Campagna arance 2013/2014

B.S.A. NAZIONALE
In lotta al fianco di braccianti e piccoli produttori che resistono!
             
ARANCE DI ROSARNO
4 anni fa la rivolta a Rosarno, dopo l'ennesimo tentativo di linciaggio a due braccianti africani. Ogni anno migliaia di schiavi della terra vivono e lavorano in condizioni disumane e ogni anno, da ottobre ad aprile, vengono sfruttati all'inverosimile fino a non ricevere, in alcuni casi, la paga. Rosarno come Castel Volturno, Palazzo san Gervasio, Foggia, Nardò, Saluzzo, Potenza e non solo.. Ghetti e sfruttamento: questo il capitalismo nelle campagne, la filiera italiana dello sfruttamento, che porta il made in italy sugli scaffali del mondo e garantisce i profitti a Carrefour, Esselunga, Coop. La GDO stabilisce il prezzo di acquisto ai produttoi, un prezzo ricatto che le medie-grandi imprese sostengono con l'abbattimento dei costi di manodopera, con lo sfruttamento, il lavoro nero e grigio, il caporalato e la criminalità organizzata a dettar legge. Questo nei campi come nei magazzini della logistica. I piccoli produttori e i contadini invece sono costretti a vendere la terra o buttare i raccolti.
Noi vogliamo altro! Vogliamo rompere le catene della schiavitù e dello sfruttamento. Vogliamo riprenderci i campi, per coltivare uguaglianza e integrazione! Vogliamo creare circuiti di distribuzione alternativi a prezzi equi e criteri etici: questa non è di certo la soluzione al problema (che richiede un cambiamento radicale di sistema), ma sicuramente è parte integrante della costruzione di un fronte di resistenza allo strapotere del mercato e allo sfruttamento.
Per questo anche quest'anno abbiamo deciso di distribuire tramite un canale del tutto autorganizzato i prodotto di “SOS-ROSARNO”, aiutando i piccoli produttori che ne fanno parte a sopravvivere e autofinanziandoci, con un piccolo rincaro, gli interventi a fianco dei braccianti.
Ormai da tre anni le Brigate di Solidarietà Attiva fanno parte della Rete “Campagne in lotta”, nata come coordinamento nazionale tra realtà autorganizzate che provenivano dalle due esperienze della rivolta di Rosarno e dello sciopero di Nardò. Per costruire un fronte rivendicativo autorganizzato di braccianti stranieri e non, nella consapevolezza che il razzismo altro non è che un tentativo ipocrita di scatenare una guerra tra poveri per le briciole, nella consapevolezza che la legge Bossi-Fini altro non è che una legge su lavoro per avere manodopera ricattabile e a basso costo. Interventi in loco a Rosarno, Foggia, Potenza, Saluzzo, con una radio pirata nel Ghetto di Foggia, una scuola di italiano centrata sui diritti del lavoro, numerose assemblee di lavoratori e disoccupati, in questi anni la Rete stessa si è allargata anche grazie a chi sostiene le nostre attività acquistando arance e clementine.
            


RETE CAMPAGNE IN LOTTA


L’Europa impone il suo diktat all’uomo.
All’uomo nero impone di piegarsi,
all’uomo bianco le festività e la civiltà.
(Ibrahim Diabate)


