popolazione sfollata in Emilia. Oltre i campi della Protezione Civile, lontano dai grandi assembramenti, diverse tendopoli spontanee sperimentano un modo diverso di autogestione.

A Fossoli l’assemblea discute di come organizzare lo spaccio popolare, la lavanderia e la ludoteca. Il Comune e la CRI si sono attivati per consegnare pasti caldi, mentre cucina e distribuzione saranno autogestite dagli abitanti e dai volontari sul campo. Attualmente qui dormono circa 150 persone ma si prevede nei prossimi giorni un afflusso dai campi limitrofi, che ancora non hanno alcun genere di servizio. 

Uno di questi è Carpi, dove è difficile calcolare quante persone stiano dormendo nelle proprie tende nei giardini e nelle aiuole, oppure in camper. Oggi abbiamo consegnato un furgone di materiali in un campo dove vivono e dormono circa 400 persone, senza elettricità, servizi igienici, acqua corrente. Continueremo qui la distribuzione di materiali, le esigenze primarie sono gazebo, tende, buoni benzina, mezzi di trasporto. 

Pare che anche il prezzo del noleggio dei bagni chimici sia salito alle stelle nella zona: dal campo di Cavezzo un appello per trovare “bagni chimici anche a pagamento ma non a prezzi da strozzini”. Anche qui stiamo aiutando a rifornire lo spaccio popolare autogestito, mentre proseguono le attività della ludoteca e degli spazi di socialità.

Il campo di Cavezzo gestito dalla Protezione Civile è stato recintato, nonostante il dissenso degli abitanti del luogo. Ci dicono che gli stessi campi a Finale Emilia e Reggiolo sono completamente recintati e militarizzati, con tanto di controllo degli accessi. Ancora una volta l'emergenza viene usata per sperimentare luoghi di repressione, di assistenzialismo passivizzante e gestisto dall'alto. 

Sono invece da valorizzare e sostenere le esperienze dal basso che stanno prendendo forma nei dintorni di Modena e da monitorare i tentativi di delocalizzazione o di chiusura delle attività. Gli operai che nel frattempo sono tornati al lavoro, hanno firmato una liberatoria con cui sollevano gli imprenditori da ogni responsabilità in caso di crolli e danni degli stabilimenti.

Continueremo in questi giorni a convogliare gli aiuti nelle zone con maggior necessità, in base alle richieste che man mano ci vengono fatte. La Volante Rossa si sta spostando tra i vari campi autorganizzati per capire come attivare i servizi più urgenti e autogestire insieme alla gente le attività collettive. 

Aderiamo alla campagna “Dal basso.. alla bassa” lanciata dal Guernica di Modena e dal Laboratorio Crash di Bologna, entrambi attivi con una distribuzione di materiali a Mirandola, a pochi chilometri da Cavezzo, dove domenica ci sarà una giornata di inaugurazione dello spaccio popolare
Segnaliamo sul blog le liste aggiornate dei  materiali e i punti di raccolta che si sono attivati in diverse città d’Italia e con i quali ci stiamo coordinando, per ora dando priorità alle distribuzioni su Fossoli e Carpi.

>MATERIALI RICHIESTI / PUNTI DI DISTRIBUZIONE


> CONTATTI
Tiziana Casorati 345/3532830 - bsamilano@gmail.com
Brigate di Solidarietà Attiva



mercoledì 6 giugno 2012

[BSA NAZIONALE] Aggiornamenti dall'Emilia: cosa facciamo, come aiutarci


Alcuni turni esplorativi delle BSA stanno monitorando le zone limitrofe a Cavezzo. In tutta l’area colpita dal terremoto sono sorti piccoli accampamenti spontanei, dove la gente del posto preferisce dormire per paura di rientrare nelle case. Fino a ieri Concordia, Fossoli, Rovereto, San Possidonio, Carpi erano completamente abbandonati a se stessi, la Protezione Civile non vi è ancora arrivata, c’è un gran bisogno di qualsiasi cosa.

