mercoledì 26 settembre 2012

venerdì 21 settembre 2012

[BSA PAVIA] Osservatorio antifascista: Pavia è antifa!

La manifestazione del 12 settembre scorso è solo l'ultima di una serie di iniziative che l'Osservatorio antifascista pavese ha intrapreso dall'inizio dell'anno.
 A inizio dell'aprile scorso un gruppo
neofascista, legato al vecchio veneto fronte skinhead, tentò di aprire un centro sociale nero nella periferia nord della città. Il nome doveva essere Clubhouse 88. Solo l'intervento dell'Osservatorio
antifascista ha impedito che questo spazio venisse aperto. Sempre nell'ottica di salvaguardare i valori dell'antifascismo e della Resistenza, l'Osservatorio si è battuto per garantire un vero festeggiamento del 25 aprile. Infatti, la celebrazione ufficiale, organizzata come ogni anno dalla Provincia e dal Comune di Pavia, quest'anno prevedeva oltre all'intervento del sindaco Cattaneo, membro di un partito, il Pdl, che aveva tentato in Parlamento di abolire la festività del 25 aprile, anche l'orazione di don Tassone, sacerdote della Casa del Giovane e amico dei poteri forti del Pdl lombardo.
L'Osservatorio, nel quale la BSA Pavia è membro a tutti gli effetti, ha organizzato una piazza alternativa, nella quale hanno avuto la parola partigiani, membri dell'associazionismo giovanile, migrante e partiti come Rifondazione Comunista e Pcl. Questa iniziativa ha evitato i tentativi di svuotare di significato una giornata importante come è il giorno della Liberazione dall'invasore nazista e dal fascismo italiano.
Lo scorso 28 agosto, un gruppo di neofascisti ha aggredito un giovane studente nella via principale della città perché indossava una maglietta con su scritto “antifascista”. Subito vennero organizzati volantinaggi in tutta la città, e organizzato un corteo che attraversasse il centro città. Al divieto della Questura, l'ANPI e il Pd preferirono abbandonare il fronte antifascista e limitarsi ad un insignificante presidio. Ritenuto inaccettabile che i fascisti fossero liberi di aggredire persone per la città, restando impuniti; che la polizia proibisse una manifestazione antifascista, l'Osservatorio ha
ritenuto doveroso procedere comunque con il corteo, che il 12 settembre scorso, nonostante una forte presenza della celere milanese, ha comunque percorso il tragitto prefissato, giungendo alla destinazione in Piazza Vittoria e riunendosi con ANPI e Pd, dando la dimostrazione pubblica che l'antifascismo non si può vietare.
Contemporaneamente a questa iniziativa, l'Osservatorio ha lanciato una campagna di sensibilizzazione in tutta la città, per riaffermare i principi e i valori dell antifascismo, per far in modo che la reazione popolare sia sempre più pronta ed efficace davanti ad azioni squadriste


BSA PAVIA 

lunedì 17 settembre 2012

Bollettino dal Sisma - EDIZIONE SPECIALE - Sull'ordinanza di sgombero a Cavezzo

abato 15 Settembre 2012

In merito alle recenti polemiche scatenate sulla pagina facebook dell’intervento, pubblichiamo alcuni chiarimenti sulla “questione ordinanza di sgombero a Cavezzo”. Invitiamo tutti quelli che hanno voluto partecipare alla discussione a rileggere con attenzione il commento che abbiamo postato insieme alla foto dell’Ordinanza n. 1162/2012 del 6 Settembre.

Partendo dal presupposto che vivere in tenda per oltri tre mesi significa subire una condizione di precarietà e disagio che chiunque vorrebbe evitare, crediamo che tutti coloro che si trovano ancora attendati abbiano incontrato particolari difficoltà a trovare un alloggio differente, degno ed economicamente accessibile. Emettere un'ordinanza di sgombero prima che i contributi previsti per supportare l'autonoma sistemazione siano stati erogati significa non voler tenere in considerazione le necessità contingenti della cittadinanza, ma preoccuparsi soltanto di ristabilire una fantomatica normalià di tipo amministrativo che non necessariamente coincide per tutti con un reale ritorno alla normalità della vita quotidiana. Di nuovo si cerca di riportare la normalità attraverso l'intervento delle forze dell'ordine, cosa già accaduta in passato e che non ha certo prodotto risultati di cui andare fieri.  Come già scritto nel commento all'ordinanza, “uno sgombero non risolve il problema ma più semplicemente lo scarica sui nuclei familiari e sui singoli interessati”.

Al di là delle considerazioni generali, la polemica si è concentrata su alcuni casi specifici che conosciamo e seguiamo da Luglio. Nei Bollettini dal Sisma di Agosto avevamo raccontato alcune vicessitudini legate ad un gruppo di ospiti del Palaverde:
Un grosso padiglione con centinaia di brandine ospita la zona dormitorio, fuori una zona mensa e degli spazi comuni, il tutto gestito dalla Protezione Civile. (…) Le barriere linguistiche, le condizioni di precarietà legate al permesso di soggiorno, le differenze culturali che a volte assumono grande rilevanza, come durante il Ramadan, sono tutti elementi che si sommano alle dinamiche di “convivenza forzata” e riorganizzazione della comunità che l’emergenza comporta. Il dialogo con l’amministrazione su questo è stato proficuo: l’incontro tra l’utenza che si rivolgeva al nostro campo e i servizi messi a disposizione dal comune è stato garante di una buona gestione del centro rispetto alla tutela delle usanze culturali e alla fase di chiusura che lo interesserà a breve.