Un gruppo di lavoratori italiani e stranieri, militanti, collettivi, ricercatrici e ricercatori, gruppi di acquisto solidale, piccoli produttori ed altri ancora, provenienti da diverse parti d’Italia, che hanno deciso di unire i propri percorsi di lotta – dalla rivolta degli immigrati a Rosarno (gennaio 2010) con la successiva formazione dell’Assemblea dei Lavoratori Africani a Roma, allo sciopero delle rotonde nelle province di Caserta e Napoli (ottobre 2010), a quello dei braccianti della Masseria Boncuri di Nardò nel basso Salento (estate 2011). L’obiettivo comune è quello di scardinare i meccanismi di sfruttamento che attraversano l’intero mercato del lavoro, a partire dal settore agricolo. Nel corso del tempo la Rete Campagne in Lotta è cresciuta e si è arricchita, mettendo in relazione tra loro esperienze e territori diversi da nord a sud: i braccianti e militanti di Saluzzo e di Castelnuovo Scrivia, in Piemonte, con quelli di Rosarno, della Basilicata, della Capitanata. Nell’estate 2012 la Rete ha condiviso la sua prima esperienza collettiva portando il suo contributo al progetto “Io Ci Sto” nel Grand Ghetto di Rignano Garganico (provincia di Foggia), uno dei più grandi insediamenti “abusivi” di tutta la Capitanata. La scuola di italiano, la ciclofficina, la radio “pirata”, lo sportello legale ed i momenti di incontro su diverse tematiche (ad esempio la sanatoria) sono le pratiche portate avanti, per circa due mesi, da militanti-volontari, con l’obiettivo di informare i lavoratori rispetto ai minimi diritti a cui possono avere accesso, sul lavoro e non solo, e di costruire forme di organizzazione collettiva attraverso spazi di discussione liberi. Le pratiche sperimentate nel corso di questa prima esperienza sono state poi riprodotte e rimodulate in altri territori, sempre caratterizzati da una forte presenza di lavoratori stagionali e non – la Calabria, così come il Piemonte e la Basilicata. ù
In tutti questi luoghi di raccolta i lavoratori immigrati vivono gli stessi meccanismi di esclusione e di isolamento, rispetto alle condizioni di lavoro, abitative e nell’accesso ai servizi, aggravati dalle leggi sull’immigrazione che di fatto hanno istituito il reato di disoccupazione. Nel corso degli anni, questo processo di segregazione e di totale negazione dei diritti dei lavoratori stagionali è stato tollerato e sostenuto dalle istituzioni, locali e nazionali, poiché funzionale ai meccanismi produttivi ed ai rapporti clientelari territo    riali.
In questo quadro, il tentativo della Rete è quello di rompere l’isolamento dei lavoratori immigrati, attraverso pratiche ed azioni che possano produrre consapevolezza ed una conseguente autorganizzazione di percorsi di lotta, procedendo parallelamente ai processi rivendicativi dei piccoli produttori e dei consumatori e nell’ottica di comporre varie istanze che riguardino settori e categorie diversi.
L’obiettivo è quindi quello di mettere in rete, attraverso gli interventi nel territorio, pratiche di lotta e vertenziali. Non soltanto nel settore agricolo, ma anche nel comparto della logistica e dei trasporti, che attraverso il sistema delle cooperative – le quali esercitano un controllo stringente sull’intermediazione di manodopera – sottopone i lavoratori a forme simili di mento. Nelle campagne come nei magazzini, nei mercati generali e nei supermercati, lungo tutta la filiera agricola e non solo, contrastiamo lo sfruttamento del lavoro e del territorio e la frammentazione sociale che li permette!
Rete Campagne in Lotta
            

SOS ROSARNO
Ancora scontiamo la fatica degli impegni in difesa del territorio, prima di tutto contro lo scempio programmato del Rigassificatore di Gioia Tauro, e già, come ogni stagione, assistiamo impotenti al ripetersi dell'emergenza pianificata come metodo di gestione dei flussi di manodopera bracciantile.
La tendopoli/ghetto allestita dallo stato nella seconda zona industriale è uno slum disperante, senza luce e con i servizi fatiscenti, che tra tende stracolme e baracche spontanee accoglie almeno 1.100 persone in condizioni igienico-sanitarie estreme e chissà a quanti arriveranno fino a gennaio, momento di picco delle presenze. Per non parlare dei tantissimi che vivono nei casolari abbandonati senza luce né acqua.
I nervosismi nel tessuto sociale rosarnese si palpano più reattivi che mai complice il diffondersi con la crisi di un disagio sociale sempre più acuto in questo territorio già depresso. E' qui che il razzismo indotto dalle politiche dello stato e dalle manipolazioni dei media trova il suo laboratorio perfetto di controllo dei conflitti, loro canalizzazione in senso orizzontale, poveri contro poveri, mentre pochi speculatori locali ingrassano in combutta coi magnati dell'agroindustria e della Grande Distribuzione Organizzata.
In tutto questo SOS Rosarno passa sempre di più da un progetto di economia etica in solidarietà coi braccianti africani a un percorso autenticamente interetnico di costruzione dell'alternativa: la società conviviale multietnica nella piana di Gioia Tauro.Il Progetto Badeaa, per una cooperativa multietnica di ortofrutta e trasformati costruisce un'altra finestra di speranza per migranti non più stagionali e locali sempre più cosmopoliti. ACQUISTANDO LE MARMELLATE DI SOS ROSARNO, DA QUEST'ANNO SI CONTRIBUISCE MATERIALMENTE A COSTRUIRE QUEST'ALTRO PEZZO DI ALTERNATIVA, aiutandoci anche a ricostruire il C.S.O.A. Cartella di Reggio Calabria dolosamente incendiato nel maggio 2012.
Questo è SOS ROSARNO. La campagna di solidarietà iniziata tre anni fa in collaborazione con Africalabria, donne e uomini senza frontiere, per la fraternità.
Grazie all'l'intervento realizzato lo scorso anno nella tendopoli/ghetto in collaborazione con Campagne in Lotta, nuove seperienze di autorganizzazione, come la lotta per non pagare il soggiorno segregante che lo stato riserva alla manodopera stagionale, e sperimentazioni di dialogo come l'incontro avvenuto tra i nostri produttori e i braccianti ospiti del ghetto, hanno arricchito il nostro cammino e fatto maturare nuovi semi.
Matura la consapevolezza che non basta essere una testimonianza dell'alternativa possibile, bisogna tessere la rete di una resistenza vera sul fronte dela crisi. Le relazioni con realtà come l'ex-Clorificio di Pisa o la fabbrica occupata Rimaflow di Trezzano sul Naviglio sono solo il primo passo di connessioni che vogliamo sempre meno episodiche e sempre più metodo di costruzione e lotta. In questo senso va la collaborazione con le BSA e la decisione di abbassare il prezzo degli agrumi in modo da consentire il margine per dare alimento all'attività della rete e al contempo nutrire la resistenza delle lotte sparse sul territorio nazionale, come quella dei lavoratori della logistica o dei braccianti di Castelnuovo Scrivia, verso cui già la scorsa stagione abbiamo organizzato iniziative di solidarietà.
Ai Gruppi di Acquisto Solidali di tutt’Italia offriamo clementine, mandarini, arance, olio, Bio a un prezzo equo per tutti:
http://sosrosarno.org/campagne.html LA BSA TOSCANA IN SOSTEGNO DEI LAVORATORI DELLA LOGISTICA

