mercoledì 9 luglio 2014

CASTELNUOVO E BASSA VALLE SCRIVIA, LA LOTTA DEI BRACCIANTI CONTINUA!

“C’è una situazione in Bassa Valle Scrivia di violazione continua di leggi e di contratti nelle campagne. Non ci risulta che quest’estate siano stati effettuati controlli in loco; o meglio, un controllo è avvenuto – ci risulta – il 17 ottobre, quando ormai la stagione agricola volgeva al termine! Vogliamo capire qual è il percorso di ripristino della legalità e per l’applicazione dei contratti e delle leggi sul lavoro.
Questo stato di cose non può continuare, prima o poi si riscia una nuova esplosione, nel silenzio totale di istituzioni e di organismi di sorveglianza”.
Questo era un “pezzo” del comunicato stampa del 27 ottobre 2013 del Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia, realtà autorganizzata composta da braccianti e solidali, nata sull’onda della lotta dei 74 giorni dei braccianti marocchini dell’azienda agricola Lazzaro Bruno e Mauro di Castelnuovo Scrivia.
Sapevamo che non era finita, che le situazioni di lavoro schiavista nelle campagne caratterizzano l’agricoltura ortofrutticola della Bassa Valle Scrivia e di altre zone del Piemonte: salari di fame, condizioni di lavoro bestiali, manodopera in “nero”, rinnovo di permessi di soggiorno dietro pagamento. Insomma, un’altra “Rosarno” al nord, ad una manciata di chilometri da Milano, in un’area di agricoltura d’eccellenza, dove la grande distribuzione commerciale si riforniva dei suoi prodotti.
E’ dunque merito anche delle nostre pressioni e denunce se, quest’anno, le cose stanno andando diversamente.

mercoledì 18 giugno 2014

[SALUZZO] note a caldo sulle proteste di ieri al Foro Boario




Il calo delle temperature di questi giorni non ha certo raffreddato gli animi dei lavoratori bracciantili e dei disoccupati alla ricerca di un salario di sussistenza che stanno convergendo su Saluzzo per l'imminente inizio della stagione di raccolta, soprattutto ora che si palesa la continuità della nuova giunta comunale con la precedente, per la mancanza di volontà nell'affrontare dignitosamente il bisogno abitativo di chi approda in queste campagne.

Il campo di accoglienza della Caritas, come era prevedibile, ha già esaurito le sue disponibilità. 210 posti in tende simili a quelle utilizzate nei campi profughi o per far fronte a disastri ambientali, laddove l'anno scorso sullo stesso suolo era sorto un campo senza barriere e limitazioni, in cui avevano vissuto fino a 700 lavoratori e disoccupati. Il campo di container della Coldiretti, invece, non è ancora stato montato, poichè l'interesse padronale coincide solamente con la massimizzazione dei propri profitti e se la stagione di raccolta a pieno regime inizierà più avanti, perché utilizzare il proprio capitale ora che non è produttivo? Nel frattempo, il padronato può attingere al bacino di manodopera già arrivato nelle campagne, scaricando sui lavoratori stagionali stessi e sul terzo settore il reperimento ed il costo dell'alloggiamento.

Lo spettro del “campo”, che nel nostro paese viene comunemente usato per governare situazioni di “eccezione” (basti pensare alle politiche dei “campi nomadi”, al dispositivo dei CIE e dei CARA, ai campi creati in seguito a diversi tipi di calamità, etc.), appare sempre più una forma di contenimento temporale, oltre che spaziale, della forza-lavoro
. A Saluzzo, ad esempio, l'esistenza di più campi nelle zone periferiche della città prefigura un modello di inclusione ultra-differenziale dei lavoratori stagionali provenienti dall'Africa occidentale: campo-container per i lavoratori impiegati a tempo pieno; campo-tende dove far sostare la manodopera “in eccesso” che resterà in attesa di essere impiegata durante i picchi di raccolta; esclusione e respingimento di tutti gli “inutili”.

lunedì 16 giugno 2014

[FOGGIA] fuori dal ghetto?

Una storia che si ripete, quella che sta andando in scena in queste settimane, e che si snoda attorno all’ormai celebre Grand Ghetto di Rignano Garganico (FG) una baraccopoli sorta alla fine degli anni Novanta e abitata prevalentemente da lavoratori agricoli di origine africana, attualmente sotto minaccia di sgombero. Anzi, di ‘svuotamento’, secondo gli equilibrismi linguistici delle istituzioni pugliesi che, dopo anni di quasi totale silenzio, si stanno attivando con un progetto dal nome e dai contenuti anch’essi piuttosto funambolici: ‘Capo Free, Ghetto Off’.

Lo scandalo scatenato oltralpe da un documentario dell’emittente France2, che denunciava il grave sfruttamento che si cela dietro diversi prodotti agroalimentari commercializzati da alcune catene di supermercati francesi, ha senz’altro sortito qualche effetto. E lo stesso si può dire dei servizi di un altro gigante mediatico come la BBC e delle iniziative di boicottaggio avvenute in Norvegia e Gran Bretagna. La domanda potrebbe dunque farsi strada tra i più cinici: alle istituzioni sta davvero a cuore combattere lo sfruttamento, oppure il loro obiettivo principale è quello di salvaguardare l’immagine della regione e delle imprese locali nel mondo?

Stando alle dichiarazioni della giunta regionale, quello da poco approvato è un piano di azione sperimentale per un’accoglienza dignitosa e il lavoro regolare dei migranti in agricoltura che prevede, tra l’altro, l’allestimento di ben cinque tendopoli della Protezione civile entro il primo luglio, per un totale di 1250 posti disponibili fino al 30 settembre. I fondi (circa un milione e trecentomila euro, a giudicare dalla delibera dello scorso 2 aprile – che però non dà indicazioni molto chiare a riguardo) saranno probabilmente stornati da quelli precedentemente utilizzati per la fornitura di acqua e bagni chimici e per il presidio sanitario di Emergency (in questi anni, una volta alla settimana, un solo poliambulatorio mobile ha fornito cure di base a un insediamento in continua espansione, che nel picco della stagione ospita fino a 1500 persone). A quanto sembra, solo tre dei cinque siti sono stati finora individuati: l’area servizi dell’ex-aeroporto militare di Amendola; un sito in località Vulgano; il terreno adiacente all’albergo diffuso che si trova nel comune di San Severo. Eppure, finora, non c’è l’ombra di una tenda.

domenica 1 giugno 2014

UN ALTRO MORTO A ROSARNO, UN'ALTRA VITTIMA DEL CAPITALE E DELL'INDIFFERENZA.