In questo contesto ci ha spiacevolmente colpito l’episodio di Giovedì sera, causato dall’intervento dei Carabinieri davanti al Campo Abruzzo. Nonostante gli accordi che intercorrevano tra l’assessorato alle politiche sociali, i volontari delle BSA e gli operatori di Emergency, le forze dell’ordine hanno ritenuto opportuno invitare alcuni ragazzi migranti a smontare le loro tende dal sito che era stato individuato come più opportuno per loro.
[Bollettino dal Sisma n°1 – 6 Agosto 2012]
Il 10 Agosto il Palaverde – centro di accoglienza quasi esclusivamente per stranieri – ha chiuso. Come al solito, la fase di transizione ad altra sistemazione, sia essa il Campo Abruzzo oppure autonoma, non è stata lineare per tutti. Chi non può dimostrare la residenza non riceve in automatico la famosa tessera come gli altri. E come spesso accade chi ha maggiori problemi con i documenti, di questo tipo soprattutto, sono proprio i migranti. Per ora alcune di queste persone sono accampate fuori dal Campo Abruzzo. Hanno una tessera che scadrà il 31 Agosto, poi si vedrà. Di nuovo.
[Bollettino dal Sisma n°2 – 13 Agosto 2012]

Una settimana fa l'Assessore Ferraguti ci contatta chiedendoci di comunicare a queste persone l'intenzione del Sindaco di emettere un'ordinanza di sgombero. Come già scritto ci siamo attivati per comprendere a fondo le singole situazioni e per ragionare insieme ai diretti interessati su come potessero evitare l'allontanamento forzato. Abbiamo provato insieme ad individuare reti di sostegno amicali o familiari anche fuori dal Comune di Cavezzo, disponibili a offrire ospitalità o sostenerli nella ricerca di un alloggio. Nel frattempo ritenevamo opportuno che almeno fino all'individuazione di una sistemazione autonoma alternativa fosse loro assicurato l'accesso ai pasti e ai servizi di base, diritto che crediamo innegabile per tutti i terremotati. L'Assessore ci ha improvvisamente negato qualsiasi confronto sia telefonico sia frontale, rifiutandosi di fatto di affrontare il problema attraverso il dialogo come eravamo abituati a fare. Dopo sei giorni di silenzio veniamo a conoscenza dell'effettiva esistenza dell'ordinanza, datata 6 Settembre, peraltro non ancora pubblicata sul sito del Comune. Decidiamo di diffondere il provvedimento denunciandone l'inadeguatezza e contestando la scelta politica dell'amministrazione.

Troviamo scandaloso che in uno dei suoi commenti l’Assessore si sia riferita ad una distinzione tra “veri” e di conseguenza “non veri” terremotati sulla base dell’impossibilità da parte di alcuni di dimostrare la residenza nel Comune di Cavezzo. Crediamo fermamente che l’accesso ai diritti non possa essere condizionato dal poter o meno dimostrare a livello burocratico di aver lavorato e vissuto per anni sul territorio, specie se si tratta di migranti (per lo più integrati nel tessuto sociale), perché tutti conosciamo bene le difficoltà che la condizione di straniero comporta in tal senso.

L'accusa che ci viene mossa di aver montato “nottetempo” delle tende in una “zona destinata agli sfollati del Comune di Cavezzo” è del tutto infondata in quanto le uniche tende da noi installate fuori dal Campo Abruzzo erano quelle concordate i primi di Agosto (v. Bollettino n°1). Avevamo rilevato un aumento delle presenze in altre tende fuori dal Campo, ma l'unica fornita da noi era a disposizione di un solo caso, una madre con 5 figli minorenni, di cui l'Assessore era pienamente a conoscenza essendosi anch'essa prodigata insieme a noi e ai Servizi Sociali per farsene carico. Dopo l'ordinanza la famiglia se n'è andata, non sappiamo dove.

Proprio perché riconosciamo la notevole mole di lavoro dell’amministrazione e dei Servizi Sociali, con cui non sentiamo certo l’esigenza di porci in contrasto, ci eravamo proposti di fungere da tramite nel tentativo di facilitarne il lavoro senza dover ricorrere ad ordinanze e sgomberi. Chi ci accusa di “creare conflitto ad hoc” sicuramente non conosce tutto il percorso che ci ha visti impegnati negli ultimi mesi in questo senso. Fino a qualche giorno fa questo ruolo era riconosciuto e apprezzato dall’amministrazione stessa e lo dimostra la telefonata ricevuta dall’Assessore per chiederci ancora una volta di intercedere con le persone attendate, in virtù del rapporto di fiducia che abbiamo instaurato nei mesi con loro. Non comprendiamo l’improvviso cambio di rotta, che avviene guarda caso poco dopo il nostro trasferimento dal Comune di Cavezzo ad altro sito.

A chi ci accusa di aver attaccato l’Assessore rinnoviamo l’invito a rileggere il nostro commento: non si tratta di una questione personale né di un attacco mirato, ma di un problema di mancata comunicazione e collaborazione con il piano istituzionale locale, che non dipende dalla nostra volontà.

A chi nelle polemiche ha ricordato il ruolo di Rifondazione Comunista rivolgiamo le nostre perplessità sulla pertinenza della precisazione, convinti che la scelta dell’amministrazione di provvedere ad uno sgombero sia una scelta politica e non partitica.

Pensiamo di essere stati sufficientemente esaustivi e precisi nella ricostruzione cronologica dei fatti. Pertanto lasceremo il piacere di continuare queste inutili polemiche a chi ha tempo per farlo. Per noi il "botta e risposta" si chiude qui, continuando oltre tutto a pensare che una buona collaborazione non possa fondarsi sulle discussioni di Facebook ma debba passare per il confronto diretto vis-à-vis, al quale non ci siamo mai tirati indietro.