Oggi abbiamo iniziato ad allestire un campo a Fossoli, dove è stata montata una cucina e dove abbiamo avviato uno spaccio popolare. Da qui tenteremo di portare aiuti soprattutto a Carpi, dove circa 700 persone non hanno alcun supporto. A Cortile la polisportiva ha messo a disposizione il campo da calcio, gli abitanti stanno dormendo lì con tende e camper, autogestendo le cucine. A Mirandola il c.s. Guernica di Modena e il Laboratorio Crash di Bologna, che hanno lanciato la campagna "Dal basso..alla bassa" a cui volentieri aderiamo, stanno portando aiuti alla popolazione attraverso raccolte materiali e organizzazione di attività: domenica ci sarà una grigliata di inaugurazione dello spaccio popolare (https://www.facebook.com/events/313011558784676/).

La gente si sta organizzando come può ma supermercati e negozi sono chiusi, oppure hanno terminato i prodotti, dunque è importante continuare con le raccolte di materiali. Tantissime realtà autorganizzate stanno portando aiuti, gli abitanti sono molto attivi e concreti, hanno richieste precise in base alle necessità contingenti. Per questo oltre alle raccolte di materiali è importante raccogliere fondi per avere liquidità da spendere direttamente sul campo in base alle impellenze e all’evoluzione della situazione (trovate le coordinate bancarie di seguito). In ogni luogo stiamo cercando di renderci utili collaborando con la gente e costruendo insieme attività e servizi autogestibili da loro, con il nostro supporto logistico.

La situazione resta comunque ancora confusa, qualche abitante ci ha raccontato che i supermercati vengono saccheggiati e che il prezzo delle tendine (le quechua da 4 posti per intenderci) è salito in alcuni negozi anche fino a 200€.

Al campo di Cavezzo le persone del luogo stanno gestendo uno spaccio popolare autorganizzato. I punti per lo stoccaggio sono relativamente poco capienti, dunque è bene riuscire a stoccare i materiali raccolti nelle diverse città italiane - sempre attenendosi alle liste - e poi in un secondo momento effettuare le consegne in Emilia dove c’è più necessità, portando poco materiale per volta.
Pubblichiamo gli indirizzi dei centri di raccolta che si sono attivati in diverse città e con i quali ci stiamo coordinando. Prima di partire per consegnare i materiali è preferibile telefonare direttamente a chi si trova sul campo, per aver cura di portare beni effettivamente utili e in quantità facilmente stoccabili (trovate i contatti alla fine di questo articolo).

Intanto la Protezione Civile ha iniziato recintare il campo di Cavezzo, le prime avvisaglie di un processo di militarizzazione che abbiamo conosciuto bene a l’Aquila. Gli abitanti del luogo hanno avviato una raccolta firme che sta avendo successo. Il sentore è che vogliano chiudere tutti i piccoli accampamenti spontanei che si sono creati nella zona, accentrando l’accoglienza in un unico punto controllato e militarizzato, probabilmente proprio a Cavezzo. Alcuni ci raccontano che la Protezione Civile va nelle tendopoli autorganizzate dicendo che sono meno sicure e potrebbero essere pericolose. Per fortuna gli emiliani sono gente coraggiosa e determinata, tra i nostri vari obiettivi ci sarà sicuramente quello di supportarli qualora gli venissero imposte decisioni dall’alto senza ascoltare le loro necessità reali.

Lo spettro delle delocalizzazioni ormai si profila come una realtà che andrà affrontata nel brevissimo periodo: sui giornali locali cominciano a girare pubblicità che  invitano ad andare a delocalizzare all'est. Ci stiamo attivando per ottenere contatti di lavoratori e sindacalisti per seguire al meglio possibile la questione, dando risalto alle varie iniziative di denuncia e protesta, partecipandovi e cercando di coinvolgere il più possibile la popolazione.

Chiunque volesse venire ad aiutarci può mandare una mail a bsamilano@gmail.com specificando in quante persone, per quanti giorni, da dove si arriva. E’ preferibile essere in poche persone con macchina perché dal campo di Cavezzo (che teniamo come base) ci stiamo spostando nelle zone intorno per coordinare gli aiuti dove c'è più bisogno. La responsabile dei turni per le BSA è Tiziana Casorati 345/3532830.