Non ne parla nessuno, ma un lavoratore di Rosarno, Jhonn, un giovane ragazzo Ganese, ha perso la vita nella notte   del 26 maggio
, investito sulla sua bicicletta, in una delle strade che collegano i campi di raccolta alle abitazioni di fortuna. A Rosarno si uccide ancora, a Rosarno come un anno fa per la strada si muore, con la complicità delle istituzione locali che hanno ridotto le sue strade a percorsi dissestati, non illuminati, e privi completamente di marciapiedi e piste ciclabili, quelle strade che spesso sono anche i percorsi dello sfruttamento verso un lavoro nei campi dove migliaia di persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi sotto la costante minaccia della Bossi-Fini, del padrone e dei suoi caporali, e di una guerra tra poveri alimentata dalla crisi. Si sopravvive nascosti o nelle poche tendopoli, e si muore di freddo in inverno e di caldo d’estate, si muore a lavoro, si muore nella speranza di trovarlo, si muore nelle strade.
Non si sa niente di questa tragica morte, nessuno scrive, nessuno parla, c’è solo una foto, una bicicletta al suolo con tanto di indicatori di posizione a palesarne il passaggio, le due luci fanno male, fanno pensare che non sia stato impossibile vedere, che il razzismo sia ancora una volta il vero colpevole.
Il problema dei braccianti migranti che muoio per strada è a Rosarno un problema molto sentito, tantochè il 17 Marzo del 2013 i lavoratori hanno spontaneamente organizzato, assieme a una rete di realtà antirazziste e solidali, un corteo che chiedesse più sicurezza nelle strade e più rispetto verso di loro.
Nella “civilissima” Italia del 2014 i lavoratori hanno dovuto manifestare affinchè nessuno muoia investito in strade insicure o per motivi di odio razziale.

BRIGATE DI SOLIDARIETA' ATTIVA

giovedì 29 maggio 2014

Solidarietà con i lavoratori del CAAT in lotta!

La dura e violenta repressione esercitata dalla polizia per cercare di annientare le proteste ed i blocchi dei facchini del CAAT (Mercati Generali di Torino), lo scorso venerdì 23 Maggio, non ha impedito ai lavoratori ed al sindacato SI Cobas che li rappresenta di continuare nella lotta.

Dopo aver ottenuto il pieno reintegro di 5 lavoratori Cobas sospesi senza motivo da parte di una cooperativa ed il pagamento dei salari arretrati, l’incontro di lunedi 26 ha strappato alla controparte la promessa di una risoluzione delle gravi condizioni lavorative e contrattuali per gli oltre 1000 facchini impiegati al CAAT , riconoscendo il SI Cobas come interlocutore sindacale,a riprova che la lotta paga!  La violenza della repressione che caratterizza ogni giorno di piu’ le lotte dei lavoratori della logistica, assunti tramite la forma di “caporalato” delle cooperative, e’ sintomo della debolezza e della paura dei padroni di fronte alla resistenza dei lavoratori. Più queste lotte si sono unite, più i lavoratori si sono dimostrati  compatti e decisi, più violenti si sono dimostrati i tentativi di reprimere, isolando e cercando di frammentare.

Sempre più, da nord a sud, e’ necessario mettere in connessione le lotte e le rivendicazioni, allargandole anche ad altri settori della lunga filiera dello sfruttamento nell’agro-industria: dai campi di raccolta, ai magazzini, ai mercati generali, fino ad arrivare ai supermercati. Come reti di supporto all’auto organizzazione dei lavoratori delle campagne esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori del CAAT di Torino, auspicando che la loro lotta sia da esempio per tutti gli sfruttati, e ci auguriamo che la trattativa vada a buon fine. Rimarremo vigili e solidali al loro fianco!

Rete Campagne in Lotta

Coordinamento lavoro bracciantile piemontese

SOS Rosarno

Rete Antirazzista Catanese

giovedì 15 maggio 2014

NASCONO IL COORDINAMENTO LAVORO BRACCIANTILE PIEMONTESE ED IL COORDINAMENTO LAVORO BRACCIANTILE SALUZZESE

Domenica 27 aprile a Castellar è nato il Coordinamento Lavoro Bracciantile Piemontese, di cui fanno parte il Presidio Permanente Castelnuovo Scrivia (AL), il Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese (CN), attivisti di Canelli (AS) e l‘Ex Moi Occupata Rifugiati e Migranti (TO). Realtà unite dalla comune lotta contro lo sfruttamento del lavoro bracciantile, per il diritto di tutti/e ad un’abitazione dignitosa ed alla salute e contro un sistema agroindustriale che sfrutta i braccianti, strozza i contadini e garantisce profitti alle multinazionali della produzione ed alla Grande Distribuzione Organizzata.

 In quest’ottica, il 16-17-18 maggio, il Coordinamento Lavoro Bracciantile Piemontese parteciperà a Roma all’incontro nazionale di Genuino Clandestino – comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare (genuinoclandestino.noblogs.org) –, per coordinare il tavolo “Il lavoro bracciantile ed il caporalato in agricoltura” insieme a SOS Rosarno ed all’Osservatorio Migranti Basilicata. L’obiettivo è quello di connettere i nostri percorsi con quelle di altri territori, discutere di come legare la lotta bracciantile a quella contadina – nel rispetto della terra, oltre che di chi la lavora – e ribadire che lo sfruttamento della manodopera – in particolare migrante – è un fenomeno pervasivo anche nelle ricche campagne del nord.