I confronti che ci interessano sono quelli che riguardano l'urgenza dei provvedimenti necessari per sostenere la popolazione in modo concreto, a partire dai finanziamenti per gli alloggi e la ricostruzione.Gli interclocutori al riguardo non sono certo le amministrazioni locali, ma tutti i livelli istituzionali dai quali esse dipendono. Se l'intento di collaborazione e disponibilità espresso è sincero, i Comuni dovrebbero unirsi alla popolazione e ai comitati per fare pressione su Regione e Governo affinchè si diano risposte immediate e reali.

C'è tanto da fare, prima di parlare. Andiamo avanti perchè l'Emilia è ancora scossa.


sabato 15 settembre 2012

[BSA NAZIONALE] divieto di attendamento e sgombero


Da alcuni giorni,previa comunicazione dell'amministrazione comunale di Cavezzo,siamo venuti a conoscenza della possibile emissione di un'ordinanza di divieto e sgombero degli attendamenti nelle aree pubbliche.Consapevoli dell'attuale condizione di disagio della popolazione e del ritardo da parte delle istituzioni nell'erogazione del cas e dei finanziamenti per la ricostruzione ci siamo adoperati p
er cercare di trovare soluzioni alternative per la popolazione locata al di fuori del campo della Protezione Civile.Sicuri del fatto che uno sgombero non risolve il problema ma più semplicemente lo scarica sui nuclei familiari e sui singoli interessati dalla suddetta, abbiamo cercato nuovamente un contatto con l'amministrazione per metterla al corrente delle problematiche che ci sono state espresse dalla cittadinanza e dell'impossibilità per molte persone di trovare una sistemazione in tempi brevi per mancanza di alloggi e ristrettezze economiche legate all'evento sismico e a condizioni di crisi preesistenti al sisma.Putroppo l'amministrazione non ci ha più dato la possibilità di essere ricevuti e questo è il risultato,ordinanze e divieti invece di dialogo e comprensione nei confronti di una popolazione fortemente colpita da una calamità di questo genere. 

l'EMILIA E' ANCORA SCOSSA DIAMOCI UNA MOSSA!!







venerdì 14 settembre 2012

Lettere dall'Emilia: dire la verità è un atto rivoluzionario


L'attenzione sul terremoto si sta evidentemente riducendo. Come ogni questione di cui non si parla, il terremoto in Emilia semplicemente non esiste più. Come l'Aquila, ancora tutta da ricostruire: non se ne parla e miracolosamente, nella testa della gente, l'intera città è ricostruita.
Ma questa è la realtà virtuale, adatta a chi si accontenta di verità semplici, costruita da chi ha da nascondere incompetenza e magari qualche "scorretezza" a favore di qualche amico imprenditore edile. Noi ci teniamo a ribadire, ancora, che l'emergenza non è finita, che l'Emilia è ancora scossa.
Che dietro la retorica degli emiliani che, come robot, superano ogni difficoltà e ricostruiscono tutto da soli , anche senza l'aiuto dello stato, c'è una realtà che ancora non ce la fa a reagire. Una retorica perversa, quella ufficiale, che cerca di giustificare lo spostamento di responsabilità: i soldi non ci sono, gli emiliani facciano da soli. Come se lo Stato non dovesse giocare nessun ruolo in questa situazione.
 E pensare che siamo in piena crisi economica e che quello in Emilia sarà il primo terremoto in cui lo Stato non risarcirà le famiglie per i danni alle proprie abitazioni.

Pubblichiamo questa lettera anonima, ringraziando infinitamente chi l'ha scritta.

Oggi più che mai dire la verità è un atto rivoluzionario.     
L'Emilia è ancora scossa! Diamoci una mossa!

