lunedì 25 giugno 2012

I drusi e il servizio militare in Israele



I drusi e il servizio militare in Israele.

di Samer Swaid – Comitato di Iniziativa Drusa
Studi dimostrano che, se avessero la possibilità di scegliere, due terzi dei giovani drusi non si arruolerebbero nell’esercito israeliano. Questo dato è indicativo del grande successo ottenuto del Comitato di Iniziativa Drusa nella sua lotta, pur con gli scarsi mezzi a disposizione, contro le istituzioni dello stato e l’educazione militarista che questo impone nelle scuole druse, contrariamente a tutti i valori dell’insegnamento.
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Memoriale ai drusi uccisi mentre prestavano servizio militare (foto: Wikipedia)

La minoranza araba drusa è uno dei gruppi palestinesi che vivevano nell’attuale territorio di Israele prima che avesse inizio l’immigrazione sionista. Fin dagli anni ’30, la leadership ebraica in Palestina aveva contratto legami con i membri dei gradini più bassi della leadership della comunità drusa. Più tardi, lo stato israeliano rovesciò la vecchia leadership drusa e mise al suo posto dei collaborazionisti. Questo passaggio e la facilità con la quale lo stato fu in grado di realizzarlo senza che la comunità opponesse un rifiuto a collaborare con la nuova leadership, vennero accolti in modo significativamente critico all’interno della comunità drusa. Tuttavia, la nuova leadership, con l’aiuto dello stato, fu in grado di sopprimere le voci di dissenso e di protesta che si appellavano ad una identità drusa maggiormente attiva nei confronti dello stato o ad una più consistente solidarietà tra i drusi e gli altri palestinesi presenti in Israele.

Un’altra strategia utilizzata dallo stato fu quella di aizzare i drusi contro i loro fratelli arabi, facendo apparire la fede drusa come unica e distinta dall’islam. Questo portò all’applicazione di una politica del “divide et impera” il cui scopo fu quello di separare i drusi dagli altri israeliani palestinesi.  Tale politica s’ingegnò pure  nell’assicurare ai drusi migliori condizioni, fornendo loro finanziamenti e sostegni politici maggiori che non agli altri palestinesi, registrandoli nei documenti di identità ufficiali come gruppo etnico-religioso distinto (“Druso”, non “Arabo”) e creando per loro un sistema educativo separato, in cui viene rimarcato il particolarismo druso. Tale politica condusse ad un incremento dell’israelizzazione dei drusi, facendo entrare a forza in loro l’idea che nel conflitto mediorientale,  drusi ed ebrei condividevano gli stessi interessi contrariamente ai palestinesi e agli arabi. Questa politica portò sia lo stato che la leadership tradizionale della comunità drusa a capire che si sarebbe dovuta richiedere ai maschi drusi la coscrizione ( che non era pretesa dagli altri palestinesi), che in effetti venne istituita nel 1956.

Ancor quando la coscrizione veniva applicata nei confronti dei drusi maschi, la comunità si mostrò considerevolmente restia all’idea. Il libro di Hillel Cohen, Buoni Arabi (la cui versione in inglese è stata pubblicata dalla University of California Press nel 2010) ha un capitolo dedicato alla resistenza nei confronti di tale disposizione manifestatasi nei primi giorni. Questa resistenza prese la forma di incontri e di petizioni inoltrate a tutte le persone che occupavano nel paese posizioni decisionali. Il 1958 vide la fondazione dell’Organizzazione del Popolo Giovane dei Drusi Liberi, che si oppose alla coscrizione e invitò al rifiuto di entrare nell’esercito. Tra i fondatori c’erano i poeti Samih al-Qasim e Naef Salim e lo scrittore Muhammad Nafaa (attualmente segretario del Partito Comunista Israeliano). L’organizzazione divenne popolare tra le generazioni più giovani della comunità drusa. Essa agì di nascosto, date le condizioni determinate dalla legge marziale imposta a quel tempo nei confronti degli israeliani palestinesi. Più tardi, i membri di questa organizzazione, insieme allo Sheick Farhoud Farhoud, il cui figlio convocato per l’arruolamento si era rifiutato, fondarono il Comitato di Iniziativa Drusa con il sostegno del Partito Comunista Israeliano. Questo successe il 15 marzo 1972 – più di 40 anni fa.