 Inoltre, dopo una serie di incontri sui temi dell’abitare e del lavoro stagionale migrante in Piemonte, iniziati nel dicembre 2013 in occasione dell’assemblea nazionale della rete Abitare nella Crisi (abitarenellacrisi.org), abbiamo sentito l’esigenza di creare, nel saluzzese, un collettivo che si confrontasse seriamente con la presenza di centinaia di lavoratori e disoccupati – non solo stagionali – funzionali al ricco sistema agroindustriale locale.

lunedì 12 maggio 2014

[DOMENICA 18 MAGGIO- C.S.A BRIGATA 36 IMOLA] Presentazione dei dossier “LE ASSOCIAZIONI COLLATERALI DI CASAPOUND” e “DOPPIO GIOCO”

Negli ultimi mesi rigurgiti neofascisti sono tornati a farsi vedere in Romagna e nei territori limitrofi: l’accoltellamento di due ragazzi a Rimini per mano di neonazisti, concerti “nazirock” nel bolognese, l’apertura di uno spazio collegato a Casapound a Forlì.

In concomitanza di questi eventi presentiamo domenica 18 maggio dalle 20.30 due dossier sul movimento neofascista Casapound, per capire i meccanismi con i quali tentano di infiltrarsi nel tessuto sociale e sportivo, perchè tutt* sappiano come si muovono i neofascisti e quali pericoli ciò comporta.

Ore 20.30: presentazione del dossier “LE ASSOCIAZIONI COLLATERALI DI CASAPOUND” con autori e autrici della Brigata di Solidarietà Attiva Toscana.

sabato 3 maggio 2014

Incontro nazionale Genuino Clandestino | Roma 16/18 maggio | Tavolo “Lavoro bracciantile e caporalato in agricoltura”

Qui puoi trovare il programma completo per l’incontro nazionale della comunità in lotta GENUINO CLANDESTINO,  Roma, 16/18 maggio: http://genuinoclandestino.noblogs.org/post/2014/04/18/roma-16-17-18-maggio/

Qui puoi trovare le proposte di discussione per i 7 tavoli tematici: http://genuinoclandestino.noblogs.org/post/2014/04/18/tavoli-tematici/


Il tavolo “Lavoro bracciantile e caporalato in agricoltura” si incontrerà sabato 17 maggio dalle ore 10.00 alle 13.00, al Forte Prenestino. Sarà coordinato da:
COORDINAMENTO LAVORO BRACCIANTILE PIEMONTESE
OSSERVATORIO MIGRANTI BASILICATA
SOS ROSARNO



mercoledì 30 aprile 2014

[BSA NAZIONALE] nasce il coordinamento lavoro bracciantile piemontese





da radioblackout.org

Nella giornata di ieri, in un’azienda agricola biologica di Castellar, vicino a Saluzzo, si è svolto il 4^ Incontro “Abitare e Lavoro Stagionale Migrante in Piemonte”: un percorso di confronto – iniziato nel dicembre scorso al CSOA Gabrio di Torino in occasione dell’assemblea nazionale della rete Abitare nella CrisI – tra le realtà in movimento di Canelli (Asti), Castelnuovo Scrivia (Alessandria), Saluzzo (Cuneo) ed Ex Moi Occupata di Torino. Nelle campagne piemontesi i braccianti, migranti e non, stagionali e stanziali, vivono spesso situazioni di sfruttamento lavorativo e di grave disagio abitativo, costretti a vivere in baraccopoli o in sistemazioni precarie. Il tema dell’abitare, del poter vivere in condizioni dignitose quando ci si sposta per il lavoro stagionale o si sceglie di stabilirsi in un luogo, non può essere dissociato dal tema del lavoro, dal momento che lo sfruttamento di manodopera, soprattutto migrante, in agricoltura, è un fenomeno dilagante in molte regioni italiane e in altri paesi europei. Nelle prossime settimane, nel saluzzese inizierà la stagione di raccolta della frutta, che coinciderà con l’arrivo sul territorio di centinaia e centinaia di persone in cerca di lavoro. Persone che spesso si spostano da una condizione di disoccupazione forzata all’altra e da un “campo” all’altro, senza alcuna prospettiva di uscire da una condizione di devastante precarietà di vita e di lavoro.

domenica 20 aprile 2014

[BSA TOSCANA] Bologna, ricordando la Liberazione: giornata antifascista

LUNEDI’ 21 APRILE’014 dalle 12 @ LUNETTA GAMBERINI
(in caso di maltempo al Circolo Berneri di porta Santo Stefano)





Giornata organizzata da Bologna Antifascista: tornei di sport popolare, presentazioni, una tavola rotonda antisessista, guerrilla gardening, cucina popolare, osteria anticlericale, ciclofficina e musica dal vivo.

Presentazione del dossier a cura della brigata di solidarietà attiva Toscana sull'associazionismo collaterale dei fascisti di Casapound Italia

Il dossier è consultabile e scaricabile a questo link:


http://issuu.com/brigatadisolidarietaattivatoscana/docs/le_associazioni_collaterali_di_cpi-

martedì 25 marzo 2014

Un dossier sulla persecuzione giudiziaria ai danni di Davide Rosci


                             “TUTTI A DIRE DELLA RABBIA DEL FIUME IN PIENA
                E NESSUNO DELLA VIOLENZA DEGLI ARGINI CHE LO COSTRINGONO”

 