Vivo a Rovereto/Secchia , un piccolo paese frazione del comune di Novi di Modena fra i piu’ colpiti dal sisma del 20 e 29 Maggio 2012 , non diro’ il mio nome perché non amo la pubblicità della mia persona e famiglia , sicuramente tutte le persone nelle mie condizi...oni si immedesimeranno a quanto sto per illustrarvi .
premetto che vivo in tendopoli da Agosto, con la scossa del 20 Maggio non era accaduto niente alla mia abitazione ma la paura era già tanta . Il 29 maggio quando ha iniziato a tramare la terra per tante ore è subentrato il panico , la paura ti inonda la mente e non ti fa ragionare lucidamente , il non sapere quello che sta succedendo e quello che succederà ti confonde incredibilmente.
Questa paura non sapevo che esistesse , sembravo proiettata dentro un film, non ero a conoscenza di quanto una persona potesse piangere .vedere la propria casa e quelle intorno sobbalzare come se fossero di plastica leggera , vedere le altre persone impaurite come me , mi ha fatto capire di quanto poco potere abbiamo sulla faccia della terra . Ma tutto questo dolore e paura era niente in confronto a quanto bisogna affrontare e subire per andare avanti per cercare di rialzarsi .La mia casa è stata danneggiata gravemente e da subito , il 29 maggio, non sono potuta rientrare in casa .
Mi sono accampata , come altri , per iniziare la ripresa (pensavo !!! ) invece ho capito che dovevo iniziare a sopravvivere .
Il comune emanava bollettini su cosa fare e tutti a accorrere , a fare file, per capire come comportarsi e per chiedere cio’ che promettevano le istituzioni .
1)subito distribuivano i pasti ma poco tempo dopo hanno smesso spiegando che costavano troppo e quelle risorse sarebbero servite per fare altro piu’ importante, questa è stata la prima umiliazione , come se non fosse importante distribuire cibo a famiglie senza casa nel momento di emergenza totale .
2) Richiesta di contributo di autonoma sistemazione : inizialmente € 100,00 al mese a persona !!! Poiché ne hanno fatto richiesta poche persone ( tra l’altro è veramente una elemosina) è stato innalzato a € 200,00 ( € 200,00 x 12 mesi = € 2.400,00 : 365 gg = € 6,58 al giorno) e comunque a tutt’oggi non è stato ancora erogato nulla ; altra umiliazione .
3)Ho chiesto di accedere solo ai pasti della protezione civile e me l’hanno negato perché non possedevo alcuni requisiti , che non mi hanno elencato, e mi hanno risposto che se volevo usufruire (come se fosse un regalo) dei posti dovevo risiedere in tendopoli :” o dentro o fuori e ti arrangi !! “ Sono entrata in tendopoli perché non trovo giusto che mi debba arrangiare da sola e se solo lo avessero fatto anche tutti gli altri con case inagibili forse si affretterebbero a trovare delle soluzioni dovendo provvedere a un considerevole numero di persone . Voglio precisare che nel campo della protezione civile ci sono volontari che lavorano quasi ininterrottamente , gentili, disponibili, e con un dono di altruismo fuori dal comune ; la mensa gestita sempre da volontari della croce rossa facevano si che in quell’attimo di distribuzione dei pasti fosse familiare ………ma ci è stato tolto anche quello , la cucina non c’è piu’ e i pasti arrivano da Carpi in monoporzioni ridicole,in contenitori di alluminio , pasta scotta cucinata sicuramente tre ore prima e cibo di scarsissima qualita’ .
La spiegazione del primo cittadino è stata quella che si legge sui giornali , siamo pochi in tendopoli e i soldi servono a altro !!! questa non è un’altra umiliazione ???
Il cibo distribuito di certo è peggiore di quello distribuito nei carceri ….. ma i carcerati hanno commesso dei reati , la nostra colpa invece è solo quella di essere stati colpiti dal terremoto . Il nostro primo cittadino , da buon padre di famiglia , come fa’ a non chiedersi : ma i ragazzi , i bambini , le persone che lavorano tutto il giorno come fanno a campare con 30/40 gr di pasta in bianco piena di olio e con 80 gr di di pollo ??? Penso che non le interessa altrimenti avrebbe cercato altre soluzioni ! Ennesima umiliazione.
4)Siamo oramai a metà Settembre e ancora non si sente nulla per quanto corcerne i moduli abitativi per le persone fuori casa , il freddo è alle porte , i ragazzi devono iniziare la scuola … !!! Anche questa …. È umiliazione ….
Allora mi sono detta : è uno scherzo vero ???? mi state prendendo in giro per giocare un po’ ?? NO PURTROPPO NO .!! Mi sento triste , amareggiata , delusa , a ogni mia domanda esposta a chi di dovere sento sempre le stesse risposte “ non lo sappiamo “ “ “bisogna aspettare “ MA ASPETTARE COSA ?? SONO TRASCORSI 100 GIORNI !!
Sento che la mia pelle , che paragono alla mia dignità e ricopre e custodisce la mia persona me la stanno tirando via scuoiandomi viva , mi sento su una strada a senso unico senza via di uscita , mi fanno sentire un NIENTE, mi fanno sentire come le persone fotografate nude nel campo di concentramento e non hanno scelta di vita . Eppure la mia dignita’ me la sono cucita io addosso guadagnandomela con i sacrifici , con il rispetto delle regole , con l’educazione , da bravo cittadino ! E cosa mi ritrovo ? Mi ritrovo uno stato che mi ha appiccicato una etichetta con il prezzo di valore che mi ha attribuito e cioe’ € 6,58 al giorno ! Questo prezzo l’la stabilito lo stato unilateralmente perché deve pagare lui , ma quando devo pagare io da me pretende quasi il 60% del mio sudore . Gli aiuti ricevuti sono stati di persone private che cercavano di essere utili , come potevano , in un momento cosi’ tragico . Ho riflettuto molto in questi 100 giorni e ho capito che le persone che si sono salvate da questo terremoto sono quelle decedute sotto le macerie , mi dispiace dire questo perché colpisco le famiglie che hanno perduto i loro cari , e chiedo scusa , ma è quello che penso . Vorrei che i membri del governo , regione, provincia, comuni venissero a vivere in tendopoli o accampati nei campi affinchè si potessero rendere conto di quanto stiamo vivendo . Non ho piu’ voglia di sentire discorsi sulla ricostruzione, discorsi su come è importante stare e rimanere uniti , di discorsi su come come rinascera piu’ bello il nostro paese…. Si parla …si parla … ma i fatti sono ancora lontani, mettete a disposizione la liquidità, che avete già in tasca, a favore dell’Emilia prima che la gente ; quella rimasta, vada via .Il terremoto non mi ha ucciso …ma lo state facendo voi e in questo momento mi vergogno di appartenete a questo stato.

giovedì 13 settembre 2012

[BSA NAZIONALE] solidarietà ed autorganizzazione: bollettino dal sisma n°6


Lunedì 10 Settembre 2012

“Le direttive sono queste, bisogna raccontare solo cose felici”. Sono le parole udite con le nostre orecchie da un giornalista di un’importante emittente tv nazionale. “Purtroppo” - aggiungeva durante una chiacchierata informale – “perché così si censurano cose importanti”. Avrebbe voluto raccontare l’Emilia per come stanno le cose veramente, avrebbe voluto descrivere e divulgare la realtà dei fatti, piuttosto che dipingerne ad arte una versione decisa a tavolino. Ma anche il migliore articolo o servizio non servirebbe a nulla se non venisse pubblicato, meglio adeguarsi alla linea cercando semmai di carpire elementi interessanti qua e là. Non ci siamo rimasti male, non più di tanto, perché “è così, si sa”. Basta sfogliare le pagine dei quotidiani locali per rendersi conto che si tratta di un atteggiamento diffuso: la missione è raccontare della veloce ripresa delle attività produttive, della tenacia degli emiliani, delle reti di solidarietà; dare speranza alla gente, evitando inutili pessimismi e soprattutto critiche scomode.