La Legge Bossi-Fini è stata un vero toccasana per l'intera filiera della Grande Distribuzione Organizzata, che parte dalla raccolta nelle campagne e dalle industrie manifatturiere e di trasformazione, passa per la logistica dei grandi magazzini, salendo sui camion dei trasportatori per concludersi direttamente negli scaffali di Gigante, Esselunga, Coop, Carrefour, ma anche in quelli dell'Ikea. Un sistema, quello della Grande Distribuzione Organizzata, in cui lo sfruttamento è endemico, sistematico, necessario a quella feroce guerra che è la concorrenza mondiale per il ribasso dei prezzi e che viene fatto ricadere direttamente sulle spalle dei lavoratori, italiani e non, dato che i grandi marchi si occupano delle differenze di nazionalità solo quando è a loro utile per frammentare il fronte dei lavoratori. Tutto ciò è consentito e alimentato dalla catena di appalti e subappalti tipico dell'intero sistema della logistica, fondato sulla frammentazione del lavoro e di conseguenza della forza rivendicativa dei lavoratori, un sistema dove le cooperative diventano il cuscinetto legale dello sfruttamento, e la copertura usata dai grandi marchi per scaricarsi delle proprie responsabilità. Dalle situazioni di lavoro nero e grigio, ad orari di lavoro massacranti, a licenziamenti improvvisi, a ritardi nei pagamenti dei salari e delle liquidazioni, ai licenziamenti punitivi nei confronti dei lavoratori sindacalizzati più combattivi, nel settore della Grande Distribuzione Organizzata la reazione dei lavoratori diviene sempre più necessaria.
Seguiamo ormai da tempo lo svilupparsi della lotta nel settore della logistica, ritenendolo un terreno di diretta continuità
,del lavoro già cominciato a Rosarno, Nardò, Castelnuovo Scrivia, Foggia. I recenti scioperi hanno mostrato che la lotta dei lavoratori della logistica è già ad un livello avanzato, sia perché ha individuato come avversario il grande marchio e non in maniera esclusiva la cooperativa, sia per il diffondersi di pratiche estremamente incisive come i blocchi dei i camion: merce ferma è merce non venduta, è profitto ritardato.

Continuando a monitorare lo sfruttamento bracciantile, passando dalle grandi zone franche del Sud alle piccole realtà invisibili e sempre meno insospettabili del Nord, ci proponiamo di estendere il nostro impegno anche al settore della logistica e dello sfruttamento nelle cooperative, dove l'incalzare della crisi si è esplosivamente scontrato con crescenti ritmi di lotta che ci invogliano a partecipare per allargare il fronte di solidarietà e partecipazione. Autorganizzazione e tentativo di ricomposizione dei piani di rivendicazione e conflittosono terreni che ci vedono impegnati già da tempo e che vorremmo continuare a coltivare in sostegno e collaborazione, coi lavoratori delle cooperative e con i sindacati più combattivi (dal si cobas all'adl cobas). Per questo, una parte dei ricavati della vendita delle arance andrà a sostenere le casse di resistenza dei lavoratori della logistica in lotta, molti dei quali sono stati licenziati, denunciati, sottoposti a processo.

CONTATTI:
BSA TOSCANA
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