Siamo il “Comitato Amici e Famigliari – Liberiamo Davide”, nato a seguito dell’ arresto di Davide Rosci, ed abbiamo scritto un piccolo dossier per portare alla luce la vicenda di Davide Rosci e quello che lui e la sua famiglia hanno subito e continuano a subire da parte di uno stato che possiamo tranquillamente definire come fascista.
Davide Rosci è uno degli imputati per gli scontri di Roma del 15 ottobre del 2011 e nell’aprile del 2012 viene messo agli arresti domiciliari.
E’ stata per noi, oltre che per lui, una sorpresa essere posto agli arresti ed infatti quando abbiamo potuto vedere il fascicolo che lo riguardava, nelle foto che lo individuavano lui non stava facendo un bel niente.
Non tira pietre, non si scaglia contro nessuno, non fà alcuna cosa che potrebbe implicarlo penalmente, ma viene fotografato vicino al blindato che prende fuoco mentre stà ridendo.  Questa sua “grave”condotta lo porterà ad essere accusato del reato fascista di “devastazione e saccheggio”.
 Che cos’è il reato di devastazione e saccheggio?
E’un reato nato nel 1930 per combattere gli antifascisti ed ancora vigente nel nostro ordinamento nonostante siano passati più di 80 anni e combattuta una guerra di liberazione.
Viene definito come incostituzionale da molte persone dato che è un reato indeterminato che punisce non una specifica condotta ma l’insieme di più azioni, anche se compiute da terzi, ed è un reato che prevede pene sprpositate dagli 8 ai 15 anni.
Và precisato che dal dopoguerra al 2000 è stato contestato solo 3 volte e sappiamo tutti quelli che sono stati il ‘68 e i gravi scontri di piazza con morti e feriti che hanno caratterizzato quegli anni. Nell’ultimo decennio però è “tornato di moda” e viene in modo sempre più arbitrario utilizzato contro chiunque scende in piazza a manifestare. Ultimo per ordine di tempo contro i “forconi” per i disordini di piazza del dicembre 2013, scontri che non hanno visto né devastazioni e né tantomeno saccheggi.
Non vogliamo ora dare un giudizio sullo stesso perché è chiaro l’uso esclusivamente repressivo, ma introdurre con queste righe quanto lo stato abbia riservato e stia ancora riservando a Davide Rosci e alla sua famiglia solo perché è un ragazzo di sinistra con i suoi ideali.
Davide è un ragazzo molto attivo a livello politico nella nostra città, Teramo, fa parte del gruppo Azione Antifascista Teramo e il suo agire viene vista come una “minaccia”, ogni sua azione è oggetto di indagini.
Colleziona una serie infinita di denuncie, come manifestazione non autorizzata, grida sediziose, tentato allarme, istigazione a delinquere, vilipendio ad organo politico, cori contro forze dell’ordine, interruzione di servizio pubblico, stalking contro il sindaco di Teramo(!), false dichiarazioni, associazione a delinquere ecc. ecc.

venerdì 14 marzo 2014

[BSATOSCANA] dossier sulle associazioni collaterali di Casapound Italia

Noi ci sentiamo politicamente obbligati a sollevare il problema, a denunciare ogni associazione collaterale di CP Italia, sopratutto in quelle occasioni in cui si sfruttano altri nomi (la Salamandra, la Foresta che avanza, Impavidi destini, Solidarites Identites) in modo da non far risultare in maniera diretta il legame tra queste associazioni e Cp Italia, così da infiltrarsi in contesti favorevoli al radicamento politico con una faccia “ripulita”, da bravi ragazzi, per poi propagandare gradualmente il fascismo, con tutto ciò che si porta dietro: identitarismo, nazionalismo, xenofobia, omofobia, sessismo, violenza squadrista. Spesso infatti la rivendicazione del lavoro svolto come associazione collaterale gira sui canali internet di Cp Italia, ma non è così evidente quando i volontari de La Salamandra girano a ripulire le case dei sardi alluvionati. Che si potrebbe dire contro volontari che armati di pala assistono gli sfollati o organizzano presidi contro le pellicce, il taglio degli alberi o il maltrattamento degli animali nei circhi?

Identificarli, denunciarli è una necessità non più rimandabile, fosse anche perchè durante le fasi di crisi economica, certa propaganda sull'italianità, contro i banchieri e i migranti ha effetti potenzialmente davvero penetranti: fare intorno a loro terra bruciata, smascherarli è parte integrante di una sacrosanta necessità di costruire un fronte antifascista capillare che impedisca lo sviluppo e l'apertura di spazi politici utili all'avanzare di concetti e organizzazioni fasciste.

CLICCARE SULL'LINK PER APRIRE IL DOSSIER
http://issuu.com/brigatadisolidarietaattivatoscana/docs/le_associazioni_collaterali_di_cpi-

venerdì 7 marzo 2014

[FIRENZE ANTIFASCISTA] Sabato 15 marzo, contro revisionismo storico, fascismo e repressione



CONTRO REVISIONISMO STORICO, FASCISMO E REPRESSIONE !

SABATO 15 MARZO, H.15, PIAZZA SAN MARCO

Il 15 marzo, a distanza di poco più di anno dall’ultima volta, i fascisti tornano a sfilare per le strade fiorentine. Sono i fascisti di Casaggì che continuano a millantare un’improbabile indipendenza quando sono a tutti gli effetti un circolo di Fratelli d’Italia che coglierà l’occasione per una passerella elettorale in vista delle comunali con Totaro in testa e delle europee. Sono quelli di Casapound… quelli delle alleanze con i neo-nazisti di Alba Dorata, delle aggressioni, delle confidenze e delle coperture con polizia e carabinieri, quelli dell'omicidio dei lavoratori senegalesi in piazza Dalmazia e del pestaggio di Piazza della Repubblica.
Questo corteo rappresenta un’ulteriore occasione per i fascisti di tornare in piazza e cercare un qualche tipo di legittimazione a livello sociale sventolando il tricolore, simbolo, a loro dire, dell’identità nazionale di un “popolo” che dovrebbe riscattare sovranità monetaria, politica e culturale.
Noi ci chiediamo: Qual è questo “popolo”? Da chi è composto il “popolo italiano”?

martedì 4 marzo 2014

[BSA TOSCANA]Livorno-Sabato 29 marzo manifestazione cittadina.Colpevoli di difendere i diritti di tutti



SABATO 29 MARZO
MANIFESTAZIONE CITTADINA.