Queste ed altre valutazioni sul livello dell’informazione dentro l’emergenza ci hanno spinti ad inventarci una campagna mediatica per riportare a galla la questione Terremoto&Ricostruzione. Così avevamo chiamato la nuova fase dell’intervento BSA in Emilia e con lo stesso slogan ci eravamo già attivati nei territori da cui provengono i nostri volontari per organizzare iniziative di divulgazione e autofinanziamento. L’Emilia è ancora scossa, diamoci una mossa! Quando poi abbiamo saputo che la Nazionale avrebbe svolto gli allenamenti a Medolla abbiamo deciso di andarci anche noi, per portare il messaggio all’attenzione di tutti.
Sullo striscione la firma non era la nostra, ma quella del Comitato Sisma.12, un gruppo di terremotati che con l’aiuto di volontari e professionisti sta cercando di fare chiarezza sugli innumerevoli decreti usciti in questi mesi, sul livello di attivazione delle amministrazioni locali e soprattutto sulla ricostruzione. Volevamo dar voce a loro perché il principio fondamentale su cui si basano tutti i nostri interventi è proprio l’autorganizzazione: il nostro non è un aiuto di stampo assistenziale, ma un supporto all’attivazione delle persone stesse che con le nostre attività sosteniamo.

Grazie ai cittadini che hanno da subito deciso di intraprendere questa strada, il Comitato rappresenta un esempio concreto di come unendo le forze e organizzandosi insieme è possibile “darsi una mossa” ed essere attori protagonisti delle vicende che accadono intorno a noi. Dalla Pagina Facebook Sisma.12:
“Il Comitato nasce dall'esigenza dei cittadini del “cratere” di dotarsi di uno strumento, che li rappresenti in tutto il territorio coinvolto dal sisma di Maggio. Vuole in qualche modo proseguire l'idea di partecipazione civile, al fine di proporsi come contenitore di informazioni, idee e progetti. Le singole attività rischiano nel tempo di diventare un interlocutore debole, mentre l'associarsi consente di produrre una base attenta, numerosa e vigile che dovrà per forza di cose essere tenuta in considerazione da tutte le funzioni pubbliche che opereranno in futuro per la ricostruzione della “Bassa” e per la sua gestione.”
Continueremo dunque a spronare gli italiani ad informarsi su quanto accade in queste terre e a supportare gli emiliani che si stanno dando da fare per il proprio futuro.

Girando per la Bassa, tuttavia, spesso abbiamo incontrato un certo sentimento di rassegnazione da parte di molti terremotati. Dalle chiacchiere che scambiamo con gli abitanti del posto ogni volta che facciamo una staffetta o che li incontriamo per strada, ci pare di intendere che l’impianto politico e amministrativo dell’intera zona seppur criticato da molti sia allo stesso tempo considerato come un dato di fatto, una sorta di monolite che giace nelle strutture istituzionali governando il territorio in modo indisturbato e indisturbabile. Il moto di propulsione all’autogestione e all’organizzazione dal basso in Emilia c’è e si è fatto sentire da subito, ma pare almeno in parte sospinto più dall’idea che “a chiedere non si ottiene mai niente, meglio fare da sé”, piuttosto che dall’esigenza di attivarsi in prima persona per cambiare lo stato di cose esistente.

E’ vero, c’è la crisi. E’ vero, il terremoto era inaspettato e forse ha davvero colto tutti impreparati. Ma pretendere che l’emergenza venga finanziata immediatamente è doveroso, oltre ad essere un diritto. Pretendere una gestione meno complicata e a tratti contraddittoria di quella che gli innumerevoli decreti comportano, sarebbe un modo per favorire chiarezza e trasparenza e magari anche agevolare la partecipazione della società civile. Pretendere che ogni singolo cittadino possa decidere come ricostruire la propria casa, chiedere che nelle opere di riedificazione vengano utilizzate le tecniche della bioedilizia ad impatto zero e nel rispetto dell’ambiente, chiedere che ci si preoccupi della possibilità di un progressivo abbandono del territorio come è successo a l’Aquila, non sono solo rivendicazioni legittime ma precise richieste politiche necessarie perché gli apparati statali si pongano come obiettivo il benessere delle persone e degli spazi di vita piuttosto che gli interessi economici e gli sbocchi imprenditoriali che ogni emergenza può rappresentare.

Cercheremo di tenere insieme rivendicazioni e autorganizzazione a partire dalla rilevazione dei bisogni delle persone, sia quelli materiali che con le Staffette proveremo a soddisfare al meglio, sia tecnici e di informazioni, mettendo a disposizione il nostro camper per gli architetti e i professionisti del Comitato. Stiamo organizzando uno sportello itinerante che a partire da Domenica girerà per la Bassa ad incontrare le domande più urgenti per tentare di fornire il maggior numero di risposte possibile.

Abbiamo ricostruito il Campo Base lavorando sodo per due settimane, abbiamo realizzato tutto con le nostre forze non senza momenti di stanchezza e fatica, affrontando una ad una le difficoltà che ogni giorno si presentavano. Ma lo abbiamo fatto con passione e determinazione, perché ci crediamo davvero. Vogliamo continuare ad esserci, per dimostrare che la Solidarietà Attiva può realmente rivelarsi un’arma vincente.

Brigate di Solidarietà Attiva

Per INFO sul Comitato SISMA.12: http://www.facebook.com/groups/233851983404092/

martedì 11 settembre 2012

[BSA NAZIONALE] l'Emilia è ancora scossa, diamoci una mossa!


La ricetta di Errani per le macerie del terremoto: diventeranno materiale per la costruzione della CisPadana
di Anna Pellizzone, Milano in Movimento

Mettete in una terrina un’autostrada da costruire, le macerie di un terremoto e qualche milioncino di denaro pubblico.  Amalgamate il tutto con un mestolo fatto di tutta la miopia, la pavidità e l’obsolescenza che un’amministrazione può avere nella gestione di un territorio.