Il Comitato di Iniziativa Drusa, nel quale ho l’onore di svolgere la funzione di segretario e le cui attività sono lieto di coordinare, si è posto come obiettivo quello di fare appello per il rifiuto e di sostenere coloro che ricusano di fare il servizio militare nell’esercito. Studi, come quello svolto nel 2010 dal professor Majid Al-Haj dell’Università di Haifa, rivelano che due terzi dei giovani drusi, se potessero scegliere, non si arruolerebbero. Questo dato è indicativo del grande successo ottenuto dal Comitato di Iniziativa Drusa nella sua lotta, pur con gli scarsi mezzi a disposizione, contro le istituzioni dello stato e l’educazione militarista che questo impone nelle scuole druse, contrariamente a tutti i valori dell’insegnamento. La “indagine sulla forza della nazione”, che viene presentata annualmente alla “Conferenza di Hertzaliya” (un raduno molto importante di esperti di “sicurezza nazionale”) da due anni ad oggi sta mettendo “in guardia” sul fatto che lo stato sta “perdendo” la popolazione drusa, e che sempre meno drusi si considerano patrioti israeliani. Ci sono ragioni oggettive di questo discostarsi dei drusi dai legami con l’esercito, che hanno a che fare con la politica di tutti i governi israeliani che attua discriminazioni con i drusi così come lo fa nei confronti di tutti gli altri arabi cittadini di Israele, nonostante il loro servizio di leva. Noi lavoriamo, in seno al Comitato di Iniziativa Drusa, per una demilitarizzazione della società e ci diamo da fare per porre questa richiesta all’ordine del giorno. Lavoriamo con i genitori nelle scuole che cominciano a manifestarsi resistenti all’infiltrazione di valori militareschi nei contesti educativi – un’attività che gode di grande successo. Sosteniamo, inoltre, le varie lotte contro la confisca delle terre – una politica che sta strangolando rapidamente le città druse in Israele.

In anni recenti, si sono costituite altre due organizzazioni druse che pure supportano il rifiuto all’arruolamento, ma queste danno un particolare rilievo all’aspetto nazionale del rifiuto, mentre noi ci concentriamo di più sull’aspetto dell’obiezione di coscienza.

Nel corso degli anni, i Drusi che si sono rifiutati hanno subito duri trattamenti dal sistema militare. Hanno subito pene detentive doppie di quelle comminate agli altri che hanno opposto il rifiuto. Questo faceva parte di una politica finalizzata a spaventare, a intimidire i giovani drusi, e ad inviare loro un messaggio che chi non si arruola verrà punito severamente. A ciò si dovrebbero aggiungere le limitazioni imposte a coloro che hanno opposto il rifiuto in un secondo tempo. Al 2006, cosi si è calcolato, solo i giovani della cittadina di Peki’in ( con 5.500 abitanti, dei quali 3.800 sono drusi, e ad essere arruolati sono solo gli uomini) nel corso degli anni hanno trascorso un totale di 540 anni nelle prigioni militari. Questo andamento continua ancora oggi, anche se in modo diverso. Ora gli obiettori drusi vengono mandati in prigione per periodi più brevi, ma ci sono molti intervalli di tempo di questo tipo prima della scarcerazione, così invece di trascorre in prigione un anno come prima, tale intervallo oggi viene frazionato in 6 – 7 periodi più brevi.

Samer Swaid è il Segretario del Comitato di Iniziativa Drusa. Questo articolo era stato pubblicato in precedenza  da New Profile