COLPEVOLI DI DIFENDERE
I DIRITTI DI TUTTI.
CONCENTRAMENTO
IN PIAZZA SAN MARCO A LIVORNO:

DALLE ORE 15,00 FESTA DI QUARTIERE con musica di strada e concerto live degli One eat One (progetto sociale di musica elettronica), acrobazie degli skaters dell’ EX-Caserma skatepark - Livorno, allenamenti dimostrativi della PALESTRA POPOLARE RUBIN CARTER EX CASERMA OCCUPATA, banchetti informativi e di artigianato autoprodotto, mercatino di solidarietà e scambio delle BRIGATE SOLIDARIETA' ATTIVA, merenda per bambini con spettacoli di giocoleria.

DALLE ORE 17,00 CORTEO CITTADINO con Villa Sound & Red Faida Crew live on truck (Hip Hop Livorno)


MAIL per info e adesioni: excasermaoccupata@gmail.com


In poco più di due anni i comitati nati all'interno dell' Ex Caserma Occupata sono diventati un punto di riferimento per centinaia di persone. La struttura di Via Adriana, abbandonata da decenni e restituita alla città, ospita numerose attività gratuite.

sabato 1 marzo 2014

[BSA TOSCANA]Livorno.Contestati i dirigenti Coop all'assemblea dei soci


Quando l'etica solidale di COOP incontra e si scontra con le vere vittime della crisi
Dopo una presentazione tenuta dal responsabile delle politiche sociali di Coop riguardante la situazione finanziaria e le nuove proposte per il 2014, tutte incentrate sulla solidarietà e il riguardo per quella fascia di popolazione colpita dalla crisi, la parola è stata data ai soci.
Il primo intervento è arrivato da una donna, Marina, membra del comitato per il diritto all'abitare dell'Ex Caserma Occupata, che ha letto l'appello dell'associazione nazionale O.N.L.U.S. "Brigate di solidarietà attiva", da anni radicata sul territorio livornese, sul quale ha promosso iniziative di solidarietà dal basso di vario genere, dalla raccoltà di materiale e beni di prima necessità per le famiglie disagiate, ai mercatini di baratto, per non parlare degli interventi in situazioni di calamità naturali quali terremoti (L'Aquila nel 2009, in Emilia nel 2012) e alluvioni (Liguria nel 2011, Maremma nel 2013).
L'appello, che potete leggere per intero alla fine dell'articolo, voleva informare i soci presenti delle richieste fatte dall'associazone al direttivo di Unicoop Tirreno. Veniva chiesto di garantire, attraverso la suddetta associazione, alle famiglie in difficoltà economica certificata, un buono sconto da utilizzare a cadenza almeno mensile sull'acquisto di beni di prima necessità, richiesta portata avanti in molte città italiane, in alcune delle quali ci sono stati esiti positivi. Inoltre, veniva richiesto di evitare i quotidiani sprechi di beni alimentari prevedendo una qualche forma di donazione concordando con l'associazone B.S.A. il ritiro dei generi alimentari in scadenza, non più vendibili regolarmente da Coop, e di quelli che presentino difetti o lievi danni.
 

domenica 16 febbraio 2014

[BSA TOSCANA] solidarietà ai denunciati del 21 dicembre a Firenze

Puntuali, sono arrivate le denunce per gli scontri del 21 dicembre a Firenze.
Quel giorno, alcune centinaia di sfrattati, disoccupati, precari e lavoratori sono scesi in piazza per il corteo 'Assediamo il lusso', contro ogni politica di austerità e contro gli sfratti . Corteo vietato dalla Questura fiorentina in quanto quel giorno le vie del centro scelte come percorso del corteo sarebbero state 'ad alta concentrazione antropica' data l'imminenza delle festività natalizie. La Questura ha tentato di obbligare i manifestanti a limitarsi ad un presidio statico in piazza San Marco, militarizzata con camionette e celerini per impedire l'accesso in Via Cavour. Dopo il divieto altre realtà oltre a quelle organizzatrici del corteo hanno deciso di non sottostare al divieto e di scendere in strada per riappropriarsi del diritto di manifestare nel centro cittadino.
Così , appena il corteo muove i suoi primi passi, si arriva al contatto con le FF.OO che rispondo con cariche di alleggerimento, ma non piegano la volontà dei militanti di portare le rivendicazioni delle classi subalterne in mezzo allo spettacolino dorato del lusso natalizio. Il corteo quindi si svolge regolarmente.

sabato 15 febbraio 2014

SOS ROSARNO DOPO LA MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO COOP:


LE NOSTRE DENUNCE, L’UNICO ANTIDOTO ALLA DEMONIZZAZIONE DELLA CITTA’

Qualcuno dice la verità. Qualcuno la nasconde. Qualcuno mente sapendo di mentire.
LA VERITA’, nota a tutti gli agricoltori, l’ha urlata SOS Rosarno l’11 gennaio scorso, in cinque città italiane (Roma, Livorno, Firenze, Bologna, Milano, Padova) insieme alle organizzazioni che in tutt’Italia sostengono la nostra associazione contro ogni sfruttamento in agricoltura. Lo sfruttamento di un intero territorio, quello della piana di Gioia Tauro, ad opera della Grande Distribuzione Organizzata che, facendosi forte del controllo sulla domanda, impone prezzi alla fonte bassi al punto da strozzare i piccoli produttori, non consentendo di sostenere i costi di produzione e determinando lo sfruttamento estremo della manodopera bracciantile.
Una verità, già denunciata nel 2011 e nel 2012 con mobilitazioni al Ministero dell’Agricoltura, da sempre nascosta dai big della grande distribuzione e dell’agroindustria, COOP in testa, che SOS Rosarno, con le associazioni italiane del consumo critico e dell’altra agricoltura, insieme alla rete “campagne in lotta”, ha individuato come simbolo del sistema per tre ragioni:

giovedì 30 gennaio 2014

[INIZIATIVA] DAI CAMPI DI ROSARNO AI MAGAZZINI DI CITTÀ CAPORALATO NELLE CAMPAGNE E SFRUTTAMENTO NELLE METROPOLI, DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Domenica 2 Febbraio 2014 la Skatenata e le Ciclofficine Popolari di Roma presentano:


DAI CAMPI DI ROSARNO AI MAGAZZINI DI CITTÀ

CAPORALATO NELLE CAMPAGNE E SFRUTTAMENTO NELLE METROPOLI,
DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA


Domenica 2 Febbraio al Casale Alba 2 ci sarà un’iniziativa che vuole far conoscere una realtà molto spesso dimenticata e nel contempo instaurare un legame tra le lotte reso necessario dai rapporti produttivi di oggi.