A seconda dei gusti, aggiungete all’impasto un alto rischio di infiltrazioni mafiose nel settore del movimento terra, un decreto legge di dubbia accortezza che dispone la “trasfigurazione” delle macerie da rifiuti speciali a rifiuti urbani, e l’ombra della speculazione edilizia su un territorio da ricostruire.
Stendete l’amalgama così ottenuto in una teglia fertile e pianeggiante del diametro di circa 70 chilometri e cuocete a fiamma alta, il più in fretta possibile, sull’onda di un’emergenza.
Sfornate, e guarnite il tutto con la scomparsa di centinaia di ettari di terreno, con l’annientamento di una moltitudine di piccole imprese agricole – già in difficoltà per il terremoto, per la siccità e per la concorrenza della grande distribuzione – e con la proliferazione di poli logistici ai margini dell’autostrada.
Versate nei piatti e servite, ricordandovi che questa pietanza mal si sposa con il parmigiano e l’aceto balsamico DOP che avete in tavola.
La ricetta sopradescritta è una trovata del presidente della regione Emilia Romagna e commissario delegato Vasco Errani e fa riferimento a un’ordinanza emessa lo scorso 2 settembre, in cui si dispone che le macerie del terremoto che ha colpito la Bassa siano utilizzate per costruire l’autostrada Cispadana.
Il provvedimento, che prevede un finanziamento di 7,5 milioni di euro, viene descritto dai suoi fautori come una “sperimentazione” lungimirante che ambirebbe a risolvere due problemi in uno: quello dell’accumulo di macerie e quello della costruzione di una nuova infrastruttura, peraltro fortemente contestata dai cittadini della Bassa.
L’opera, giustificata da una apparentemente irrinunciabile necessità di collegare la bassa reggiana da Reggio fino a Ferrara, prevede un tracciato di 67 Km, 4 autostazioni, 2 aree di servizio, per un investimento pari a 1 miliardo e 150 milioni di euro, di cui circa 180 da parte della Regione

Ma siamo sicuri che per l’Emilia – una terra già ferita dal terremoto, famosa per i propri prodotti agroalimentari, che produce il 17% della frutta italiana e che vanta il primato nella produzione da agricoltura biologica in Italia – la ricostruzione debba partire dalle grandi opere?
 I dati Istat 2010 relativi all’Emilia Romagna parlano chiaro: il numero delle aziende agricole è in calo (- 31%) e in particolare sono in diminuzione quelle di piccole dimensioni. Così come è in contrazione la superficie agricola utilizzabile e trasformabile (Sau), ridottasi del 5,5% rispetto al censimento precedente.
Il tentativo di “convertire” i mattoni dell’Emilia pre-terremoto in asfalto per la Cispadana, non stupisce. Si tratta di una scelta in perfetta sintonia con quanto avviene ogni giorno in tutta la penisola: dalla Tem alla BreBeMi, dalla Pedemontana alla Tirreno-Brennero, sono ben 32 la autostrade in costruzione o in progettazione in tutta Italia. Con una concentrazione dei cantieri particolarmente alta in Pianura Padana. Lo spiega bene Luca Martinelli in un suoarticolo su L’Altreconomia.
Lo schema è sempre lo stesso, sempre la stessa l’ossessione: richiamare attraverso ilproject financing nuovi investimenti. Poco importa per che cosa saranno utilizzati, da chi arriveranno, chi ne trarrà benefici. L’importante è costruire, descrivere come indispensabili reti di collegamento grandi opere che in realtà frammentano il territorio e perseverare nel puntare tutto sulla proliferazione di nuovi cantieri e nuovi poli logistici. Come se l’obiettivo finale fosse costruire e basta. I cittadini vengono tranquillizzati dal fatto che lo Stato, direttamente, ci investe poco o niente, e intanto si dà il via libera a un processo pressoché irreversibile: la cementificazione del suolo. E con essa la perdita di migliaia di piccole e medie realtà imprenditoriali che da sempre sono state il motore dell’economia italiana.

Chi giustifica la costruzione di nuove autostrade sostenendo che si tratti di opere necessarie per stare al passo con l’Europa, dice il falso. Perché la rete autostradale italiana è di gran lunga più densa rispetto alla media europea (2,2 chilometri di rete ogni 100 kmq di superficie, contro 1,5). Eppure, soprattutto di questi tempi, non sembra che in Italia ce la si passi poi tanto bene. L’assioma per cui la ricchezza di un Paese sarebbe direttamente proporzionale alle sua rete autostradale andrebbe quindi rivisto…
La frammentazione del territorio attraverso la costruzione di nuove infrastrutture non è la terapia di cui la Pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Europa, hanno bisogno per far ripartire l’economia.
La sindrome di Nimby, l’integralismo di certi ambientalisti e gli ideologismi non c’entrano. C’entrano l’agricoltura, il lavoro, il benessere, la salute e, sì, anche la cultura degli emiliani. C’entrano gli interessi della maggior parte dei cittadini. C’entra un’altra idea di sviluppo e la difesa della terra: un bene irrinunciabile non tanto, o non solo, per romanticismo, ma perché ci dà da mangiare. C’entra l’esclusione dei cittadini dalle scelte che riguardano il territorio.
C’entra, per tornare all’Emilia, il fatto che il terremoto può e deve fare della Bassa un luogo dove incoraggiare nuove forme di produzione, distribuzione, autogestione e consumo. E non un laboratorio per sperimentare la conversione delle macerie in asfalto.

da Milanoinmovimento.
 Link originale: http://milanoinmovimento.com/primo-piano/ricetta-errani-macerie


Siamo del tutto consapevoli che la situazione dell'Emilia è a grande distanza dal trovare una soluzione equa e dignitosa per tutti. Conosciamo la difficile situazione dei lavoratori, alcuni dei quali stretti tra cassaintegrazione e delocalizzazioni, conosciamo le difficoltà di chi ha una casa inagibile e non ha nessuna prospettiva.
Per questo abbiamo spostato il nostro campo base di Cavezzo a San Possidonio, ricostruendolo tenda per tenda, perchè è chiaro che gli emiliani hanno ancora bisogno di aiuto pratico e sostegno politico. Siamo quindi ripartiti con le staffette per portare i beni di prima necessità a chi ancora ne ha bisogno e a breve avvieremo  attivamente il punto d'ascolto itinerante.