RACCOLTA FONDI
Intestazione: BRIGATA DI SOLIDARIETA' ATTIVA TOSCANA
Oggetto: CONTRIBUTO PER INTERVENTO BSA IN EMILIA
IBAN: IT44 Q050 1802 8000 0000 0135 994
BANCA ETICA FIRENZE

La Brigate di solidarietà attiva aderiscono alla campagna "Dal basso...alla bassa".
I materiali raccolti saranno destinati al campo di Cavezzo, a Mirandola, a Carpi e ovunque ci sia bisogno d'aiuto: abbiamo attivato un servizio mobile di ascolto e trasporto aiuti chiamato "Volante Rossa" in collaborazione con Prc e Fasce Rosse, che si sposta nei vari campi autorganizzati.

PUNTI DI RACCOLTA
Cantiere Sociale K100 Camilo Cien Fuegos
Via Chiella, 4 – CAMPI BISENZIO (FI)
www.k100fuegos.org cell. 3922451019

Ex Caserma del Fante (sede BSA Toscana)
via Adriana, 16 – LIVORNO
https://www.facebook.com/events/367642063295100/
(tutti i giorni)

ZAM – Zona Autonoma Milano
Via Olgiati, 12 – MILANO
http://www.facebook.com/messages/100001102378029#!/events/319583581453878/

Laboratorio Crash BOLOGNA
http://www.labcrash.org/dal-basso-alla-bassa-anche-a-bologna/
ogni mercoledì dalle 17 alle 19
per portare aiuti a Mirandola chiamare Edo 320/1889076

Guernica di MODENA
http://www.facebook.com/#!/SpazioGuernica
Francesco 3402240968

BSA Pavia, sede di Rifondazione Comunista
Corso Garibaldi, 38 - PAVIA
Lunedì 4, martedì 5, mercoledì 6 dalle 18 alle 20


LISTA MATERIALI
CIBO:- minibrick con succo di frutta o the freddo
- crackers
- merendine
- pasta/riso
- tonno, mais, fagioli, piselli e scatolame vario
- alimenti per celiaci
- gatorade e analoghi
- omogeneizzati
- aceto di mele
-biscotti

MATERIALI PER L'IGIENE E LA PULIZIA
- autan, off, o altri antizanzare
- salviette umidificate
- alcol
- detersivo lavatrice e ammorbidente
- gel igienizzante mani (tipo amuchina)
- asciugamani
- spazzole
- guanti
- lacca
- schiuma da barba
- shampoo
- pettini
- forbici
- bigodini e lozione per bigodini
- pennelli e ciotiole per i colori
- cotone a strisce
- liquido per permanente
- balsamo
- mantelline per il colore e per il taglio
- detergente per legno


VESTIARIO: 
- ciabatte da doccia

ALTRI MATERIALI:
- tende
- torce elettriche (e rispettive batterie)
- materassini gonfiabili da campeggio
- cancelleria (colori, rotoli di carta, fogli vari, pennelli, tempere, pastelli, matite, ecc)
- spugne
- gazebo
- stendini

Le Brigate di Solidarietà Attiva si stanno mobilitando per prestare soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto in Emilia


[BSA NAZIONALE] Terremoto in Emilia: prime fasi dell'intervento

Le Brigate di Solidarietà Attiva si stanno mobilitando per prestare soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto in Emilia.


Un gruppo di noi è attualmente attivo nella zona di Cavezzo e limitrofi, uno tra i paesi più duramente colpiti. A Cavezzo sono già presenti altre realtà, tra cui PRC e Fasce Rosse, che stanno gestendo una struttura con spazi aggregativi e alcuni servizi. La situazione è complessa e con molti elementi di variablità, pertanto al momento stiamo valutando il modo migliore per essere utili e definire come collaborare. Intanto stiamo coordinando alcune raccolte di materiali che smisteremo per ora a Modena in collaborazione con il centro sociale Guernica.


Stiamo organizzando turni esplorativi per avere un quadro delle diverse situazioni nei vari comuni emiliani e individuare dove e come avviare processi di supporto all'autorganizzazione e autogestione della popolazione sfollata.


Come sapete per precisa volontà politica non siamo accreditati presso la Protezione civile (anche se in un intervento di questo tipo c'è la necessità di relazionarsi con chiunque), essendo i nostri valori ben lontani dalla gerarchia militare, dai vertici intrisi di interessi personali e dalle rigidità d'intervento della Prociv , così come dal fracasso mediatico tipico della macchina d'intervento ufficiale: non amiamo calarci dall'alto come angeli del fango o delle macerie, ma vogliamo lavorare e cooperare fianco a fianco e attivamente con gli abitanti del luogo, cercando di stimolare processi di autorganizzazione .