E’ evidente il meccanismo di sfruttamento, perfettamente organizzato, che viene messo in campo, da una parte, nella raccolta alimentare, in cui i braccianti agricoli stagionali sono ridotti a un regime di schiavitù e costretti a girare l’Italia per guadagnare meno di un tozzo di pane, e dall’altra, nel settore della logistica, nel quale i lavoratori sono vessati dalle condizioni disumane in cui devono stoccare e trasportare, tra le tante, le merci raccolte nelle campagne. Situazioni di sfruttamento legalizzato in cui i lavoratori, per la maggior parte immigrati, vivono gli stessi meccanismi di esclusione e di isolamento rispetto alle condizioni di lavoro, abitative e nell’accesso ai servizi, aggravati dalle leggi sull’immigrazione che di fatto hanno istituito il reato di disoccupazione. Tale processo di segregazione e di totale negazione dei bisogni è tollerato e sostenuto dalle istituzioni, locali e nazionali, poiché funzionale ai cicli produttivi ed ai rapporti clientelari territoriali.


Obiettivo dell’iniziativa, e delle realtà che vi parteciperanno, è quello di mettere in rete, attraverso gli interventi nel territorio, pratiche di lotta e vertenziali dei lavoratori. Caporalato e sistema cooperativistico costituiscono due facce della stessa medaglia che mira a massimizzare i profitti di pochi speculando sulla difficile condizione in cui le persone versano nella vita quotidiana.

mercoledì 29 gennaio 2014

Report dalla Bassa terremotata ed alluvionata

Arriviamo a Bastiglia il sabato mattina.
Bastiglia è un piccolo comune in cui, al tempo del
terremoto, portavamo dei beni di prima necessità a  una famiglia piegata dal terremoto ma ,ancora prima, dalla disoccupazione,
C'è un gran movimento, ai bordi delle strade cataste di mobilia da buttare.
Tante divise della protezione civile, ma quello che colpisce è la solidarietà umana e l'attivismo diretto degli alluvionati stessi, i gruppi di amici e vicini che si sostengono a vicenda.
L'acqua è defluita già da qualche giorno, si puliscono i pavimenti e rimane allagata solo qualche cantina. Al coc (centro operativo comunale) ci dicono che l'organizzazione dei volontari è appena cominciata e che siccome noi non siamo accreditati Protezione Civile non possiamo ricevere la lista degli interventi. Ci fanno però capire che di volontari c'è bisogno e ci consigliano di girare di casa in casa a chiedere. Cosa che facciamo puntualmente, perchè è l'unica maniera di sapere davvero dove c'è bisogno di aiuto. La segretaria del coc di avvisa anche che la maggior parte della gente non si è nemmeno presentata a chiedere aiuto, a parte quelle situazioni in cui occorrono strumenti particolari come le idrovore o i ragni per caricare i detriti.
Decidiamo, prima di metterci a spalare, di fare un giro anche a Bomporto e dintorni, altra zona duramente colpita dall'alluvione, così ci smistiamo in squadre.
Notiamo subito che le strade sono piene zeppe di inutili posti di blocco: sono presidiate anche strade perfettamente agibili. Ci dicono che son blocchi per evitare che nei paesi alluvionati passino anche non residenti, ma ci basta dire che siamo volontari per poter andare praticamente quasi ovunque.

sabato 18 gennaio 2014

AGGRESSIONE FASCISTA A GENZANO ! ORA BASTA!



Il 2013 a Genzano di Roma si è chiuso con l’ennesima vile aggressione ai danni di un compagno antifascista da sempre impegnato in prima linea per i diritti dei migranti e per la difesa del territorio.

Era la notte del 28 dicembre quando, con l’infamia e la vigliaccheria propria dei fascisti del terzo millennio, quattro squadristi  armati di coltelli e spranghe hanno aspettato che il compagno rimanesse da solo e lo hanno aggredito mentre tornava a casadopo aver svolto la propria attività militante nella redazione di Radio Default.
4 contro 1, ma la prontezza del compagno ha permesso di evitare il peggio e di respingere l’aggressione. 

mercoledì 15 gennaio 2014

Un agguato in stile mafioso ad un compagno dirigente del Sindacato Intercategoriale Cobas.

riportiamo questo grave fatto e esprimiamo solidarietà a Fabio Zerbini

Oggi pomeriggio il compagno Fabio Zerbini è stato attirato in una specie d'imboscata e pestato a sangue. Con la scusa di un incontro per risarcire i danni di un incidente automobilistico (uno specchietto rotto) avvenuto a fine dicembre,è stato attirato in zona Affori. Appena sceso dall'auto, è stato assalito a tradimento e pestato a sangue. Gli aggressori si sono quindi allontanati promettendogli una brutta fine se si occuperà ancora dell'organizzazione delle lotte operaie. Questo pestaggio è la continuazione della strategia repressiva che combina l'intervento delle forze del disordine, con quelle dell'ordine di mafia, n'drangheta e camorra di cui hanno fatto le spese i nostri militanti sindacali , con minacce, processi, pestaggi, incendi d'auto ecc...
Più lo scontro politico si accentua, più si intrecceranno queste azioni atte ad intimidire la lotta dei lavoratori della logistica, ma solo l'estensione di questa, l'organizzazione di essa e dei COBAS potrà garantire una maggior difesa agli attacchi posti in atto dal padronato e dai loro sgherri, contro i sindacalisti attivi.
Non ci faremo intimidire! Un caloroso saluto e una pronta guarigione va a Fabio, uno dei nostri compagni più in vista nelle lotte portate avanti tra gli operai della logistica.