LA BASSA E'ANCORA SCOSSA, DIAMOCI UNA MOSSA!

BRIGATE SOLIDARIETA' ATTIVA

mercoledì 5 settembre 2012

[BSA NAZIONALE] solidarietà e autorganizzazione: bollettino dal sisma n°5


Lunedì 3 Settembre 2012

Speravamo in un clima più clemente in questi giorni così cruciali per il nostro intervento. La pioggia ci ha costretti a sospendere tutte le attività per poterci concentrare sullo smontaggio ormai quasi definitivo del nostro Campo Base a Cavezzo.
A breve lasceremo lo spazio della Polisportiva, che ringraziamo per l’ospitalità e per aver sopportato il nostro disordine scomposto per tutto questo tempo. Ringraziamo l’amministrazione comunale che ci ha permesso di restare sul territorio, in particolare l’Assessore Cristina Ferraguti per la sua gentilezza e disponibilità.

Un sentito ringraziamento va a tutti i cavezzesi che hanno riconosciuto l’utilità del nostro intervento e ricambiato ognuno a suo modo: i gestori del bar in piazza, che ci hanno sempre accolti col sorriso anche se finivamo tutti gli stuzzichini degli aperitivi in cinque minuti; il panettiere che ci riforniva due volte a settimana permettendoci di distribuire il pane gratuitamente; il cartolaio che ha stampato centinaia di copie dei volantini più disparati; i vicini, che abbiamo fatto un po’ disperare durante le serate di svago nei weekend; il signor Mario, che regolarmente ci portava le uova fresche delle sue galline; il signor Pozzetti, che ci ha prestato un utilissimo telo impermeabile salvando la vita al magazzino dei vestiti; la signora del the verde, che anche senza dire una parola in italiano ha saputo mostrarci tutta la sua generosità; i ragazzi del Palaverde, che con noi si sono sentiti accolti facendoci a nostra volta sentire utili; il fruttivendolo del mercato, che ci ha sempre fatto lo sconto; il papà di Max, che ha fritto per noi dell’ottimo gnocco; tutti quelli che hanno partecipato alle nostre iniziative; il pizzaiolo Mangiafuoco, che ci ha sfamato quando non avevamo voglia di cucinare; tutti quelli che ci stiamo dimenticando perché con quest’umidità e le mille cose da fare siamo sicuramente un po’ smemorati!

Un grazie speciale è rivolto a Carla ed Enrico, perché ognuno ha le sue battaglie da fare e tra compagni ci si riconosce al volo. Grazie anche a Giovanni, che forse non vorrebbe essere ringraziato pubblicamente ma non riusciamo ad evitare di farlo: a lui e a chi con lui ci ha sostenuto va tutta la nostra più sincera riconoscenza. Grazie anche a Davide dell’Associazione Partecipazione, che ci ha permesso di distribuire prodotti freschi e ci è stato vicino come un amico di sempre. Grazie anche agli operatori di Emergency, con cui abbiamo collaborato in modo costruttivo, e in generale a tutte le associazioni e i gruppi che ci hanno sostenuti e supportati. Ringraziamo infine il PRC di Modena, che ha messo a disposizione alcune strutture e ci è stato vicino dall’inizio alla fine.

A volerle ricordare una ad una sarebbero tantissime le persone da ringraziare, per aver raccolto materiali, per averci fatto donazioni, per averci prestato strutture o strumenti, per averci ringraziato facendoci sentire importanti, per averci seguito su internet, per aver raccontato le nostre imprese, per aver organizzato iniziative, per esserci stati, ognuno con la sua particolare forma di solidarietà. Non possiamo citarci uno ad uno ma vi sentiamo tutti vicini ed è anche grazie a voi che il nostro intervento è stato possibile.

CAMPO NUOVO, VITA NUOVA
Ci vorrà ancora qualche giorno prima di riuscire a reimpostare il nostro intervento. Come ormai tutti avranno capito si chiude infatti il progetto iniziato a fine Maggio, si chiudono le collaborazioni, si chiude il Campo Base, si chiude la nostra prima fase a sostegno delle popolazioni terremotate.

Si apre però tutta un’altra partita, perché le BSA vogliono restare in Emilia fino a che le forze lo consentiranno e fino a che saremo in grado di dare ancora una mano. Non vi diciamo nulla per ora, perché ancora ci dobbiamo organizzare. Questa volta saremo soli, niente partner di progetto o legittimazioni istituzionali, ma al contempo continueremo ad essere in ottima compagnia grazie all’ospitalità di un abitante del posto e alla rete di relazioni che si è creata in tutto il cratere.
Abbiamo tante idee per il futuro e vorremmo svilupparle insieme ai comitati, la forma più diretta di partecipazione dal basso per tutti quelli che non vogliono subire passivamente gli interventi statali e amministrativi ma che vogliono essere parte attiva dei processi, dall’emergenza alla ricostruzione.