Le prime impressioni sulla gestione dell'emergenza ci portano a ritenere che la situazione dell'Emilia sia diversa da quella dell'Abruzzo nel 2009: il territorio emiliano ha subito un colpo durissimo, ma fortunatamente non è stato interessato da una devastazione di quell'intensità e la macchina degli aiuti si è mobilitata in tempi rapidi vedendo tra le fila tantissime realtà autorganizzate.
Ciò che non è diverso è la militarizzazione che si sta sviluppando nel territorio e nei campi.


Ci riserviamo di comunicare la chiamata di altri volontari non appena ci sarà più chiaro come intervenire a livello politico, in particolare rispetto alla tematica del lavoro.


In primo luogo non possiamo esimerci dal denunciare il comportamento disumano di quegli imprenditori che hanno obbligato i propri lavoratori, molti dei quali assunti con contratti precari, a tornare a lavoro anche durante le scosse: questi eventi ribadiscono ancora come la ricattabilità dei lavoratori sia ad un livello tale da renderli obbligati a mettere loro a repentaglio la vita stessa. 

In secondo luogo vogliamo denunciare fragilità dei capannoni industriali, costruzioni recenti sbricolatesi in pochi attimi a causa di scosse forti ma non devastanti, dopo aver ottenuto l'agibilità concessa da tecnici pagati dall'azienda stessa. E' chiaro che il terremoto ha fatto le scosse, ma è altrettanto chiaro che il capitalismo ci ha aggiunto una tragica selezione di classe. 

In questa situazione già difficile, in cui si fa palese il livello di disumano sfruttamento a cui può arrivare il capitalismo, alla tragedia di aver perso la casa si aggiunge la paura di perdere il posto di lavoro, visto che è possibile che alcune aziende del luogo, potrebbero optare per la delocalizzazione.


Cantiere Sociale -K100- Camilo Cien Fuegos,Via Chiella 4 Campi Bisenzio (Fi)
www.k100fuegos.org cell. 3922451019
Ex Caserma del Fante, via Adriana 16 Livorno, sede livornese Bsa Toscana  
https://www.facebook.com/events/367642063295100/  tutti i giorni
Laboratorio Crash Bologna 
http://www.labcrash.org/dal-basso-alla-bassa-anche-a-bologna/ ogni mercoledì dalle 17 alle 19
Guernica di Modena: 
http://guernica.mo.it/sito/dal-basso-alla-bassa/
Brigata Pavia: sede di Rifondazione Comunista, Corso Garibaldi 38 Lunedì 4, martedì 5, mercoledì 6 dalle 18 alle 20



Diffondiamo i riferimenti del nostro conto corrente per chi volesse darci una mano nell'autofinanziamento del nostro intervento e per contribuire alle richieste più urgenti che ci stanno arrivando in questi giorni dai territori.



INTESTAZIONE: BRIGATA DI SOLIDARIETA' ATTIVA TOSCANA

OGGETTO: CONTRIBUTO PER INTERVENTO BSA IN EMILIA

IBAN: IT44 Q050 1802 8000 0000 0135 994

BANCA ETICA FIRENZE




LISTA DI MATERIALI RICHIESTI DALLA POPOLAZIONE COLPITA:


-Torce elettriche (meglio se non a pile)
-creme solari (protezione elevata)
-Autan
-Antizanzare
-Citronella
-Creme per punture di insetti 
-Tende
-Sacchia a pelo
-Brandine
-Materassi
-Lenzuola
-Cuscini
-Coperte
-Medicinali generici e medicazioni
-Pannolini e pannoloni RACCOLTA TEMPORANEAMENTE SOSPESA
-Shampoo e sapone  RACCOLTA TEMPORANEAMENTE SOSPESA
-deodoranti e salviette
-Vestiti uomo-donna RACCOLTA TEMPORANEAMENTE SOSPESA
-intimo uomo e donna
-Vestiti e giochi per bambini
-Scarpe
-Piatti, bicchieri e posate in plastica RACCOLTA TEMPORANEAMENTE SOSPESA


Punti di raccolta per ora attivi (a brevissimo molti altri)