Il Sindacato Intercategoriale Cobas nazionale




Una risposta adeguata al pestaggio di oggi


A tutte le strutture nazionali, territoriali e di fabbrica
A tutti i solidali con le lotte operaie nella logistica

Il pestaggio da me subito oggi può avere responsabilità dirette difficili da definire ma è, in ultima istanza, una chiara rappresentazione politica della reazione borghese al movimento di lotta che sta attraversando l'intero paese, con al centro i facchini (per lo più immigrati) della logistica e del trasporto

La scia degli episodi di violenza contro il movimento di sciopero che continua ad allargarsi è ormai abbastanza lunga da richiedere una risposta all'altezza della situazione con il chiaro obiettivo non di porvi fine (nessuno di noi si può illudere in questo senso) ma, piuttosto, di non segnare il passo e alzare ulteriormente il contenuto (non stupidamente le sole forme) dello scontro

Illusi quei nemici che pensano che tale movimento di lotta passi per alcuni militanti magari (?) più convinti e abnegati di altri. 
Il movimento nasce da condizioni materiali ben precisi, destinati ad approfondirsi per via della crisi del capitalismo che impone uno sfruttamento sempre più intenso della classe operaia.
Attentati e pestaggi dei dirigenti e dei delegati più in vista, minacce e ricatti diffusi nelle fabbriche, licenziamenti e violazioni sistematiche dei diritti, cariche, denunce, fogli di via e arresti da parte degli organi repressivi dello stato, non sono altro che sfaccettature diverse di una verità che viene a galla. Da una parte gli sfruttatori dall'altra gli operai che vanno organizzandosi dal basso
Il conflitto è inevitabile e finalmente lo possiamo dire, l'esito tutt'altro che scontato

Stolti quindi anche coloro (tra i presunti amici) che si accontentano di gridare vendetta o che cascano dal pero e si inorridiscono per la violenza appellandosi alla democrazia e al rispetto delle sue regole. Perché proprio questa è la democrazia, riflesso diretto, anche se distorto, di un dominio di classe che "qualcuno" ha deciso di sfidare, nella convinzione profonda che, battendosi per i bisogni elementari delle grandi masse, si possono anche raggiungere conquiste immediate, per quanto parziali.

Insomma, poco ci deve importare cercare di scoprire l'autore materiale dell'ennesima violenza anti-operaia di cui si è dovuta nutrire la nostra stessa scelta politico-sindacale in quanto S.I. Cobas
La mano che ha colpito non è cattiva (e a pensarci bene non ha fatto nemmeno un gran danno) ma è piuttosto una rappresentazione evidente del fatto che il padronato (incluso i suoi servi, o sgherri, ovviamente) non trova, al momento, una soluzione praticabile per sottrarsi dal ricatto dell'azione operaia.

Quindi, ancora una volta: che fare?
Al momento la mia proposta è una sola: la convocazione di un attivo pubblico di tutte le strutture del S.I. Cobas e di tutti i solidali con questa battaglia, per sfruttare al meglio l'occasione e rilanciare la lotta attraverso uno sciopero generale da organizzarsi....bene

Data la possibilità che tale incontro, che propongo si tenga sabato questo, 18 gennaio, alle 15, possa vedere una certa partecipazione, propongo inoltre che si svolga al Csa Vittoria (Milano) ed in forma pubblica e nazionale

Aspetto conferme o critiche puntuali

Fabio Zerbini

lunedì 13 gennaio 2014

[BSA TOSCANA] report dei presidi della giornata di sostegno alla resistenza contadina e bracciantile

 
Si è svolto sabato 11 Gennaio a Firenze, davanti alla Coop di Gavinana, il presidio organizzato nell'ambito della giornata di sostegno alla resistenza contadina e bracciantile, chiamato da Sos Rosarno e dalla Rete Campagne in Lotta.
Abbiamo cercato di costruire una giornata che fosse di informazione e sensibilizzazione rispetto al funzionamento della Grande Distribuzione organizzata, al meccanismo di formazione dei prezzi, meccanismo perverso che non fa altro che far ricadere sui lavoratori (sia dal punto di vista dei diritti lavorativi che delle condizioni abitative) il prezzo del profitto dei grandi marchi.
Migliaia di persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi sotto la costante minaccia della Bossi-Fini, del padrone e dei suoi caporali, e di una guerra tra poveri alimentata dalla crisi. Si sopravvive nascosti o nelle poche tendopoli, e si muore di freddo, al lavoro o sotto una macchina nel buoi delle campagne. Questa non è Rosarno, è l’Italia.  L’Italia dei pomodori, delle patate, delle angurie, dei kiwi… Questo è il sistema agroindustriale, voluto dalla UE e dalle organizzazioni padronali. Questo è il capitalismo nelle campagne, la filiera tutta italiana dello sfruttamento, che porta il Made in Italy sugli scaffali del mondo e garantisce i profitti alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

giovedì 9 gennaio 2014

LA POLEMICA CON COOP. NESSUNA RISPOSTA ALL'UNICA VERA DOMANDA: QUANTO VENGONO PAGATE LE CLEMENTINE, A ROSARNO COME A CORIGLIANO?