Intanto potrete continuare a supportarci con donazioni e raccolte di materiali, perché anche se l’attenzione mediatica è crollata sappiamo bene che le difficoltà non sono ancora finite. Il prossimo appuntamento per tutti sarà Lunedì 10 Settembre, con l’uscita del consueto Bollettino dal Sisma che vi terrà aggiornati sui nuovi sviluppi. Ci troverete comunque al solito numero di telefono (331/3511594) o sulla pagina facebook Intervento terremoto 2012.

LA BASSA E’ ANCORA SCOSSA… DIAMOCI UNA MOSSA!

Brigate di Solidarietà Attiva

[BSA NAZIONALE] solidarietà e autorganizzazione: bollettino dal sisma n°5


Lunedì 3 Settembre 2012

Speravamo in un clima più clemente in questi giorni così cruciali per il nostro intervento. La pioggia ci ha costretti a sospendere tutte le attività per poterci concentrare sullo smontaggio ormai quasi definitivo del nostro Campo Base a Cavezzo.
A breve lasceremo lo spazio della Polisportiva, che ringraziamo per l’ospitalità e per aver sopportato il nostro disordine scomposto per tutto questo tempo. Ringraziamo l’amministrazione comunale che ci ha permesso di restare sul territorio, in particolare l’Assessore Cristina Ferraguti per la sua gentilezza e disponibilità.

Un sentito ringraziamento va a tutti i cavezzesi che hanno riconosciuto l’utilità del nostro intervento e ricambiato ognuno a suo modo: i gestori del bar in piazza, che ci hanno sempre accolti col sorriso anche se finivamo tutti gli stuzzichini degli aperitivi in cinque minuti; il panettiere che ci riforniva due volte a settimana permettendoci di distribuire il pane gratuitamente; il cartolaio che ha stampato centinaia di copie dei volantini più disparati; i vicini, che abbiamo fatto un po’ disperare durante le serate di svago nei weekend; il signor Mario, che regolarmente ci portava le uova fresche delle sue galline; il signor Pozzetti, che ci ha prestato un utilissimo telo impermeabile salvando la vita al magazzino dei vestiti; la signora del the verde, che anche senza dire una parola in italiano ha saputo mostrarci tutta la sua generosità; i ragazzi del Palaverde, che con noi si sono sentiti accolti facendoci a nostra volta sentire utili; il fruttivendolo del mercato, che ci ha sempre fatto lo sconto; il papà di Max, che ha fritto per noi dell’ottimo gnocco; tutti quelli che hanno partecipato alle nostre iniziative; il pizzaiolo Mangiafuoco, che ci ha sfamato quando non avevamo voglia di cucinare; tutti quelli che ci stiamo dimenticando perché con quest’umidità e le mille cose da fare siamo sicuramente un po’ smemorati!

Un grazie speciale è rivolto a Carla ed Enrico, perché ognuno ha le sue battaglie da fare e tra compagni ci si riconosce al volo. Grazie anche a Giovanni, che forse non vorrebbe essere ringraziato pubblicamente ma non riusciamo ad evitare di farlo: a lui e a chi con lui ci ha sostenuto va tutta la nostra più sincera riconoscenza. Grazie anche a Davide dell’Associazione Partecipazione, che ci ha permesso di distribuire prodotti freschi e ci è stato vicino come un amico di sempre. Grazie anche agli operatori di Emergency, con cui abbiamo collaborato in modo costruttivo, e in generale a tutte le associazioni e i gruppi che ci hanno sostenuti e supportati. Ringraziamo infine il PRC di Modena, che ha messo a disposizione alcune strutture e ci è stato vicino dall’inizio alla fine.

A volerle ricordare una ad una sarebbero tantissime le persone da ringraziare, per aver raccolto materiali, per averci fatto donazioni, per averci prestato strutture o strumenti, per averci ringraziato facendoci sentire importanti, per averci seguito su internet, per aver raccontato le nostre imprese, per aver organizzato iniziative, per esserci stati, ognuno con la sua particolare forma di solidarietà. Non possiamo citarci uno ad uno ma vi sentiamo tutti vicini ed è anche grazie a voi che il nostro intervento è stato possibile.

CAMPO NUOVO, VITA NUOVA
Ci vorrà ancora qualche giorno prima di riuscire a reimpostare il nostro intervento. Come ormai tutti avranno capito si chiude infatti il progetto iniziato a fine Maggio, si chiudono le collaborazioni, si chiude il Campo Base, si chiude la nostra prima fase a sostegno delle popolazioni terremotate.

Si apre però tutta un’altra partita, perché le BSA vogliono restare in Emilia fino a che le forze lo consentiranno e fino a che saremo in grado di dare ancora una mano. Non vi diciamo nulla per ora, perché ancora ci dobbiamo organizzare. Questa volta saremo soli, niente partner di progetto o legittimazioni istituzionali, ma al contempo continueremo ad essere in ottima compagnia grazie all’ospitalità di un abitante del posto e alla rete di relazioni che si è creata in tutto il cratere.
Abbiamo tante idee per il futuro e vorremmo svilupparle insieme ai comitati, la forma più diretta di partecipazione dal basso per tutti quelli che non vogliono subire passivamente gli interventi statali e amministrativi ma che vogliono essere parte attiva dei processi, dall’emergenza alla ricostruzione.

Intanto potrete continuare a supportarci con donazioni e raccolte di materiali, perché anche se l’attenzione mediatica è crollata sappiamo bene che le difficoltà non sono ancora finite. Il prossimo appuntamento per tutti sarà Lunedì 10 Settembre, con l’uscita del consueto Bollettino dal Sisma che vi terrà aggiornati sui nuovi sviluppi. Ci troverete comunque al solito numero di telefono (331/3511594) o sulla pagina facebook Intervento terremoto 2012.

LA BASSA E’ ANCORA SCOSSA… DIAMOCI UNA MOSSA!

Brigate di Solidarietà Attiva