In seguito alla nostra denuncia (http://sosrosarno.org/news/item/159-11-gennaio-2014-giornata-di-sostegno-alla-resistenza-contadina-e-bracciantile.html),
COOP risponde con argomenti prevedibili, spostando il problema invece di affrontarlo:



L'unica risposta che coop può dare e non dà mai è QUANTO concretamente ed esattamente vengono pagati al produttore sul campo - non a intermediari vari ed eventuali, locali o nazionali - i frutti venduti sui banchi dei suoi esercizi.
Poco importa che si tratti di Rosarno o di Corigliano, della piana di Gioia Tauro o della Sibaritide, quando sono identici i meccanismi che attraverso l'imposizione dei prezzi di vendita alla fonte implicano lo strozzamento della piccola agricoltura e il ricasco sull'ultimo anello, i braccianti, del peso enorme di tutta la catena di sfruttamento e speculazione che dai campi arriva fino ai banchi dei supermercati.

Ancora poco importa che si tratti di agrumi o di pomodoro, di Calabria o di  Sicilia o di Puglia e Campania, di fresco o di prodotto lavorato nei conservifici... il meccanismo è uguale. Il male parte sempre dalla testa!

Dire che COOP non compra più a Rosarno è molto grave.

venerdì 3 gennaio 2014

[BSA ABRUZZO-BSA NAZIONALE] l'antifascismo non si processa! Matteo libero! davide libero!

Anno nuovo vecchie abitudini, ennesimo atto repressivo nei confronti dei compagni antifascisti di Teramo. Durante i festeggiamenti per il Capodanno, un gruppo di fascisti aggredisce i compagni con spranghe, cinture e bottiglie. La polizia interviene sul posto e arresta Matteo, 30 anni e militante antifascista, e un fascista, nella più perfetta rievocazione della sceneggiata superpartes. A entrambi vengono comminati gli arresti domiciliari. Matteo viene processato per direttissima: ha patteggiato sei mesi e ha ricevuto il foglio di via da Teramo.
A Teramo però i fascisti già altre volte si sono resi protagonisti di atti squadristi contro i compagni. Come nel 2009 quando furono 3 gli antifascisti accoltellati durante l'ennesima aggressione fascista fuori da un locale.
Di fronte ad una alzata di testa di tale livello dei fascisti teramani, la Magistratura ha reagito con una sequela di perquisizioni e misure restrittive per i compagni. Quest'estate si è concluso il processo riguardo ai fatti del 2009 con 21 imputati, di cui 6 sono di ideologia di estrema destra – e di questi 5 sono stati condannati -, 15 di estrema sinistra – di cui 10 condannati e 5 assolti. I numeri parlano chiaro.
Se poi guardiamo alla vicenda di Davide Rosci, ormai a tutti gli effetti un detenuto politico “esemplare” che lo stato italiano sta usando secondo il modello del “colpirne uno per educarne cento” ,viene da pensare che ci sia un vero e proprio disegno dello stato per cancellare le realtà organizzate teramane, colpendone i militanti uno ad uno. Al solito invece i fascisti fanno la parte degli “utili idioti”, strumentalizzati dallo stato, in cambio di agibilità politica garantita.
In piena crisi economica, col conflitto sociale che aumenta, è chiara sia la necessità dello stato di abbattere ogni fronte di resistenza, sia la volontà dei fascisti di cavalcare l'ondata di razzismo montante e la crisi della classe media. Questo spiega perchè la pratica antifascista, i fatti di Teramo, non possono essere relegati a una guerra tra bande: se non c'è bastato l'esempio italiano per capire la necessità di far scomparire i fascisti, soprattutto in periodo di crisi, basta affacciarsi un attimo a guardare cosa succede in Grecia.

Per questo senza alcun dubbio esprimiamo solidarietà ai compagni di Azione antifascista Teramo, stringiamo in un forte abbraccio Matteo e Davide e condanniamo con forza ogni tentativo repressivo di cancellare la resistenza anticapitalista e antifascista teramana a colpi di processi e aggressioni.

L'antifascismo non si processa
Matteo Libero!
Davide Libero!


i compagni e le compagne della Bsa Abruzzo e della federazione nazionale delle Bsa

giovedì 2 gennaio 2014

11 GENNAIO 2014 GIORNATA DI SOSTEGNO ALLA RESISTENZA CONTADINA E BRACCIANTILE

Per i diritti dei lavoratori
per l’agricoltura contadina
per un’altra risposta alla crisi


Rosarno, 7 gennaio 2010: dopo l’ennesimo atto di violenza subito, scoppia la rabbia dei braccianti africani impiegati nella raccolta degli agrumi. I dannati della terra si ribellano e quello che ne segue sono la caccia all’uomo, i linciaggi, la deportazione di Stato.

Quello che è accaduto in quei giorni nella Piana di Gioia Tauro ha fatto il giro del mondo, scosso profondamente l’opinione pubblica, svelato i retroscena dell’agro-bussines, delineato le responsabilità dello Stato italiano. Molte le promesse e i proclami, pochi i fatti!

Ad oggi, a quattro anni da quella rivolta, di questo sistema poco è cambiato!

Migliaia di persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi sotto la costante minaccia della Bossi-Fini, del padrone e dei suoi caporali, e di una guerra tra poveri alimentata dalla crisi. Si sopravvive nascosti o nelle poche tendopoli, e si muore di freddo, al lavoro o sotto una macchina nel buoi delle campagne. Questa non è Rosarno, è l’Italia.  L’Italia dei pomodori, delle patate, delle angurie, dei kiwi… Questo è il sistema agroindustriale, voluto dalla UE e dalle organizzazioni padronali. Questo è il capitalismo nelle campagne, la filiera tutta italiana dello sfruttamento, che porta il Made in Italy sugli scaffali del mondo e garantisce i profitti alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

Auchan, Carrefour, Esselunga, Coop, etc. stabiliscono il prezzo di acquisto ai produttori, un prezzo che i piccoli sono costretti a subire e le medie-grandi imprese sostengono con l’abbattimento dei costi di manodopera.

Sda, Bartolini, Tnt, Dhl, Gls le multinazionali che gestiscono e spostano gran parte del flusso di merci che circolano in Italia, appaltando il lavoro a cooperative che hanno istituito un sistema di vero e proprio "caporalato legalizzato" che impiega per lo più manodopera a basto costo immigrata.